La nota ex pornostar ungherese Ilona Staller, meglio conosciuta come “Cicciolina”, ex parlamentare della Repubblica, analizza il caso del dinisinibito teologo polacco gay e del suo rapporto con la fede.
Signora Staller, che idea si è fatta delle esternazioni del teologo polacco omosessuale?
“Ognuno nella vita è libero di fare sessualmente quello che gli pare e non sarò certamente io a dare consigli o esprimere orientamenti. Tuttavia, per il caso che lei mi ha citato, qualche piccola riflessione va fatta”.
Prego.
“Chi entra nella Chiesa cattolica e nel clero, sa bene quello che fa, dove va e ne accetta, diciamo così, le regole. Dunque se a lui questo non stava bene o voleva cambiare era liberissimo di farlo ma avrebbe dovuto lasciare il suo abito nel silenzio senza fare clamore mediatico. Il sospetto che, al contrario, il suo comportamento fosse orientato non alla causa gay, ma alla promozione di un libro ci sta e non è molto edificante per lui”.
Che cosa pensa di Papa Bergoglio?
“Ritengo che stia cercando di avvicinare la gente e lo reputo un bene. Ma dopo il suo “chi sono io per giudicare i gay”, trovo contraddittoria la chiusura, per esempio ,all’ambasciatore francese omosessuale in Vaticano. Poca coerenza, allora, da questo punto di vista. Meglio Ratzinger, almeno sapevi chi era. Il mio Papa di riferimento, comunque, rimane Giovanni Paolo II. Ho pianto quando è morto”.
Ci sono due papi in Vaticano…
“Quella è una situazione pasticciata, passatemi il termine, e confusa. Che cosa ci fanno in due? Non è una bella cosa per la Chiesa e i fedeli”.
Che Chiesa le piace?
“Quando posso entro in chiesa a pregare. Sono della idea che la Chiesa debba avere e mantenere, sempre adattandosi ai tempi, regole chiare e disciplina. Se apre troppo, perde la sua identità di riferimento. Forse eccessiva elasticità o attaccamento al mondano fanno male. Piuttosto non amo la chiesa quando entra in poltica e non ho approvato la sparata di Bergoglio su Marino. Forse ha mancato di misericordia, magari meglio chiamarlo e dirglielo in privato…”
Bruno Volpe