«Gli Stati Uniti d’America sono sempre stati un esempio di integrazione. Sono cresciuti e si sono sviluppati proprio grazie ai migranti. Quelli stessi migranti che oggi vengono respinti e contro i quali viene posto un muro. Non è cristiano, non è umano, immaginare che esseri di questo pianeta si respingano. Tornando ai concetti del Vangelo, quel muro fisico sarà abbattuto, come è sempre stato nella storia. Cristo che ci ha fatti passare dall’ostilità all’amicizia tra i popoli e abbattendo il muro di separazione ci ha regalato pace e riconciliazione». Lo ha scritto in una nota suor Neusa de Fatima Mariano, Superiora generale delle Scalabriniane, Congregazione di suore missionarie che sin dalla loro fondazione si occupa di migrazione.
«La politica internazionale ora dovrebbe concentrare la propria attenzione su scelte miti, concilianti, di dialogo – ha aggiunto –. Uno scontro, soprattutto in questo momento, può essere visto come una vera e propria dichiarazione di ostilità. E le vittime, anche in questo caso, sono i più bisognosi. Sono quelle tante, tantissime persone che con gli occhi pieni di speranza lasciano le proprie famiglie e fuggono da crisi economiche, politiche, sociali, ambientali. Non si può restare ciechi a tutto questo. Ci sono bambini che nell’età in cui loro coetanei in Europa e negli Stati Uniti sono in casa a guardare i cartoni animati diventano adulti all’improvviso. Si trovano a dover superare oceani e deserti guardando dal basso verso l’alto i loro traghettatori, che spesso senza scrupoli li lasciano morire».
Poi, ha proseguito suor Neusa: «I muri realizzati per dividere non sono mai una buona scelta e lo sono meno quando si tratta di respingere una categorie di persone che hanno edificato un paese come gli Stati Uniti d’America. Non è possibile associare i migranti ai criminali: non lo sono. Tutti abbiamo la stessa dignità nonostante non si abbia le stesse opportunità. Il dovere di tutti è di lavorare verso una umanità unita e non divisa. Davanti a un muro non c’è quella pietà cristiana che è il fondamento di una mano testa verso gli altri. Davanti a un muro si dimentica la misericordia del nostro Credo e del nostro ultimo Giubileo. Davanti a un muro si dimentica che davanti a un creato infinitamente grande, noi restiamo comunque infinitamente piccoli. Su tutto questo Donald Trump dovrebbe riflettere. Così come ha fatto scelte per la vita, scelga per quelle anime disperate che migrano nel mondo e che cercano difendere la propria vita e la propria famiglia».
Matteo Orlando