“La mia casa è una casa di preghiera”. È questo il titolo di una lettera, inviata il 3 gennaio scorso (Festa del Santissimo Nome di Gesù) dall’arcivescovo di Valencia, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, ai sacerdoti della sua arcidiocesi, in cui riflette e vuol far riflettere sull’atteggiamento che sia i fedeli che i religiosi stessi dovrebbero tenere all’interno del tempio sacro (ogni Cattedrale, basilica, chiesa parrocchiale, cappella, eremo con culto), offrendo alcune linee guida.
Scrive il Cardinale Arcivescovo:
«Bisogna insistere nella catechesi sul senso e sul significato del tempio come abitazione e luogo di incontro con Dio, sull’adorazione, sull’ascolto della sua Parola, sulla celebrazione dei sacramenti, specialmente dell’Eucaristia».
«Oltre alla cura materiale dei templi, con pulizia, bellezza, ordine, decorazione adeguata, illuminazione adeguata, buon suono, dovremo fare molta attenzione al silenzio […] sul silenzio dovuto alla preghiera, all’ascolto della Parola, all’adorazione e alla contemplazione, al raduno necessario, all’incontro con Dio e con se stessi. Questo silenzio viene modificato troppo spesso e indebitamente nel rito della pace, anche alla fine della celebrazione, e talvolta anche quando si entra nel tempio».
Poi il cardinale confessa: «quando ero un bambino, i miei genitori e insegnanti mi hanno insegnato a rimanere in silenzio nel tempio. Quando stavamo per arrivare alla chiesa parrocchiale, i miei genitori ci facevano abbassare le voci e per fare silenzio una volta superata la soglia della porta; già dentro, ci inginocchiavamo e pregavamo. Durante la Messa mantenevamo le posizioni che corrispondevano a ogni devozione e rispetto. I miei genitori hanno esagerato? Al contrario. Mi è stato insegnato a stare davanti al mistero con stupore e ammirazione, in silenzio e raccoglimento come si addice».
Ora, spiega il cardinale Antonio Cañizares Llovera, «alcuni entrano nel tempio come in qualsiasi altra casa, senza nemmeno salutare il “proprietario” della casa, o in qualsiasi stanza pronti a mostrarsi e a parlare come sulla strada. Si siedono subito una volta entrati, non entrano in un clima di silenzio […quando …] arriva il momento di pace si fa un casino, una voce, a volte irrispettosa […] Chiedo ai sacerdoti e a tutti i fedeli di procedere in un modo diverso, come il rispetto per il tempio e per la celebrazione, un rispetto al mistero che si svolge lì e alla preparazione adeguata che questo mistero richiede. Mi permetto di attirare l’attenzione su qualcos’altro: il vestito con cui si entra nel tempio. Infinità di volte alcuni entrano con abiti inadeguati o indecenti con il rispetto dovuto alla casa di Dio. Quando si va all’opera, per fare un esempio, non si va vestiti in modo inadeguato, perché nei templi è permesso entrare ed essere inadeguati? […] Se qualcuno entra in modo inadeguato o improprio, dovrebbero essere educatamente invitati a uscire per ricomporsi. Mi permetto anche di richiamare l’attenzione sulle fotografie, specialmente alla fine della celebrazione, siano esse prime comunioni, battesimi, confermazioni o matrimoni. Il putiferio che sorge, la mancanza di rispetto, e tutto ciò che volete, che ha origine in quei momenti rompe con tutte le regole su come comportarsi nel tempio; in questo devo ammettere che sono il primo a soccombere in questo. Dobbiamo fare molta più attenzione; le cose possono essere fatte diversamente e bene, senza ostacolare la memoria che capisco è piacevole tenere in fotografia. […] non possiamo trasformare il tempio in una sala di fotografia, né in alcuni momenti di flirt e frivolezza».
Rivolgendosi ai chierici e ai laici, il cardinale scrive: «mi permetto anche di richiamare l’attenzione su come ci comportiamo quando passiamo davanti al tabernacolo; a volte si passa davanti al tabernacolo senza riverenza o genuflessione. […] I ragazzi passano davanti al tabernacolo senza rendersi conto che Gesù è presente nel sacramento. Dobbiamo educarli, dobbiamo educare anche gli anziani».
Cañizares sottolinea che nella celebrazione eucaristica «tranne per le persone disabili per un valido motivo, tutti devono seguire le posizioni che indicano i libri liturgici […] come dovrebbe essere data la pace e come ricevere la comunione. Confesso che ci sono momenti in cui è molto brutto vedere come alcuni si avvicinano, senza alcun ricordo e devozione, senza alcun gesto di adorazione, come qualcuno che prende un biscotto o qualcosa di simile. […] il modo coerente con il mistero del Corpo di Cristo che viene ricevuto è quello della ricezione in ginocchio della santa comunione e direttamente in bocca. Non sono retrogrado in questo, ma indico ciò che è più in sintonia con la comunione».
Infine, scrive il cardinale, «i templi devono essere rispettati in ciò che sono e essere usati per quello che sono. Abbiamo visto in Catalogna i templi usati per mettere delle urne o per contare dei voti. E vediamo […] templi che vengono utilizzati, con la migliore delle intenzioni, ma senza testa, per altri usi, per i quali ci si può aspettare altri locali […] sono severamente proibiti gli usi profani del tempio, salvo casi di emergenza […]. Non contribuiamo alla secolarizzazione, alla secolarizzazione interna della Chiesa, che è la più seria di tutte. […] Non dimentichiamo mai le parole di Gesù stesso […] “La mia casa è una casa di preghiera”».