Presto cambierà la formula del Padre Nostro, la preghiera più conosciuta e recitata, quella direttamente insegnata dal Signore. Bene o male? Positivo o negativo? Abbiamo posto la domanda a Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno.
Eccellenza D’ Ercole. Lo ritiene cambiamento significativo o no?
“Senza mancare di rispetto dico: tanto rumore per nulla. Se fosse rimasta la vecchia formulazione a mio avviso non cambiava molto”.
Monsignor D’Ercole che cosa ha spinto a questa modifica?
“Una delle motivazioni, forse quella maggiormente significativa, è l’adeguazione alla nuova traduzione della Bibbia e questo accade ogni volta che viene fatta una versione aggiornata. Un gruppo di studio, proprio sulla base di tale nuova versione, ha scelto per la rinnovata formula del Padre Nostro”.
Positivo?
“Ogni traduzione e dunque ogni versione ha sempre le sue positività o negatività a seconda di come la si veda, vantaggi e limiti in base alle singola sensibilità. Normale”.
La vera differenza da un punto di vista teologico, se esiste..
“Penso che con questa versione si sia accentuato il seguente concetto: Signore non abbandonarci quando siamo o cadiamo nella tentazione, magari sarebbe stato utile usare la parola prova. Dio in ogni caso non ci abbandona mai, è sempre con noi, semmai siamo noi ad allontanarci da Lui”.
Monsignor D’Ercole, pensa che davvero tutti, anche gli anziani, si adegueranno o vi è chi proseguirà a recitarlo secondo la vecchia formula?
“E’ probabile che accada questo, specie tra gli anziani. Vedremo che cosa accadrà con i figli dei figli e le nuove generazione. E poi ci sta la versione in latino che non è mutata. In ogni caso ritengo che sia dia troppa importanza a questo tema, tanto rumore per poco”.
Il Nuovo Padre Nostro forse si intona maggiormente ad una nuova pastorale..
“Certamente l’ evangelizzazione passa attraverso la pastorale, anche se e non bisogna dimenticarlo, dottrina e pastorale non divergono. Viviamo in un momento storico scristianizzato e secolare, anzi post cristiano. Tuttavia, ed è incoraggiante, si nota qualche segno di risveglio dalla stanchezza”.
Lei, monsignor D’Ercole, è molto legato a Maria. Possiamo definirla Corredentrice?
“Maria è Corredentrice. Partecipa, sia pur un gradino al di sotto del Figlio, al progetto della redenzione. Da un punto di vista teologico è corretto e giusto parlare di Maria Corredentrice, lo è in re ipsa. Ma non credo che al momento sia necessario un dogma. Maria è Corredentrice nei fatti”.
Bruno Volpe
Con tutto rispetto, temo che Mons. D’Ercole sia alquanto miope: postcristiano non è solo il mondo ma in gran parte ormai anche la stessa Chiesa, i suoi Pastori e il loro magistero!