Un rito. Non può che definirsi così “La Sacra rappresentazione della Passione di Cristo di Sezze”, che si è svolta nella gremita piazza di San Francesco a Ripa, a Roma. La tradizionale rappresentazione quaresimale che da tempo coinvolge la cittadina laziale di Sezze, è approdata a Roma, con cavalli e cavalieri. E’ stato emozionante davvero poter assaporare anche a Roma, in occasione del Giubileo della Misericordia, diversi quadri che hanno visto coinvolti – in veste di attori – molti cittadini della città vicino Roma. L’evento è stato organizzato per celebrare l’anno giubilare, ma assume particolare importanza per la comunità di Sezze perché le spoglie del suo santo protettore, San Carlo da Sezze, riposano proprio nella chiesa di San Francesco a Ripa. Come da tradizione, sono stati centinaia gli attori e i figuranti che prenderanno parte anche a questa edizione in trasferta nella Capitale. Non poteva mancare Franco Oppini, da anni tra gli interpreti della Passione, diretta dal regista Piero Formicuccia. Presenti, ovviamente, il Comune di Sezze, l’Unitalsi di Roma, la comunità della parrocchia di San Francesco a Ripa.
Quest’anno addirittura il Santo Padre ha voluto personalmente “sponsorizzare” l’iniziativa. E lo ha fatto con un’accorata lettera indirizzata al Presidente dell’Associazione della Passione di Cristo di Sezze, Elio Magagnoli: “Ho apprezzato in maniera particolare – scrive Bergoglio – che tale rappresentazione sia stata voluta proprio in coincidenza con il Giubileo straordinario della Misericordia che ho voluto indire allo scopo di risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre piu’ nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. Auguro a lei e all’associazione che presiede a tutti coloro che daranno vita alla sacra Rappresentazione a Roma e, il prossimo venerdì santo, a Sezze, di poter essere ogni giorno parola e gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore, cioè costruttori di una nuova umanità, modellata intorno all’architrave della Chiesa”.
Lo scenario, di grande impatto. Le spoglie del Santo di Sezze, hanno “assistito” dal portone principale della Chiesa romana dedicata a San Francesco il tutto. I quadri, come di tradizione, si sono avvicendati in un climax che ha rapito gli spettatori trascinandoli in ambientazioni e scene lontane nel passato, ma dalla vibrante partecipazione dei presenti vicine nel cuore. Il primo quadro di Cristo è stato quello delle “Beatitudini”, come a presentare fin da subito ciò che Cristo ha portato sulla Terra. Scelta più che adeguata. E poi tutto il resto, l’ “Annunciazione”, il quadro della resurrezione di Lazzaro, e – molto d’impatto visivo – quello della morte, dell’approssimarsi della morte di Gesù, esemplificata in una sorta di danza di teschi, molto riuscita sotto l’aspetto visivo. Cosa rimane di più di quello che il pubblico ha assistito in assorto slenzio davanti a questa Rappresentazione? Forse l’appaluso liberatorio all’annuncio della Resurrezione di Cristo. E’ stato un momento di forte empatia, quello. Il pubblico non è stato più semplice spettatore, ma attore egli stesso: è entrato anche lui nella scena. Questo forse fa riflettere su quanto il Teatro, quel Teatro Sacro impolverato di diversi secoli (dal Medioevo in poi) sia ancora attuale e quanto ancora tocchi il cuore della gente, dei fedeli.
Antonio Tarallo
Segnalo nel nordest la bellissima rappresentazione LA PASSIONE DI MARIA