Boicottare i talent show che propongono la presenza di bambini, non guardandoli. E’ la proposta di Marco Brusati, direttore generale di “Hope -Formazione, Spettacoli ed Eventi al servizio della Chiesa”. Per Brusati “dopo alcune blande polemiche in chiusura di stagione, i “minitalent” si ripresentano nelle Tv italiane e lo spettacolo ricomincia: bambini delle elementari che fanno canzoni di consumati artisti adulti; bambine impuberi che danzano come navigate ballerine; adulti che giudicano, valutano, escludono in diretta e con i tele-voti. Così i “minitalent” finiscono per avere come protagonisti conduttori, giudici, autori, produttori, procuratori, adulti insomma, mentre i giovanissimi artisti, magari con qualche acerba dote, sono impossibilitati a raccontare la loro storia ed il loro vissuto attraverso la musica, la danza o il canto.”
“Mi chiedo, per esempio, che cosa dica della vita di due ragazzine quattordicenni il brano “Amor mio” e che senso abbia farle cantare, insieme, “amor mio, basto io, grandi braccia e grandi mani avrò per te”. E mi chiedo se basti coprire verbalmente le pudenda quando, al posto di “stretto al mio seno, freddo non avrai”, le si fa cantare, insieme, “stretto al mio corpo, freddo non avrai”, che mi pare pure peggio per significato e significante. – prosegue il direttore di Hope – Cantato da Mina, il brano “Amor mio” racconta la storia d’amore di una donna matura ed acquista significato narrativo ed esistenziale, ma cosa rappresenta della vita di due, pur brave ma inconsapevoli, ragazzine? E sono, queste, domande educative, non di gusto o di buon senso.”
“Anche se ne sono tentato, non voglio ancora credere che, vittima del voyerismo mediatico, il mondo dell’educazione –nonni, genitori, insegnanti, sacerdoti, religiose- sia talmente assuefatto dal “ma che male c’è?” da dimenticare che il Vangelo non ci chiede di “non fare il male”, ma domanda a gran voce di “fare il bene” (Mt. 25, 31-46), soprattutto dei piccoli, perché anche il “non fare il male” può diventare peccato di omissione, per il quale ogni domenica ci battiamo il petto. – conclude Brusati – Intanto, per fare la mia parte, mi asterrò per un anno dal guardare questi programmi e farò in modo che una persona anziana, target preferenziale dei “minitalent”, si astenga pure lei: conta zero? No, conta due, ed è già qualcosa.”
Una volta c’era pure Bravo Bravissimo con Mike Bongiorno, il quale non ha mai permesso che i bambini si comportassero sul palco come adulti, tanto meno ancheggiando e ammiccando o truccandosi come delle battone in erba!
A proposito dei Talent Show con bambini, io da quando la Clerici ha iniziato il suo, di cui non ricordo bene neppure il titolo, non sono più riuscita a guardare un programma da lei condotto, e mi meraviglia che tanti, che reputavo stimabili, protagonisti dello spettacolo, partecipino a questo programma. Evidentemente il principio che c’è un’età per ogni cosa e che va rispettata l’innocenza dei bambini non è condiviso dai più. Plaudo a qualsiasi iniziativa che si opponga alla messa in onda di simili programmi.