Tre buone notizie dai cattolici del Kenya. Ben quattrocento persone di quarantuno Paesi si sono ritrovati a Nairobi (capitale di questo stato africano) per un incontro internazionale di Economia e Comunione promosso dal Movimento dei Focolari, in collaborazione con la Catholic University of Eastern Africa. Economisti, imprenditori e studenti hanno condiviso le singole esperienze del progetto di Economia e Comunione – lanciato nel 1991 da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento – che consiste nel suscitare aziende capaci di creare lavoro e di mettere in circolo la ricchezza prodotta per aiutare chi è nel bisogno, con imprenditori che vivono rapporti di reciprocità con i propri dipendenti, con i fornitori, con i concorrenti, con i clienti e liberamente condividono il guadagno dell’azienda in vari modi.
In Africa l’Economia di Comunione ha un buon seguito perché le culture africane sono comunitarie, vivono in comunità, e quindi l’Economia di Comunione ha riscoperto proprio questo valore. Sempre in Kenya vari studenti cattolici hanno chiesto di rafforzare le Cappellanie universitarie (negli Atenei pubblici e privati) e hanno lanciato un forte appello ai vescovi keniani affinché “considerino una priorità accompagnare gli studenti universitari e delle scuole superiori, attraverso le cappellanie”. Da ricordare che la Chiesa in Kenya è una realtà molto strutturata e attiva nel campo educativo: sono centinaia gli istituti formativi aperti a studenti di ogni credo ed estrazione sociale. Tra questi, ci sono centri di eccellenza come la prestigiosa Università Cattolica dell’Africa Orientale (Catholic University of East Africa – Cuea), cui è affiliato dal 1993 l’Hekima College – Institute for Peace Studies and International Relations di Nairobi, fondato nel 1984 come teologato per i Gesuiti, al quale si è aggiunta, nel 2011, una nuova Università cattolica nata dalla fusione del Tangaza College e dell’Istituto di filosofia della Consolata.
Un missionario italiano, che da quattro decenni vive in Kenya e opera in quella realtà è il sacerdote comboniano Padre Giuseppe Ceriani, 80 anni, che dopo 5 anni in Uganda, da più di trenta è in Kenya dove Padre Ceriani ha passato una grande parte della sua vita ad aiutare gli ultimi, contribuendo primariamente ad evangelizzare e, parallelamente, a costruire scuole, pozzi, dispensari sanitari ecc.. È stato il primo uomo bianco a portare il cristianesimo nel deserto del Turkana, dove ha anche rischiato la morte a causa di una malaria cerebrale, dalla quale è miracolosamente guarito. Il Padre, che conosce varie lingue (inglese, francese, portoghese, spagnolo, kiswaili, logbara e dialetto del Turkana), in Italia per un periodo di cure, ma impegnato nelle scuole della diocesi di Verona dove viene chiesta la sua partecipazione come testimone, ha dichiarato che «La Chiesa non può rinunciare ad evangelizzare. Ancora 5 miliardi e mezzo di persone non conoscono e non credono in Gesù Cristo Salvatore del mondo».