La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno: Venerdì 18 Gennaio 2019.
Ecco l’audio
Ecco il testo
Mc 2, 13-17
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli l’ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: “Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?”. Avendo udito questo, Gesù disse loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”.
Il vangelo di oggi ci mette davanti a una realtà interessante: il verbo greco che viene usato all’inizio di questo testo ed è tradotto con l’italiano “ammaestrare“, in greco è “didaskw” che vuol dire “insegnare“, ma nel senso di “indicare, mostrare“. Gesù, quindi, insegna con l’esempio, con il suo comportamento più che con le sue parole. E nel vangelo oggi viene specificato in modo semplice e chiaro il cuore dell’insegnamento di Gesù: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”, parole che seguono un fatto, unico nella storia d’Israele: un rabbi che mangia con i peccatori e i pubblicani. Un rabbi che non fa grandi discorsi per avvicinare le persone e farsi dei seguaci come facevano tutti gli altri rabbi del tempo. Un rabbi che chiama una persona, fuori da tutta quella folla di persone più o meno interessate alle sue parole e ai suoi miracoli. E così un uomo, un pubblicano, si alza dal banco delle imposte e segue il Rabbi nazareno. Non a causa dei discorsi persuasivi, non per una serie di strategie programmate, ma solo per la forza di una parola, un verbo, che indica movimento: “seguimi“, che letteralemente suona come “akolouqei moi”, cioè “sta dietro di me, cammina dietro di me“. Dicendo questa sola parola Gesù mostra tutta la sua fiducia nei confronti di Levi, e io che sono insegnate, lo posso intuire: se io insegnassi camminando di spalle e dicessi ai mei alunni “seguitemi”, so che loro potrebbero anche non farlo! Ecco perché dico che Gesù si è fidato tanto di Levi! Ma la cosa stravolgente è che Gesù si è fidato a tal punto di Levi che non solo si fa seguire da lui, che era un peccatore, ma mangia insieme ai peccatori! Mangiare insieme a qualcuno era per le culture antiche, e per certe culture orientali lo è ancora oggi, qualcosa di molto compromettente. Una volta da ragazza a Roma, mi ricordo che una signora egiziana mi invitò a cena da lei, insieme a mio fratello e ad altri fratelli di un gruppo in cui spesso andavo a pregare. Lei ci accolse nella sua casa e poi, dopo aver mangiato insieme, ci disse: “Da questa sera noi siamo veri amici: quando qualcuno di voi starà bene, anche io starò bene, quando qualcuno di voi starà male, anche io starò male. Nel mio Paese mangiare insieme vuol dire che saremo sempre in comunione perché abbiamo mangiato lo stesso pane che io ho impastato per voi.” Non vi nascondo che quell’età così giovane mi avevano fatto impressione quelle parole, però da quella sera ogni volta che leggo nel Vangelo che i fariei erano così turbati che Gesù mangiasse con i peccatori, li capisco pienamente: per loro era come se Gesù diventasse uno di loro! Ed è così: Gesù entra in comunione profonda con tutti noi, ma è proprio questa comunione che sradica in noi le radici del peccato! Ecco la grandezza dell’insegnamento di Gesù: la comunione! Lui ci insegna una comunione che purifica, perché realizza la tenerezza e la dolcezza di un banchetto festivo a cui tutti possiamo accedere. Allora oggi non guardiamo i nostri peccati e i nostri limiti, ma facciamo come Levi, cerchiamo la pace e la gioia che la comunione con Gesù ci assicura. E da oggi, lungo tutta questa settimana, preghiamo in comunione con la Chiesa, per l’unità dei cristiani cone la preghiera che il Pontifício Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha preparato insiene alla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese per questa settimana speciale in cui tutti insieme, tra cristiani, preghiamo per l’unità: “O Dio di giustizia, donaci la sapienza per distinguere il bene dal male. Lascia che i nostri cuori siano guidati dall’onestà e che le nostre labbra pronuncino la verità; donaci il coraggio di servire la verità anche quando gli altri ci denigrano. Allontanaci dall’inganno, rendici, invece, operatori di unità e di pace, che diffondono l’evangelo a tutti i popoli. Ti preghiamo nel nome di Gesù. Amen.” Buona giornata!
* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”