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di Gianmaria Spagnoletti

Come preparare l’”acqua di San Giovanni”, parte di un antico rito di rinnovamento e purificazione della civiltà contadina

Oggi, vigilia della memoria di S. Giovanni Battista, si ripresenta un’antica tradizione: quella dell’acqua di san Giovanni, che consiste nel raccogliere al tramonto del 23 giugno una varietà di fiori e di piante aromatiche, di solito quelle facilmente reperibili nel giardino o nell’orto di casa (ad esempio malva, maggiorana, salvia, camomilla, lavanda rosmarino, timo) mettendole in ammollo in un catino pieno d’acqua. Nel corso dell’operazione si può anche recitare una preghiera al Santo, come questa:

San Giovanni Battista,
che hai sussultato di gioia,
ancor prima della nascita,
al sentire la voce di Maria, madre del Redentore,
fa’ che ricerchiamo sempre motivi di gioia e di serenità
per i nostri cuori e per le nostre famiglie.

Tu che hai preparato la strada al Redentore, aiuta noi cristiani
a preparare il cuore dei nostri piccoli e dei nostri giovani,
a conoscere ed amare nostro Signore.

Tu che lo hai indicato al tuo popolo nel fiume Giordano,
aiutaci a riconoscerlo nella sua Parola,
nei Sacramenti, nei fratelli, soprattutto i più poveri e bisognosi.

Tu che hai lottato fino alla morte per i principi e i valori più nobili,
aiutaci ad impegnarci anche noi perché
nelle fabbriche e negli uffici
regni l’onestà, il rispetto e la solidarietà.

Tu che ti sei lasciato uccidere pur di non tacere la verità,
aiutaci ad essere coraggiosi testimoni
della libertà e della giustizia in ogni momento
e comportamento della nostra vita.

Tu che sei stato definito da Cristo il più grande profeta,
aiutaci ad essere anche noi, nel nostro ambiente di vita,
con semplicità, ma con coerenza,
profeti e testimoni della verità e della nostra fede.
Amen.

 

Il catino con le erbe in ammollo va poi lasciato all’aperto per tutta la notte, durante la quale la rugiada e l’escursione termica consentiranno all’acqua di “catturare” gli effluvi e le essenze dei fiori. Il mattino seguente troverete un’acqua con un buon profumo, che potrete usare per lavarvi la faccia e le mani.
Quella dell’acqua di San Giovanni è una usanza diffusa in diverse parti del nord Italia, ma anche in Toscana (il Battista è, fra l’altro, patrono di Firenze); è quanto rimane di riti antichissimi legati al solstizio d’estate, insieme ai falò che si usa ancora accendere in questa stessa data. Non va ammantata di motivazioni “ecologiche”, magiche, esoteriche o peggio ancora neopagane. La perpetuazione di questa pratica ha una spiegazione molto più semplice: proprio in corrispondenza del Solstizio d’estate, la natura raggiunge il suo massimo fiorire, ma è anche possibile che si verifichino eventi estremi, come tempeste e grandinate, che arrivano a minacciare il raccolto. Per scongiurare queste calamità, gli agricoltori conservano questi riti come forma di affidamento ai Santi, affinché proteggano il lavoro e garantiscano una buona messe. In effetti sono pochi i lavori dove il tempo gioca un ruolo così importante, ma nessun altro è così legato alla Divina Provvidenza come quello dell’agricoltore. E proprio perché un tempo era il lavoro praticato dalla maggior parte delle persone, questi riti vanno preservati, in quanto erano (e sono) l’”anima” di un popolo.

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