La Sacra Scrittura contiene numerosi insegnamenti, validi per tutti i tempi (anche il 2019), su vari argomenti. Uno di essi riguarda anche le “donne in carriera”?
Meditiamo quanto dice il libro vetero-testamentario dei Proverbi (al capitolo 31, versetti 10-31).
“Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Ella è simile alle navi di un mercante, fa venire da lontano le provviste. Si alza quando ancora è notte e prepara il cibo alla sua famiglia e dà ordini alle sue domestiche”.
Queste sante e tri-millenarie parole ci parlano di una donna forte e virtuosa. Parliamo forse di una donna in carriera, con anni e anni di sacrifici alle spalle, in nome della tanto desiderata realizzazione personale? Assolutamente no.
Oggi la donna lavora perché la società l’ha convinta che questa è l’unica strada per non sentirsi inferiore agli uomini o in generale agli altri. Purtroppo il diventare madre e moglie, oramai, è etichettato come “realizzazione del pensiero patriarcale”. Perché mai una donna dovrebbe desiderare di passare le sue giornate a casa, tra pentole e pannolini?
In molte pensano:
“che vita grama devono avere queste casalinghe. Sono sicuramente costrette a chiedere al marito il permesso per comprarsi un vestito, o per uscire con le amiche”.
Il pensiero attuale, infatti, è proprio questo: la libertà è un bene acquistabile. La donna in carriera è libera in virtù del suo lavoro, che le permette di non dover sottostare a nessuna imposizione esterna. Da ciò conseguirebbe che una casalinga, in quanto non associabile ad un reddito reale, dovrebbe essere sottomessa al proprio marito in ogni circostanza. Ma le cose stanno realmente così? Prendiamo l’esempio della giornata tipo di una segretaria. Sveglia presto, trucco e parrucco, di corsa in ufficio. Verso le 17-18 stacca, va a far la spesa, va a “ritirare” il pargolo, prepara la cena e crolla distrutta sul divano. E il marito? E l’educazione dei figli?
Quante volte ho sentita dire:
“mia mamma lavorava eppure guarda come sono cresciuto bene!”.
Conciliare tutto è fattibile. La discriminante è il come lo si fa. Nel caso di una giovane coppia di sposini ci sta, magari, un part-time. Giusto per non annoiarsi tutto il giorno a casa e avere degli stimoli per il miglioramento personale. Ma se nascono dei bambini non è assolutamente consigliabile continuare a lavorare. Un bambino richiede attenzioni, cure, e non solo nei primi anni. Un adolescente ha forse meno bisogno di essere seguito? Lasciare i figli in mano a svariate babysitter è molto pericoloso: i bimbi assorbono qualsiasi informazione, e non si è in grado di decidere quali assimileranno, esclusivamente perché manca la propria presenza. In altre parole, si affida l’equilibrio psichico ed intellettuale della creatura alla prima persona incontrata per strada.
Un uomo che permette alla propria moglie di stare a casa, invece, non solo va onorato, perché si assume la totale responsabilità del benessere dell’intera famiglia, ma anche perché rispetta il ruolo naturale della donna. Una casalinga lavora tantissimo in casa, tra le pulizie, la cucina e l’educazione della prole. Ma è libera. Si, avete letto bene. Le casalinghe sono libere. Libere di organizzarsi la giornata, libere di decidere come e cosa fare, libere da orari e scadenze.
Dana Hamplová ha pubblicato uno studio secondo il quale, tra 5000 donne di 30 stati europei, si riscontra un livello maggiore di benessere tra le casalinghe (soprattutto se madri) rispetto alle lavoratrici. Una controtendenza che dovrebbe far ragionare ogni donna. O no?
Eleonora Cassani