Come al solito certi media cercano di falsificare il messaggio del Papa circa le “Indulgenze per il Giubileo” rese note il primo settembre. Già diversi – guardacaso laicisti – vogliono far passare il Papa come “innovatore” sull’aborto, “radicale” sui carcerati (esaltando i ringraziamenti di Pannella) e nemmeno citano quanto ha previsto per i lefrevriani. Evidentemente non hanno letto il testo ufficiale o, il sospetto è grande, diabolicamente lo stravolgono.
Circa i carcerati, «che sperimentano la limitazione della loro libertà», il Papa ricorda che il Giubileo «ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà».
Relativamente all’aborto scrive il Papa: «Uno dei gravi problemi del nostro tempo è certamente il modificato rapporto con la vita. Una mentalità molto diffusa ha ormai fatto perdere la dovuta sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita. Il dramma dell’aborto è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta. Molti altri, invece, pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere. Penso, in modo particolare, a tutte le donne che hanno fatto ricorso all’aborto. Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza. Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre. Anche per questo motivo ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono. I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza».
Don Antonio Nuara commenta: «ascolto con molto piacere la notizia che Papa Francesco per l’anno della misericordia estenderà a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere il peccato di aborto e di induzione all’aborto, fino ad ora riservata solo ai vescovi. Attenzione qualcuno potrebbe pensare che il Papa ha “liberalizzato” l’aborto. Assolutamente no. Ma per chi è veramente pentita e inizia un cammino di conversione ciò è possibile. Sulla Croce Gesù aveva accanto due ladroni: uno si è salvato, l’altro no. Perché questa differenza? Perché diverse sono state le condizioni: l’uno si è pentito, l’altro no. Quindi, se non c’è un vero pentimento, non ci può essere assoluzione. La grazia di Dio non funziona a gettoniera. Quindi, chi ha abortito, se fa un vero cammino di conversione, che deve avere anche un seguito dopo l’assoluzione, è nelle condizioni di gustare la misericordia di Dio. E questo non vale solo per l’aborto, ma per qualsiasi peccato. Le parole di Gesù alla donna adultera sono chiarissime: “va’ in pace e non peccare più”. Credo che un frutto della misericordia dovrebbe essere un impegno di lotta a difesa della vita. Perciò perdono e impegno di conversione camminano insieme. Esulando dall’aspetto morale e religioso, posso testimoniarvi che l’aborto lascia sempre un trauma profondo che non si cancellerà mai, anche se esso fosse stato “spontaneo”, non voluto. È sempre un fallimento di una delle peculiarità fondamentali della donna: “diventare madre”. Sarebbe proprio il caso di riflettere su tutte quelle relazioni sessuali fuori da una famiglia già costituita: possono avere ed hanno effetti devastanti a livello psicologico della donna e della creatura che potrebbe nascere, perché diventerebbe la vittima delle proprie frustrazioni per i progetti di vita che si sono dovuti interrompere. E poi perché ciò che è fatto di contrabbando oltre che banalizzare il gesto, non “gratifica”: soddisfa solo un istinto, rendendo il partner “oggetto”. Spesso “Usa e getta”».
Ritornando al testo papale delle indulgenze, infine Francesco dedica una grande considerazione ai fedeli che, per diversi motivi, si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X (i lefreviani). «Questo Anno giubilare della Misericordia» – dice il Papa – «non esclude nessuno. Da diverse parti, alcuni confratelli Vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità. Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli, per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati».
Matteo Orlando