«Vivo la mia fede intimamente, cercando dentro di me risposte ai dubbi che la ragione mi pone. Non la alimento. Diciamo che la fede si auto-alimenta in modo misterioso. Come una sorgente nascosta che che poi rende fertili i miei pensieri». Descrive così la sua fede cattolica – «politicamente mi considero un reazionario cattolico-ghibellino, con tutte le ricadute che questa posizione comporta ai giorni nostri» – uno dei più grandi vignettisti italiani, Alfio Krancic.«Sono nato a Fiume nel 1948. Nel 1949 i miei genitori furono destinati come profughi a Firenze. Qui sono cresciuto e mi sono formato. Ho iniziato la mia opera satirica disegnando per giornaletti ciclostilati e underground, per poi arrivare alla fine degli anni ’80 a collaborare con quotidiani nazionali: Secolo d’Italia, L’Indipendente e infine a Il Giornale».
Come mai nel mondo culturale, anche in quello della satira, c’è una così grande presenza di uomini di sinistra?
«Questione di soldi, di sensibilità e di progetti. La sinistra sotto questo aspetto è imbattibile. Loro pensano guardando in prospettiva e nel lungo periodo».
Nel panorama culturale nazionale ed internazionale, quali sono i suoi autori e filosofi di riferimento?
«Sono cresciuto a pane e Celine, Brasillach, Drieu, i tre maudit della letteratura del ‘900, ma anche autori tradizionalisti: come Evola, Mordini, reazionari quali Elias de Tejada, Carlo Alianello e autori che mi riportavano ad atmosfere mitteleuropee come Alexander Lernet-Holenia, Kafka, Gustav Meyrink, Roth, Musil etc».
Lei è stato candidato alle elezioni. In politica quali sarebbero state le tematiche sulle quali si sarebbe impegnato maggiormente?
«Sicuramente la politica estera».
Un suo giudizio sulla pastorale di Papa Francesco?
«Fino ad oggi negativo. Comunque sospendo il giudizio definitivo. Aspetto le conclusioni del Sinodo e del Giubileo della Misericordia».
Matteo Orlando