Rispondendo a una lettrice sul settimanale diocesano “La Voce e il Tempo”, monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha ripreso diversi quotidiani che hanno riportato, falsandole, le parole di don Gian Luca Carrega, delegato per la pastorale delle persone omosessuali dell’Arcidiocesi, durante il funerale di Franco Perrello (un ottantatreenne protagonista della prima unione civile a Torino).
Secondo le ricostruzioni di stampa il sacerdote, rivolgendosi al “vedovo” Gianni Reinetti avrebbe detto che “qualcuno più importante di me dovrebbe chiedervi scusa per la disattenzione, la freddezza e le dimenticanze della Chiesa”.
Monsignor Nosiglia, invece, scrive che il suo delegato “non ha detto che la Chiesa deve chiedere scusa ai gay”, tuttavia lo ha richiamato aggiungendo che le unioni civili non sono “assimilabili alla famiglia” (“non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”) e che i funerali non sono momenti in cui “fare comizi né, tanto meno, per dare occasione che i comizi li faccia qualcun altro” (il prete, infatti, aveva dato la parola alla senatrice del Pd, Magda Zanoni, la stessa che ha sbloccato l’iter della Legge Cirinnà in Senato, e all’assessore comunale alle Famiglie, Marco Giusta, ex presidente dell’Arcigay di Torino…).
In conclusione del suo intervento l’arcivescovo ha bollato la questione come “una polemica in salsa rosa piccante” e ha ribadito che “la Chiesa di Torino continuerà a sostenere in ogni modo l’istituto del matrimonio e ad annunciare il vangelo della famiglia, mentre a coloro che si sono rallegrati della apertura della Chiesa verso le persone omosessuali dico che la Chiesa di Torino continuerà a promuovere con saggezza ed equilibrio i suoi percorsi di accoglienza e di accompagnamento per le persone omosessuali che lo desiderano, ma anche per ogni altra persona che vive situazioni particolari di vita coniugale come sono i separati, conviventi, divorziati e divorziati risposati e tante famiglie e singoli che subiscono condizioni di povertà o ingiuste disuguaglianze sul piano sociale, per non escludere nessuno e sostenere tutti sulla via del Vangelo, all’incontro con il Signore, e sperimentare la tenerezza materna della Chiesa, a cui ci ha invitato con forza papa Francesco nella sua visita tra noi”.
Adam Loon Otter