Il Vangelo del giorno
Mercoledì 10 maggio 2023
Giovanni 15, 1-8
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
COMMENTO DI DON RUGGERO GORLETTI
«Senza di me non potete far nulla». L’esempio del tralcio, del rametto, che se rimane innestato nella vita produce frutto e se invece dalla vite si stacca non serve a nulla, è semplice ed illuminante. Il legno della vite è inutile: non serve a fare utensili, mobili: il rametto che si stacca dalla pianta e non produce frutti può solo essere gettato nel fuoco. È questo il triste destino di chi decide di staccarsi da Cristo, dalla vite: non produce frutti, diventa inutile e finisce nel fuoco. Il tralcio che rimane nella vite vive, in lui fluisce la linfa vitale che solo la pianta, Cristo, può dare. Noi uomini non siamo autosufficienti, abbiamo bisogno del legame vitale con Dio. Solo vivendo in comunione con Dio abbiamo in noi la vera vita. Vivere come se Dio non ci fosse mortifica la nostra vera natura, la rende morta, sterile, destinata a non servire a nessuno e, appunto, a finire nel fuoco. Quello eterno.