Con una lettera pastorale ai suoi fedeli, monsignor David Macaire, Arcivescovo di Saint-Pierre et Fort-de-France (Martinica) indica che direzione intende dare al Giubileo di misericordia sull’isola caraibica. «Chiedo a tutti», scrive, «di prendere in considerazione la chiamata di Dio a una misericordia passiva (ricevere misericordia) e attiva (fare misericordia). In Martinica, grandi riconciliazioni devono rompere i circoli viziosi e infernali che hanno distrutto la nostra vita e quella dei nostri figli per decenni. Siamo invitati ad entrare in questo giubileo e a donare misericordia: tra noi e i nostri antenati, vicini o lontani. Pregate per recidere tutti i legami ricevuti da un retaggio negativo che è al di là di noi. Con la nostra intercessione per i defunti, arrivi sulle nostre famiglie una pioggia di benedizioni. Vi chiedo di celebrare Sante Messe e pregare per i defunti, e insegnare ai giovani a farlo».
Rilevando che tra le componenti del popolo ci sono vari divergenze (tra “békés” e neri, tra neri e “coolis”, tra creoli e metropolitani), l’arcivescovo aggiunge che «disprezzi, maledizioni, estorsioni, violenze sono presenti da una parte all’altra del nostro paese. Solo una grande dose di amore e una quantità di gesti di riconciliazione ci può liberare da questa eredità. Vi chiedo di fare le cose semplici ma con veri sentimenti di amicizia e fratellanza con tutti, andando incontro a coloro che sono di un “mondo” diverso. Vi chiedo di rinnovare, ad ogni livello, i rapporti di lavoro nella giustizia e nella verità. Sono convinto che la Divina Misericordia può rompere le porte di molte prigioni» (il vescovo ricorda il disprezzo e il dominio dell’uomo sulla donna, la gelosia tra donne, i bambini con padri assenti, violenti, adulteri; gli abusi sessuali e le pratiche occulte)
«Vi chiedo di perdonare coloro che vi hanno offeso! Il metodo spirituale che vi propongo è questo: que chacun détache les yeux de son cœur, de sa propre blessure, pour considérer la fracture de l’autre». Questo considerare “la frattura dell’altro” è lo stile del Padre del Figlio Prodigo che «invece d’attaccarsi al peccato che ha fatto suo figlio, pensa solo a curare uno che fa male». «È difficile», riconosce il vescovo, «ma è l’unico modo possibile per la felicità e la libertà! In questo Giubileo della Misericordia operiamo grandi riconciliazioni, per liberarci davvero dalle nostre catene».
Matteo Orlando