di Giuseppe Adernò
In prossimità della festa di Sant’Agata il Museo diocesano offre ai visitatori una preziosa mostra di immagini e oggetti sacri e devozionali frutto della diligente ricerca della prof. Rosalba Panvini, docente di archeologia e già Sovrintendente ai Beni culturali, presidente dell’Associazione “Cenacum” (Centro Attività Culturali del Mediterraneo)
Il progetto di museo diffuso tra arte e devozione popolare presentato al museo diocesano il 27 gennaio, dalla direttrice del museo, Grazia Spampinato e dalla Prof.ssa Panvini (nella foto) si compone di tre distinti momenti che documentano il culto, e la devozione popolare per Sant’Agata come testimoniano le tele e le immagini delle chiese del trittico agatino.
All’interno del museo è presentata un’antologia di opere d’arte (incisioni, dipinti, statue in legno) e di manufatti della tradizione popolare (ex voto, edicolette, oggetti con immagini di Sant’Agata) che sono stati concessi in prestito da parrocchie dell’Arcidiocesi catanese (ad esempio, un ex-voto su lamina metallica raffigurante Sant’Agata ed i SS. Martiri Alfio, Cirino e Filadelfo, facente parte delle raccolte dell’omonimo Santuario di Trecastagni), dalla Diocesi di Cefalù (dipinti delle chiese di Santa Maria della Catena (Gangi), del Rosario e della Chiesa parrocchiale di San Nicolò (Isnello); ed inoltre, dal Convento dei Frati Minori Cappuccini di Tusa (Messina), appartenente alla Curia provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Messina
La devozione a Sant’Agata, il cui nome è ricordato nel canone romano della Messa, è diffusa nel mondo; ben 13 comuni d’Italia si chiamano “Sant’Agata….” in quasi tutte le diocesi sono presenti chiese dedicate alla Martire catanese e sono numerose le città come La Repubblica di San Marino e Malta che hanno Sant’Agata come Patrona.
Nella mostra accanto alle immagini di Sant’Agata, martire del 251 d.C , è spesso raffigurata Santa Lucia, patrona di Siracusa, martire del 304 d.C. della quale si narra di visita alla tomba di Sant’Agata per invocare la guarigione della madre Eutichia, tra gli ex voto si trova Sant’Agata e Sant’Alfio.
Nella mostra si ricorda anche Sant’Euplio, diacono, compatrono di Catania, decapitato il 12 agosto del 304 d.C. e San Biagio, al quale è dedicata la chiesa in piazza Stesicoro per ricordare l’antico quartiere di “San Biagio alla carcarella” accanto all’anfiteatro romano, ove si custodisce il segno della fornace, ultimo martirio della Vergine. La festa liturgica di San Biagio si celebra il 3 febbraio, inizio dei festeggiamenti agatini, con la tradizionale “carrozza del Senato” e processione della cera.
La mostra è impreziosita di reliquari, preziosi ex voto, incisioni, dipinti, statue in legno raffiguranti; Sant’Agata, il busto reliquario ed i seni recisi, simboli del martirio, per l’occasione, concesse in prestito da collezionisti privati : Mario Ciancio, Ugo Longobardo, Lino Nigro, Marcello Majorana, Giuseppe Mangano, Fernanda Paternò Castello di Carcaci, Dario Stazzone, e Carlo Zimbone con uno spirito di socializzazione e di condivisione dei beni artistici, che vengono così fruiti da un vasto pubblico. E’ questo un qualificato segno di cittadinanza attiva e di promozione della cultura e dell’arte, pregio e tesoro della nostra terra.
La mostra del Museo diocesano ha anche l’intento di condurre il visitatore alle 31 edicole votive del centro storico e alle chiese del trittico agatino: la fornace, il carcere e Sant’Agata la Vetere, prima cattedrale di Catania, fino al 1091.
Le didascalie delle opere sono state curate e tradotte in inglese dagli studenti dell’Istituto “De Felice- Olivetti” con la guida dei docenti nell’ambito del progetto di orientamento al lavoro dell’indirizzo turistico.
Hanno collaborato all’allestimento della mostra, realizzata grazie ai finanziamenti dell’ARS, dell’Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione siciliana, della Sicilbanca, della Fondazione Sicana, della SAC- Aeroporti di Catania, la Direzione del Museo Diocesano : Grazia Spampinato, Giovanna Cannata, Mariele Giuffrida, Salvatore Rizzo, mentre l’allestimento è stato curato dalla Tra Art Restauri di Gangi con la partecipazione dell’Associazione Gruppi Archeologici d’Italia – Amenanos.
Nei pomeriggi di martedì e giovedì sono previste delle visite guidate da parte dei ragazzi dell’Associazione Persone Down-Sezione di Catania.