Il prossimo 12 febbraio, per la prima volta nella storia, un pontefice, Francesco, incontrerà il capo della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca di Mosca Kirill. L’incontro avverrà all’aeroporto internazionale José Martí dell’Avana, lontano dai territori europei dove sono avvenuti i conflitti tra le diverse confessioni cristiane. A Cuba il Papa farà scalo nel suo viaggio verso il Messico e il Patriarca sarà in visita ufficiale. Il Papa e il Patriarca avranno un colloquio privato di due ore, firmeranno una dichiarazione congiunta e poi saranno raggiunti dal presidente cubano Raúl Castro, che accompagnerà Bergoglio all’aereo per Città del Messico.
«Il Papa in Russia non ha ancora acquisito una grande fama – dice Irina Osipova a LA FEDE QUOTIDIANA –. Viene considerato come l’ennesimo Papa che fa prima di tutto gli interessi della Chiesa Cattolica. C’è da dire che ci sono russi che nutrono scetticismo nei confronti di Francesco, temendo che dietro la Chiesa Cattolica ci sia la politica che mira al proprio espansionismo geopolitico. Infatti, nel caso Ucraina c’è chi ha sfruttato il sentimento religioso per scopi politici. La parte ovest del paese è più vicina al mondo cattolico che ortodosso e, quindi, c’è chi è ricorso agli argomenti religiosi per marcare le fratture politiche. Sono strumentalizzazioni del momento che difficilmente derivano dall’alto. Almeno io vivo con questa speranza, ritenendo che ci sia bisogno della conciliazione tra le Chiese cristiane anche perché i valori sono comuni per tutti».
Irina Osipova, dopo aver vissuto a Mosca e in Costa D’Avorio, è arrivata in Italia per la prima volta in Italia nel 1999. Dopo la laurea in Scienze Politiche e Diplomatiche nel 2011 ha fondato l’associazione RIM Giovani Italo-Russi, poi diventato un polo di associazionismo dei giovani russofoni d’Italia, un gruppo che ha organizzato diversi eventi nel corso degli anni. Impegnata a riallacciare i rapporti tra le varie realtà russe e italiane, la Osipova collabora anche con la televisione russa, per la quale ha seguito diversi eventi accaduti in Italia.
Com’è la situazione dei cristiani in Russia? Il Patriarcato di Mosca ha ancora influenza sulla società? Come sono i rapporti tra Putin e la Chiesa Ortodossa?
«I cristiani rappresentano la maggioranza della popolazione russa. Nonostante il periodo sovietico abbia fatto molto per appiattire i sentimenti religiosi nella società, il sentimento di fede è sopravvissuto. La Russia rispetta tutte le religioni e non ne impone una per tutti. C’è una vera libertà di fede nella Federazione Russa. Il Patriarca Kirill gode di una grande stima nella società e moltissimi cercano di interpretare i messaggi che lancia anche attraverso il prisma politico. Kirill è un bravo oratore. Me lo ricordo ancora quando, prima di diventare Patriarca, si rivolgeva al popolo in un programma televisivo per spiegare alla società i diversi concetti morali. Kirill è una personalità molto forte che ha un ruolo importante oggi. Putin è un ortodosso credente e praticante. Si è soliti vedere Putin che a Natale o a Pasqua si reca in chiesa per assistere alle celebrazioni. Putin è stato battezzato dalla madre in segreto quando era ancora piccolo, perchè durante i tempi dell’Unione Sovietica era pericoloso. Lui stesso ha più volte affermato che il popolo russo si è sempre rivolto all’ortodossia, alla tradizione e alla morale nei momenti cruciali della storia. In un’intervista Putin disse che l’ortodossia ebbe un ruolo fondamentale per la formazione e per il consolidamento della nazione russa perché riuscì ad accomunare il popolo attorno ai comuni valori morali e, dunque, sostiene che il compito delle istituzione russe sia quello di favorire questo processo di consolidamento del popolo».
A proposito di Putin, può descriverci il Presidente e il suo operato in Russia che magari risulta poco conosciuto in Italia?
«In Italia la Russia si conosce più per gli aspetti legati alla politica estera, per la sua tradizione letteraria, o per i tempi legati alla guerra fredda. Invece su ciò che riguarda la politica interna pare che non ci sia una grande conoscenza delle varie vicende e degli equilibri. C’è ancora chi pensa che Putin sia comunista, mentre il partito comunista rappresenta il partito d’opposizione parlamentare. Alcuni italiani pensano che Putin sia il leader del partito Russia Unita, mentre ne è solo un leader spirituale, essendo apartitico. Se proprio bisogna parlare delle strutture a cui fa capo Putin, farei l’esempio del fronte popolare panrusso (ONF), del quale all’estero si sa poco o niente. L’ONF è una struttura apartitica divisa in categorie e sezioni tematiche che cerca di risolvere i problemi dei cittadini lavoratori. Russia Unita aveva riservato un determinato numero di seggi alla Duma ai rappresentati più meritevoli dell’ONF. Quindi tra i deputati, grazie a questo meccanismo, sono presenti esponenti apartitici che hanno fatto il loro percorso grazie ai meriti e all’impegno sul territorio. In Italia non si conosce il fondo di riserva nazionale, creato anni fa per essere una specie di cuscinetto finanziario della Russia, capace di sostenere l’economia nei momenti di crisi, traendo fondi dai recavi dalla vendita delle materie prime. Ci sarebbero molte le curiosità sul sistema russo da approfondire. Questi sono solo alcuni esempi».
Ritorniamo alla fede. Prossimamente si riunirà il concilio pan-ortodosso. Crede che si possa arrivare a qualche forma di unione più intensa tra le chiese ortodosse?
«Il concilio pan-ortodosso si terrà a Creta nel giugno di quest’anno, anche se avrebbe dovuto aver luogo a Costantinopoli, cioé a Istanbul. Evidentemente a causa del deterioramento delle relazioni tra la Russia e la Turchia si è deciso di organizzarlo a Creta. Nell’accademia ortodossa di Khania, durante il Consiglio pan-ortodosso saranno discussi i temi che riguardano le missioni della Chiesa ortodossa nel mondo moderno, quella della diaspora ortodossa e il rapporto della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano. Sono tutti temi di grande importanza per il mondo cristiano ortodosso. C’è da sottolineare che sono dodici secoli che i Patriarchi e i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse non si riuniva insieme per questa causa. È evidente che le chiese ortodosse sono propense al dialogo e alla collaborazione più intensa».
Lei ha seguito per la televisione russa sia la manifestazione pro Cirinnà che il Family Day. Che idee si sono fatti i russi su questo argomento? Cosa prevedono le norme russe in materia?
«I russi tendenzialmente sono contro i temi che sono contenuti nel DDL Cirinnà. In Russia vige il diveto della propaganda gay in presenza dei minori. Molti russi per prendere in giro le tendenze arcobaleno europee definiscono il vecchio continente Gayropa. Del Cirinnà non se ne parla in Russia, è un tema strettamente connesso all’Italia, anche se durante il Family Day erano presenti alcune televisioni russe. Quindi le notizie ci sono, ma l’attenzione del russo medio si concentra su altri temi più vicini, nei quali si sente coinvolto come figlio della Russia. In Russia la maternità surrogata per le coppie eterosessuali è stata legalizzata a partire dagli anni 90. C’è un piccolo dibattito attorno alle peculiarità della legislazione, ma è poco discusso. Tendenzialmente tutti gli strumenti che giovano a risolvere il problema demografico sono ben visti. Lo stato stimola la natalità con i sussidi alla maternità. Per la pratica della maternità surrogata non sono previsti sussidi, sono le cliniche private ad offrire il servizio. Il bambino, una volta riconosciuto dai genitori, diventa un bambino con gli stessi diritti degli altri figli. Ritornando al DDL Cirinnà c’è da dire che, nel caso venga approvato, la Russia dovrà vietare le adozioni dei bambini russi in Italia perché permette la pratica solo nei paesi dove non sono riconosciute le unioni civili, anche omosessuali.
Matteo Orlando