La Chiesa denuncia massacri, stupri di massa, torture nel Sud Sudan, da anni teatro di una terribile guerra, dimenticata dai media occidentali. Otto leader cristiani, ad iniziare dall’arcivescovo di Juba, Paulino Lukudu Loro, riportano che “i diritti umani non vengono rispettati sia sui campi di battaglia che nelle aree dove non c’è guerra” e che “la maggior parte del Paese è senza un governo effettivo.”
“I bambini vengono reclutati da gruppi armati” e che “singoli, gruppi ed anche organi governativi agiscono senza legge, con conseguenze disastrose per tutti”, secondo la denuncia dei religiosi. Nelle ultime settimane la situazione in Sud Sudan è peggiorata ed alle stesse Nazioni Unite viene negato l’accesso in numerose città e villaggi da cui giungono voci di distruzioni terribili, incendi, stupri ed omicidi. Il Sud Sudan, resosi indipendente nel 2011, vive una guerra civile dal 2013, quando è scoppiato un conflitto tra il presidente Salva Kiir ed i ribelli guidati dall’ex deputato Riek Machar. Da allora, oltre diecimila persone sono morte e c’è un milione di profughi.
“Non c’è giustificazione morale per la prosecuzione degli omicidi – affermano i leader cristiani – ed è inaccettabile che le negoziazioni per spartirsi il potere abbiano luogo in hotel di lusso mentre la gente uccide e viene uccise. Dubitiamo seriamente che i leader politici e militari, molti dei quali si dicono cristiani, decidano di porre fine alla guerra, tuttavia vogliamo che loro, insieme ai cittadini del Sud Sudan ed ai nostri amici nella regione e nella comunità internazionale, sappiano che noi stiamo guardando ed abbiamo compreso cosa sta accadendo.”