“Bari punto di riferimento nel cammino per la pace. Importante il dialogo con islam e altre religioni”: lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato padre Pierbattista Pizzaballa, arcivescovo francescano, Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, a margine di un incontro tenutosi nel capoluogo pugliese all’Università Moro, organizzato dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale sul tema: “ Mediterraneo, “ lago” di unità e pace”.
Eccellenza Pizzaballa, partiamo da Bari che nel Febbraio 2020 ospiterà, organizzato dalla Cei, un importante incontro tra i vescovi cattolici delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo con la presenza del papa..
“Bari è ormai punto di riferimento nel cammino per la pace e il dialogo con le altre fede, specie verso Oriente. Facciamo un passo indietro. Il capoluogo, a Luglio 2018, ospitò un meeting storico aperto a tutti i Patriarchi cristiani dell’Oriente, sempre sulla pace. Questa volta il campo si restringe e l’assise, promossa dalla Cei, è rivolta specificamente ai vescovi cattolici e paradossalmente il compito potrebbe risultare persino più complicato. Importa capire davvero come vivono la loro condizione i cattolici in altre parti e mi riferisco all’ Oriente”.
Perchè proprio Bari?
“La città è favorita certamente per la sua collocazione geografica, un ponte con l’Oriente e per la sua vocazione ecumenica, anche per la presenza delle reliquie di San Nicola amato dagli ortodossi. Qui si avrà un dibattito franco e libero, cosa che in altre parti del mondo non sarebbe del tutto possibile”.
Dialogo con l’ islam..
“E’ il grande problema e mi pare inutile nasconderlo, considerato che oggi il mondo islamico è diviso al suo interno tra radicali e dialoganti. Non che i cattolici non lo siano in parte anche loro. Da cattolici dobbiamo favorire il dialogo con quella parte dell ‘ islam disposta al confronto, che poi è la maggioranza. Non sarà cosa facile, non nascondiamo la realtà. Il recente documento di Abu Dabi è importante, tuttavia, avere la presunzione che tutto sia risolto, è fuorviante. Iludersi che dopo anni di incomprensioni sia scoppiata la pace, è ingenuo. In quanto al dialogo, esso è costitutivo per il cristiano il quale deve annunciare e dialogare con tutti. Però, e mi riferisco all’ islam, questo dialogo deve partire dalle cose reali. Non si impone nulla, ma neppure è giusto lasciarsi imporre nulla. Non è pensabile, nel nome del dialogo, perdere la propria identità e le differenze culturali e religiose. In questa ottica è bene che i cattolici sappiano coinvolgere anche le altre confessioni cristiane”.
Il Mediterraneo?
“ La Pira aveva ragione quando ne rivendicava il ruolo di lago di pace. Oggi non sempre avviene questo. Ma non possiamo dimenticare anni di divisioni storiche, culturali, politiche, religiose. Per avere reali prospettive di successo bisogna muovere dal reale, dalle cose concrete, con i piedi piantati a terra. Il processo di pace sarà molto lento ed anche drammatico. Nel nome di un inutile buonismo, illudersi che tutto possa risolversi con facilità e semplicità non aiuta. Non ha senso e non è serio dimenticare in fretta il passato che ci deve servire da monito per il futuro”.
Bruno Volpe