E’ meglio il Terence Hill di Don Matteo o il Terence Hill di “A un passo dal cielo”?, si chiede il prof. Massimo Viglione su Facebook. Massimo Viglione, casertano, classe 1964, saggista e filosofo, è autore di diversi saggi sulla questione delle insorgenze italiane e sul Risorgimento, usciti per varie case editrici.
Preferisco “di gran lunga il secondo”, scrive il professore, “perché ci risparmia il predicozzo su Dio che perdona sempre e tutti in ogni caso (anzi: ‘ti ha già perdonato’), e quindi non si capisce cosa esista a fare (o meglio: cosa esistiamo a fare noi) se già decide tutto indipendentemente da noi; sull’amore che risolve tutto (ovviamente l’amore terreno…); e sugli immancabili ‘consigli per gli acquisti’ per popoli dementi come quello italiano (ovvero, le frasi dei santi e dei papi adattate alle esigenze del presente)”.
Poi Viglione rileva: “ho seguito nei decenni il ‘cammino di don Matteo’, perché mi rilassa (o meglio: è Frassica e il Capitano – che ora manco c’è più – che mi rilassano). Negli anni 90 citava sempre Giovanni Paolo II. Negli anni duemila non citava mai Benedetto XVI, ovviamente, ma i santi, rivoltandoli dalla tomba. Da quattro anni, sono spariti tutti i papi e i santi è c’è solo lui, ovviamente, Bergoglio. Puntata per puntata”.
Infine il professore sottolinea: “Giovedì sera, tornato tardi e stanco a casa, accendo un momento la tv, e colgo don Matteo nel momento fatale del predicozzo in chiesa (mai una confessione in 25 anni…): e, questa volta, a chi si richiama? Nemmeno a Bergoglio. ‘Come dice Ghandi…’. Miei cari, è l’annuncio del nuovo calendario dei santi della nuova chiesa mondialista. Tra non molto, Bergoglio sarà ritenuto troppo di destra e conservatore. si preparano i giorni di Martin Luther King e Martin Luther senza King, i giorni di Freud e John Lennon, di Pannella e della Boldrini. Non mi credete? Don Matteo, non ne sbaglia una…”.
Nei commenti seguiti al post i commentatori si distinguono tra pro e contro don Matteo. E Massimo Viglione chiarisce: “Non ho detto che non bisogna vederlo. ma certamente è fatto per distruggere la fede tradizionale. Poi… l’idea di un dio solo amore che perdona tutto e tutti può rimanere, per il popolo bue. Fra cui io, perché… ogni tanto me lo guardo, almeno fino al predicozzo…”.
Luisa Pignoloni commenta: “L’operazione mediatica che stanno facendo con don Matteo è effettivamente molto pericolosa e ben studiata. Don Matteo è un personaggio amato e popolare. Si servono di lui per sdoganare un Cristianesimo vacuo, un Cristo senza croce, un Dio misericordino che non ha bisogno del sacrificio che salva”.
Guido Villa commenta: “Sto riguardando gli episodi dall’inizio, e già nei primi episodi citava spesso sapienti orientali…”.
Massimo Ronchi commenta: “È vero. Purtroppo il modo mediatici di far passare certi messaggi, quasi subliminali, si sta estendendo a macchia d’olio. Ho notato anch’io nel corso degli anni questo serpente strisciante. E avendo una bimba di 5 anni e mezzo sono sempre più preoccupato. È già una fatica riuscire a farla ragionare sul bene e sul male nei cartoni animati…”.
Filippo Giorgianni commenta: “Che non abbia citato Papa Benedetto è falso. Certo non così spesso come oggi cita Francesco o soggetti vari ed eventuali ma talvolta lo ha fatto. Lo ricordo benissimo”.
Maria Grazia Gradassi commenta: “A me piace Don Matteo, è un prete un po’ fuori le righe, ma è telefilm. Si ride, si scherza con il maresciallo… ma rilassiamoci, c’é di molto peggio in tv. Non credo che il guaio sia Don Matteo”.
Marinella Testori commenta: “I Padri dei concili dogmatici hanno combattuto per definire correttamente i termini della Fede: hanno combattuto per vocali e sillabe, per distinzioni solo apparentemente innocue. Il linguaggio e’, quindi, di somma rilevanza quando si tratta di questioni attinenti alla Fede, e non solo. Non e’ pedanteria o bizantismo. Un termine errato o ambiguo e’ come una bomba ad orologeria: fatto il suo tempo, esplode e porta alla rovina. Ora, a me pare che la televisione, la stampa, la rete oggi siano invase da parole, parole, parole….Sappiamo ancora discernere che cosa significhino, quale messaggio trasmettano? E’ troppo rischioso, a mio parere, dire: ‘Beh, e’ solo un programma leggero o di intrattenimento’. Basta una goccia di veleno – una sola – assunta acriticamente, e il danno e’ fatto”.
Vincenzo Giordano commenta: “Io preferivo Don Camillo e Peppone, quanta verità dimenticata nei racconti di Guareschi”.