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“Il Parlamento sia maggiormente coinvolto”: il suggerimento, pacato, ma autorevole, arriva da Monsignor Roberto Filippini, vescovo di Pescia, che abbiamo intervistato.

Eccellenza Filippini, funerali con 15 persone sì, messe con il popolo (ed accorgimenti sanitari) alla Domenica no. Che ne pensa?

“Condivido la posizione della Cei e dei vescovi della Toscana. Siamo addolorati e dispiaciuti, amareggiati. Vi era stata da ambe le parti, governo e Cei un atteggiamento di prudente apertura e collaborazione, una trattativa sulle modalità e tutti noi speravamo in questo. Invece il Presidente Conte nella sua conferenza stampa non ha detto una parola, non ha spiegato il motivo  per il quale disattendeva il negoziato. Insomma, oltre che per il no, siamo delusi per la maniera”.

Compresso il diritto di culto?

“Non bisogna esagerare certamente con le polemiche e  lo dico con franchezza che qualche confratello è andato, sicuramente per il bene, oltre le righe. Tuttavia è innegabile riscontrare una mancanza di garbo. Credo che la scelta migliore ora sia il dialogo per  ripartire, ricordando comunque che con responsabilità non possiamo mettere a rischio la salute dei fedeli, la vita è importante”.

Messe  di funerale sì, alla domenica no. Le pare una ingerenza nella libertà di culto?

“Io ho vissuto gli anni di piombo e ricordo bene la legislazione dell’emergenza. E’ sempre piuttosto frettolosa e nella fretta si commettono sviste, siamo nella normalità. Tuttavia ritengo che si debba coinvolgere maggiormente il Parlamento, esiste un dovere di informarlo e discutere delle scelte. I decreti sono uno strumento di emergenza, ma poi ci vuole una legge che solo il Parlamento può fare. In quanto al problema delle messe, penso che poteva essere affrontato in modo diverso e non con un diktat del Governo, questa è la vera mancanza di rispetto, del Concordato e del diritto di culto. E  sia chiaro, questo vale non solo per i cattolici, ma anche per tutte le altre confessioni e religioni “.

Bruno Volpe

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