L’Arcivescovo Leo Cushley ha detto che chiunque si dimentichi della Messa domenicale deve recarsi alla Confessione prima di ricevere nuovamente la Comunione. L’arcivescovo scozzese ha ricordato al suo gregge che “assistere alla messa di domenica è un obbligo solenne e vincolante”, e che mancare la messa è un grave peccato.
L’arcivescovo di St. Andrews e Edimburgo hanno fatto le osservazioni in una lettera pastorale per la festa di domenica scorso (il Corpus Domini), testo riportato dalla Catholic News Agency.
L’Arcivescovo Cushley ha dichiarato che “Se deliberatamente falliamo in questa materia, è un peccato grave e dobbiamo andare alla Confessione prima di ricevere nuovamente la Comunione”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica cita il diritto canonico: “La domenica e gli altri giorni santi obbligano i fedeli a partecipare alla Messa”.
Questo insegnamento della Chiesa spesso è poco sottolineato. Ma già nel 1679, papa Innocenzo XI condannò ufficialmente l’idea che mancare la messa nelle domeniche e nei giorni santi dell’obbligo non fosse un peccato mortale. Tuttavia, come ha osservato l’Arcivescovo Cushley, questo non si applica se la malattia o qualche causa grave rende impossibile partecipare a Messa.
Leo William Cushley, nato ad Airdrie, il 18 giugno 1961, è arcivescovo metropolita di Saint Andrews ed Edimburgo dal 24 luglio 2013.
Dal 2009 al 2013 è stato capo della sezione inglese della Segreteria di Stato della Santa Sede. In questo ruolo ha accompagnato il papa durante tutte le sue visite nei paesi di lingua inglese. Ha infatti accompagnato papa Benedetto XVI a Malta, Cipro e nel Regno Unito nel 2010. Nel 2012 ha assunto l’ulteriore ruolo di “prelato d’anticamera”, con funzioni che comprendevano anche l’assistenza al papa quando riceveva in visita dignitari prominenti come i capi di Stato. Al momento della nomina episcopale prestava servizio come consigliere di nunziatura presso la sezione per gli affari generali della Segreteria di Stato.
Dopo la nomina ricevuta da Papa Francesco ad Arcivescovo metropolita di Saint Andrews ed Edimburgo e primate di Scozia aveva dichiarato: “Qualunque cosa accada però, è mia sincera speranza e mia intenzione di fare tutto quello che devo fare, sempre in verità, ma anche con la carità, in vista della riconciliazione e della cura dei cattolici di Edimburgo, che sono sicuro siano stati sconvolti e sgomenti da questi eventi”. L’arcidiocesi pochi mesi prima era stata colpita da uno scandalo quando è emerso che il suo arcivescovo, il cardinale Keith Michael Patrick O’Brien, è stato accusato di “comportamenti sessualmente inappropriati” da tre sacerdoti e da un ex sacerdote.
Nella Quaresima del 2015 ha descritto la sua visione per il futuro dell’arcidiocesi in una lettera pastorale intitolata “Abbiamo trovato il Messia”. Il documento indicava l’obiettivo di “rispondere alla missione affidata a lui da papa Francesco: portare la gioia del Vangelo nella società contemporanea”. Dopo la pubblicazione della lettera ha intrapreso trentadue incontri pubblici in tutta l’arcidiocesi per discutere della sua visione che include la possibilità di creare grandi unità parrocchiali tramite fusioni o chiusure. L’arcivescovo Cushley ha pianificato di riavviare un ufficio dormitorio che si occupa di persone povere ed emarginate. Ha anche osservato che papa Francesco vuole fare di più per i poveri. Ha dichiarato di voler scoprire velocemente ciò che l’arcidiocesi fa per i poveri, i disoccupati, i tossicodipendenti e altri che vengono tradizionalmente aiutati e vedere se erano possibili dei miglioramenti. Malgrado ciò, nel febbraio 2015, è stato attaccato da un articolo pubblicato sul settimanale The Observer in cui si rilevava che la Chiesa cattolica in Scozia non si era associata corporativamente ad una nuova unione creditizia fondata da altre confessioni cristiane scozzesi. Il giornale invitò provocatoriamente l’arcivescovo Cushley a vendere la sua residenza ufficiale, San Benet, per fornire fondi per i poveri.