“Questa pandemia ci faccia capire la nostra finitezza”: ne è certo e lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato, Monsignor Luigi Mansi, vescovo di Andria.
Eccellenza Mansi, che lezione possiamo ricavare da questa dolorosa pandemia?
“Ci deve fare capire tutta la nostra debolezza, povertà e finitezza. Invece l’uomo si crede capace di agire per conto proprio, si è creduto e spesso si crede Dio o si mette al posto di Dio. E’ una sberla alla nostra presunzione”.
Presunzione?
“Ci dice che da soli non siamo e non valiamo nulla , che siamo deboli. Inoltre, almeno per i credenti, che occorre essere sempre pronti, dunque in grazia di Dio, perché nessuno conosce né l’ ora, né il momento. Non è voler spaventare, ma leggere il Vangelo che dobbiamo avere chiaro in tutte le sue parti, non solo quelle che ci piacciono o attirano”.
Possiamo parlare di ammonimento di Dio?
“Dio non manda e non vuole il male dei suoi figli. Possiamo parlare di ammonimento solo se lo intendiamo come un invito a cambiare rotta. A svegliarci dal torpore. Purtroppo l’ uomo il male se lo cerca con le sue mani, operando in modo malvagio, facendo leggi sbagliate spesso contro la stessa natura”.
Settimana Santa e Pasqua con riti e celebrazioni senza popolo, preoccupati?
“Più che altro molto dispiaciuti. Specie al Sud queste celebrazioni e le processioni sono molto sentite e partecipate. Fa male una messa di Pasqua senza gente, ma si è scelto così per prudenza, una cosa sensata”.
Lei è solito parlare chiaro. Che cosa pensa della sanità sotto accusa per i tagli?
“A mio avviso va ripensata. I risparmi e i tagli operati evidentemente non hanno portato risultati positivi e lo vediamo. Il risparmio eccessivo non si è rivalutata alla lunga scelta vincente, purtroppo”.
Bruno Volpe