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Una sala piena di persone – di tutte le fasce d’età – ha accolto, con competenza e profondo spirito di preghiera, le riflessioni proposte durante la Conferenza “Ogni ginocchio si pieghi. La maestà e l’amore infinito della Santa Comunione”, tenutasi a Roma, a due passi dal Vaticano, nel tardo pomeriggio di sabato 5 ottobre.

Cominciata con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario previsto, come ha spiegato il moderatore, per alcuni problemi logistici e di intasamento registratisi nella città di Roma che, quel pomeriggio, è stata invasa da molta gente in occasione di varie iniziative concomitanti (Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali, preghiera pomeridiana per la Chiesa Cattolica a due passi dalla Basilica di San Pietro, congressi in giro per la città eterna e vari scioperi dei lavoratori), la conferenza è cominciata con il saluto delle autorità politiche presenti e la lettura dei messaggi di saluto arrivate da diverse autorità.

Molto significativi i saluti portati dai senatori D. S. Isgrò e P. Binetti. Il primo ha spiegato che “nel mondo attuale, globalizzato e secolarizzato, il senso del sacro è in declino, perché lo è lo stesso senso di Dio. Viviamo in tante occasioni come se Dio non esistesse. Lo certificano mode, correnti, cultura e leggi. Questo atteggiamento superficiale, materialista e impregnato di gnosi, ha  fatto capolino anche nella Chiesa e di riflesso nella liturgia che ne è immagine”. Secondo il senatore sono segni esteriori negativi “la mancata celebrazione ad orientem,  verso il sole che sorge, Cristo”, e la modalità di amministrare la santa comunione sulla mano. “Darla in ginocchio e sulla lingua non è formalismo, museo o tecnicismo, ma attenzione al sacramento. Amministrando la comunione in ginocchio e sulla lingua si ha anche il grande vantaggio di scoraggiare atti sacrileghi e la postura del corpo, quella inginocchiata, meglio denota il filiale affidamento e la devozione verso la particola, che è presenza reale del Corpo e Sangue del Signore e non un banale pezzo di pane. In un momento storico tanto confuso, culturalmente e politicamente, anche il ruolo della Chiesa  spesso è travisato. Non più  Maestra per la salvezza delle anime, ma Ong  tesa ad occuparsi di temi che non le appartengono. Cose naturalmente importati  come  argomenti sociali ed ecologismo, ma  sussidiari rispetto al compito centrale per il quale la Chiesa sussiste. Questa mentalità secolare, dunque, influisce anche sulla celebrazione e  sul modo di amministrare i sacramenti”.

La senatrice P. Binetti ha aggiunto: “credo che oggi più che mai vada riscoperta la ‘potenza’ soprannaturale dell’Eucarestia e il suo straordinario valore nella vita di ognuno di noi. Mi piace riceverla in ginocchio come gesto concreto di umiltà e di gratitudine. … [bisogna] far riscoprire ad ognuno di noi il valore di un Sacramento unico… tanto da essere l’unico che possiamo ricevere anche ogni giorno!”

Dopo i saluti è stata letta la benedizione scritta inviata agli organizzatori da Sua Eminenza Reverendissima Albert Malcolm Cardinal Ranjith.

L’ex segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti ha scritto: “vi auguro tutto il successo e le benedizioni di Dio per i vostri sforzi”. Attraverso dei video-indirizzi di saluto hanno partecipato all’evento anche Sua Eminenza Reverendissima Raymond Leo Cardinal Burke e Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Athanasius Schneider. Il cardinale ha detto che “La Santissima Eucaristia contiene tutto il centro della nostra fede: Gesù Cristo stesso, il suo vero corpo e sangue ed è molto importante essere riconoscenti e riverenti davanti a lui. Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto al fine di promuovere le modalità per ricevere la Comunione inginocchiati e sulla lingua”.

Più articolato è stato l’intervento del vescovo kazako Schneider. “Il sacramento dell’Eucaristia è il cuore della Chiesa. Quando il cuore è malato e debole, la vita del corpo è senza forza, senza energia, apatico. La Chiesa sarà malata di cuore, se l’Eucaristia non sarà il vero centro, e concretamente, se il tabernacolo non sarà il vero centro visibile, più onorato, più bello e sacro”.

Monsignor Schneider ha chiesto: “cosa dobbiamo fare, quando vediamo l’ostia consacrata?”. La sua risposta: “dobbiamo cadere sulle nostre ginocchia, offrendo al nostro Salvatore gli affetti del nostro amore, della nostra contrizione, della nostra gratitudine”.

“Come trattiamo la maestà della Persona Divina quando Lo avviciniamo nel momento della Santa Comunione?”, si è chiesto il vescovo di Astana. “Siamo coscienti del fatto che, davanti a noi, è presente, con tutta la Sua grandezza, il nostro Dio e Salvatore? Egli, davanti al quale gli Angeli si prostrano con la loro faccia sulla terra, come ci narra il libro dell’Apocalisse? Egli, davanti al quale i peccatori, i malati, gli stessi Apostoli, le sante donne cadevano in ginocchio durante la sua vita terrena? Come possiamo rimanere indifferenti, rimanendo in piedi di fronte a Gesù, quando Lo avviciniamo nel momento della Santa Comunione? Come facciamo a non metterci in ginocchio davanti a Lui?”.

Il vescovo Schneider ha domandato al Signore il dono di una fede viva nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, il dono di un amor ardente. Così “nell’avvicinarci alla Sacra Comunione, saremmo talmente penetrati dalla fede e dall’amore che” potremo solo dire “è il Signore! E non potremmo far altro che metterci in ginocchio”.

Schneider ha concluso il suo video-intervento di una ventina di minuti ricordando l’esempio di San Luigi IX, re di Francia, che ascoltava la Messa in ginocchio sul nudo pavimento, e di san Francesco d’Assisi, ardente d’amore e venerazione verso il Santissimo Sacramento.

Attraverso il suo intervento in sala l’avvocato Tommaso Monfeli ha spiega la petizione “Chiediamo gli inginocchiatoi per  i fedeli che vogliono ricevere Gesù-Eucarestia in ginocchio” e le 11 mila firme raccolte per tale iniziativa. Inoltre, a nome del Comitato internazionale laicale “Uniti con Gesù Eucaristia per le mani santissime di Maria”, Monfeli ha spiegato le tre richieste fondamentali lanciate dal Comitato a tutti i cardinali e vescovi di buona volontà.

A proposito del Papa, è stata resa nota la lettera-invito consegnata al Papa regnante Francesco e al Papa Emerito Benedetto XVI.

La riportiamo:

VOSTRA SANTITÀ, nel riservarLe l’espressione della nostra massima stima e filiale devozione, Beatissimo Padre, osiamo umilmente scriverLe per invitarla ad una iniziativa che il Comitato internazionale “Uniti con Gesù Eucaristia per le mani santissime di Maria” ha organizzato presso il Vaticano, nella sala conferenze di Santo Spirito in Sassia, il prossimo sabato 5 ottobre 2019 a partire dalle ore 18. La conferenza presenterà una raccolta di circa 11 mila firme, che è stata avviata attraverso una petizione internazionale, a sostegno della richiesta di una maggiore attenzione al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia e per chiedere: – che i fedeli possano ancora trovare gli inginocchiatoi nelle varie chiese e così potere pregare in ginocchio per adorare Gesù Cristo presente nei tabernacoli; – l’estensione, a tutto il mondo cattolico, della ricezione della Santa Comunione Eucaristica direttamente sulla lingua (come avviene costantemente in Vaticano per le Celebrazioni pontificie) e in ginocchio. Questo perché, come ha scritto l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice guidato da monsignor Guido Marini, si evita “al massimo la dispersione dei frammenti eucaristici” e si favorisce “la crescita della devozione dei fedeli verso la presenza reale di Cristo nel sacramento”; – permettere la distribuzione della Santissima Eucaristia solo ai consacrati, visti i numerosi abusi che si registrano nel mondo. Come scriveva san Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae, III, 82,3), la distribuzione del Corpo del Signore appartiene al solo sacerdote ordinato: perciò non dovrebbe venire “toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote, per poter toccare questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di caso di necessità: se per esempio stesse per cadere per terra, o in altre contingenze simili”. Il Comitato internazionale “Uniti con Gesù Eucaristia per le mani santissime di Maria”, formato prevalentemente da laici di mezza Europa, ha da tempo inviato a tutti i Vescovi del mondo una lettera aperta a nome dei fedeli “che vogliono continuare a ricevere la Santa Comunione direttamente sulla lingua ed in ginocchio”, considerato il “modo più consono ad esprimere la massima devozione nel ricevere il Corpo di Cristo”. Voglia gradire, Sua Santità, la nostra più profonda gratitudine e riconoscenza per la lettura di questo invito e il nostro profondo e filiale ossequio. Della Santità Vostra preghiamo il Signore di potere essere sempre obbedientissimi figli.

Lo storico tedesco prof. Michael Hesemann ha parlato agli attenti uditori del Convegno di miracoli eucaristici confermati dagli scienziati. Miracoli che confermano la transustanziazione, che sollevano “il sipario tra cielo e terra”.

Hesemann ha ricordato che la Chiesa universale deve la festa del Corpus Domini a un miracolo eucaristico (quello di Bolsena) ma già dal 730 d.C. era noto il miracolo eucaristico di Lanciano.

Il gruppo sanguigno determinato nei vari miracoli eucaristici è stato il gruppo AB, proprio come quello trovato sulla Sindone di Torino. “Solo il 4% della popolazione mondiale ha questo raro gruppo sanguigno, ma, secondo uno studio dell’Università di Tel Aviv del 1977, 68 scheletri di persone vissute dal I al III secolo d.C., ritrovati a Gerusalemme e Enbgedi, hanno dimostrato che al tempo di Cristo il 50,91% di tutti gli ebrei aveva questo gruppo sanguigno”.

Arrivando al presente, il prof. Hesemann ha ricordato che “più volte negli ultimi 25 anni, si sono ripetuti miracoli eucaristici che sono stati attentamente studiati e verificati ogni volta con una metodologia scientifica all’avanguardia”.

Così, il 15 agosto 1996, “nella chiesa di S. Maria y Caballito Almagro, nella capitale argentina di Buenos Aires, una donna scoprì un’ostia posta sopra un candelabro. La diede al parroco che, secondo i regolamenti della Chiesa, la collocò in un piccolo recipiente pieno d’acqua in modo che l’ostia consacrata potesse dissolversi. Quando la riguardò 10 giorni dopo, la particola si era parzialmente trasformata in un pezzo di carne sanguinante. Informò l’arcivescovo che lo inviò al vescovo ausiliare Jorge Mario Bergoglio, l’attuale Papa Francesco. Tre anni dopo fu incaricato di coordinare l’indagine, internazionale e interdisciplinare, uno scienziato, il neurofisiologo boliviano dottor Ricardo Castanon Gomez. Laboratori negli Stati Uniti e in Australia hanno scoperto che la massa sanguinante faceva davvero parte di un muscolo cardiaco umano. L’infiammazione indicava agonia e gravi difficoltà respiratorie. Il gruppo sanguigno era AB. Un elevato numero di globuli bianchi che, secondo i patologi forensi, di solito muoiono dopo 15-30 minuti, indicava che il campione proveniva da un cuore umano ancora vivo”.

Dopo aver ricordato un miracolo eucaristico simile, accaduto il 21 ottobre 2006 a Tixtla (Messico) e due miracoli eucaristici accaduti in Polonia (nel 2008 a Sokolka, nel 2013 Legnica), il prof. Hesemann ha ricordato che questi miracoli sono “veri segni di Dio” e potrebbero essere “la risposta del Cielo all’oscuramento di Dio nella liturgia, che il nostro amato Papa Emerito Benedetto XVI aveva diagnosticato e incolpato di essere il motivo dell’attuale crisi della Chiesa”.

Hesemann ha concluso il suo apprezzatissimo intervento ricordando che “solo attraverso l’Eucaristia e la sua venerazione la Chiesa può guarire e ricevere la nuova forza di cui ha un disperato bisogno in questi tempi di materialismo ed edonismo con le loro dottrine anticristiane. È quindi davvero necessario prendere sul serio tali segni, invece di affrontarli con una incredibilmente arrogante affermazione: ‘La mia fede non ha bisogno di miracoli!’. La fede, prima di tutto, ha bisogno di due cose: l’umiltà e un cuore aperto che sia sempre pronto ad ascoltare la voce di Dio e che veda i suoi segni e i suoi miracoli nel nostro mondo”.

Prendendo la parola al tavolo l’altro prestigioso ospite, monsignor Nicola Bux, il prelato pugliese ha innanzitutto rilevato quanto accaduto il giorno precedente la conferenza nei giardini vaticani (un leccio piantato attraverso una cerimonia panteista rivolta alla Madre Terra, considerata una sorta di nuova divinità, una cerimonia che è stata un rituale pagano per la fertilità).

Poi monsignor Nicola Bux ha intrattenuto l’interessato uditorio sul tema dell’importanza dell’inginocchiarsi davanti al Signore.

“L’inginocchiarsi sembra un gesto osceno. Siamo giunti addirittura ad atti d’imperio da parte degli stessi sacerdoti, nei confronti di chi accenna ad inginocchiarsi, in specie alla Comunione. Sembra assurdo e irrazionale a paragone con quanto prima era considerato sacro. Ma nessuno si lamenta delle innumerevoli proskynesis o prostrazioni che compiono i cristiani orientali. Eppure l’Ordinamento Generale del Messale Romano, contenuto nella III edizione typica latina, pubblicata il 20 aprile 2000, al n. 43 recita: ‘Si sta in ginocchio durante la consacrazione’”.

Monsignor Bux ha cercato di indagare sulle cause dello scarso rispetto eucaristico che si evidenzia ai nostri giorni. Ricordando un insegnamento dell’allora cardinal Ratzinger ha spiegato che “vi sono circoli di non poca influenza che cercano di dissuaderci dallo stare in ginocchio. Dicono che questo non sarebbe conforme alla nostra cultura; non sarebbe conveniente per l’uomo emancipato, che compare davanti a Dio in posizione eretta; o comunque non si addirebbe all’uomo redento, che grazie a Cristo è diventato una persona libera e pertanto non ha più bisogno di inginocchiarsi. Se diamo uno sguardo alla storia, possiamo constatare che Greci e Romani rifiutavano l’inginocchiarsi. Di fronte agli dèi parziali e litigiosi descritti dal mito, questo atteggiamento era senz’altro giustificato: era ovvio che questi dèi non erano Dio, anche se si dipendeva dal loro lunatico potere e per quanto possibile si doveva comunque assicurarsi il loro favore. Si diceva, quindi, che l’inginocchiarsi sarebbe cosa indegna dell’uomo libero, non conforme alla cultura della Grecia, ma piuttosto ai barbari. L’umiltà di Cristo e il suo amore, che è giunto fino alla Croce, ci hanno liberato – dice Agostino – da tali potenze, ed è davanti a questa umiltà che noi c’inginocchiamo. In effetti, l’inginocchiarsi dei cristiani non è una forma d’inculturazione in costumi già esistenti, ma, tutt’al contrario, è espressione della cultura cristiana che trasforma la cultura esistente in base ad una nuova, più profonda conoscenza ed esperienza di Dio”.

Monsignor Bux ha spiegato che “taluni liturgisti suppongono che saremmo in realtà già risorti, perciò dovremmo stare in piedi. In verità ci avviciniamo irreversibilmente alla morte, e la risurrezione per la vita è una speranza del tutto sottomessa alla fede in Nostro Signore, che deve tradursi in opere per meritarla. Tra la rinascita battesimale che ci assimila a Cristo risuscitato, e la risurrezione finale, c’è di mezzo il cadere di Pietro alle ginocchia di Gesù: ‘Allontanati da me peccatore!’. perciò, prima della Comunione diciamo: ‘Signore, non sono degno’. Emblematico per noi! O siamo migliori dell’apostolo? Taluni ministri arrivano a eliminare gli inginocchiatoi dalle chiese. Mi auguro che non sappiano quello che fanno, altrimenti sarebbero diabolici”.

Sul modo di ricevere la comunione don Bux ha voluto ricordare San Giovanni Paolo II che, nel 2004, nonostante la sua malattia, con grande fatica, ha continuato a ricevere la Santa Comunione in ginocchio e in bocca.

Relativamente a questo, nella Sala di Santo Spirito in Sassia è stato collocato, in occasione dell’iniziativa, un inginocchiato, accolto con emozione dai partecipanti alla Conferenza, utilizzato proprio dal Santo Papa Polacco.

Ritornando alla Conferenza di monsignor Bux il prelato ha ricordato che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha stabilito che i fedeli hanno il diritto di ricevere in ginocchio il Sacramento, anche quando le Conferenze episcopali prescrivessero la postura in piedi. “I ministri che impediscono ciò, commettono un grave abuso”.

“Che cosa pensare della comunione data nella mano?”, si è chiesto mons. Bux. “Si tratta di un indulto strappato a Paolo VI, divenuto consuetudine e addirittura regola, giustificato anche dalla supposizione che il Signore, nell’ultima cena, abbia dato la Comunione in mano agli Apostoli. Al contrario, proprio le parole dette da Gesù riferite al traditore: ‘è quello a cui darò il boccone di pane intinto’, descrivono l’uso amichevole semitico di mettere in bocca ciò che era ritenuto prelibato. Lo attesta anche il codice purpureo di Rossano,V secolo, di provenienza siriaca. Come per la Comunione in piedi, ricevendola in mano o, compiendo un abuso, prendendola da sé, si vorrebbe dimostrare che noi siamo adulti davanti a Dio e non neonati bisognosi del latte spirituale, come scrive Pietro, che è massimamente il Sacramento eucaristico”.

Per mons. Bux “oggi il sacramento, più che banalizzato, è profanato dall’assenza di fede nella Presenza reale e dall’eliminazione dei gesti di riverenza e di onore che la Liturgia gli attribuisce, in primis l’adorazione in ginocchio. Il mettermi in ginocchio diventa l’espressione più eloquente della creatura dinanzi al mistero presente. Il culto ha questo centro: accorgermi che Tu sei qui e ti do importanza. Tutti dobbiamo metterci in ginocchio davanti a Gesù – specialmente nel Sacramento –   davanti a Colui che si è abbassato, e proprio così ci pieghiamo davanti all’unico vero Dio che è al di sopra di tutti gli dèi. Gli inginocchiatoi nella chiesa sono il segno che ricorda questa verità. L’occhio vuole la sua parte. Non vedendoli più in chiesa, non si pensa alla Sua Presenza da adorare. Sta accadendo come per i confessionali: non vedendoli più in chiesa, non si pensa più alla confessione. La crisi della fede che stiamo attraversando è causata dalla secolarizzazione, a cui hanno contribuito massimamente i chierici, come scriveva Charles Peguy. Se un prete per primo, obbliga un fedele ad alzarsi per ricevere la S. Comunione, o giunge a togliere gli inginocchiatoi dalla chiesa, vuol dire che il fumo di satana è entrato nel tempio! Così spinge i preti a togliere questo elemento che sta a ricordare il primo comandamento: Adora il Signore Dio tuo e servi a Lui solo! La crisi della fede ha investito soprattutto il sacramento dell’Eucaristia che è Gesù Cristo”.

In conclusione monsignor Bux ha spiegato che metterci in ginocchio davanti alla Santa Eucaristia “è l’espressione più eloquente della creatura dinanzi al mistero presente. Il culto divino ha questo centro: accorgersi che il Signore è qui e dargli importanza, cioè adorandolo mettendoci in ginocchio come san Pietro sul lago di Tiberiade. […] Dobbiamo chiedere sopra ogni cosa al Signore, la grazia di permanere nella verità, di approfondire la fede, di desiderare la santità”.

Per dei problemi tecnici non è stato possibile vedere i contributi video inviati alla Conferenza dal giornalista Marco Tosatti, dal prof. Ettore Gotti Tedeschi, da Julio Loredo della TFP Italia e dal docente universitario polacco Tadeuz Guz. Tuttavia gli organizzatori hanno messo a disposizione la trascrizione integrale dei loro interventi.

Il vaticanista Tosatti ha spiegato che la scomparsa degli inginocchiatoi da moltissime chiese, in Italia e altrove è un disastro. “C’è un rapporto preciso e diretto fra mente, intenzione, spirito e corpo. L’uso del corpo è fondamentale per esprimere nella sua pienezza quello che lo spirito vuole trasmettere. Non è un caso che altre antiche tradizioni religiose, come l’ebraismo, vogliano che la preghiera sia accompagnata da un movimento del corpo, a significare un’unità totale fra l’intenzione di preghiera dell’orante, le sue parole e l’unità completa del suo essere mentre si rivolge a Dio. Pensiamo all’importanza della proskynesis nelle tradizioni cristiane orientali e ortodosse. Pensiamo alla gestualità fisica nella preghiera dell’islam. E all’importanza dell’unione corpo-spirito nelle tradizioni legate al buddismo e alla meditazione zen. Per non parlare dell’esperienza dell’esicasmo, la preghiera del cuore, nel cristianesimo dell’Europa orientale. La tradizione cattolica presenta in innumerevoli quadri i santi in preghiera inginocchiati. Credo che se visitassimo le stanze in cui santi grandissimi hanno vissuto, vi troveremmo sempre un inginocchiatoio. La memoria recente ci riporta alcune immagini drammatiche. Come non ricordare san Giovanni Paolo II, al culmine della sua malattia, durante le ultime processioni del Corpus Domini, quasi accasciato in ginocchio davanti al Santissimo? Ma neanche allora rinunciava a esprimere, con tutto il suo corpo devastato dalla malattia il suo rispetto, la sua devozione e il suo amore per l’ostia consacrata, il corpo di Cristo”.

Per il giornalista genovese se noi “partecipiamo, durante la messa, all’Ultima Cena del Signore, perché dovremmo vivere questo momento impressionante assumendo l’ostia in piedi, come cavalli? Un grande scrittore francese, molto anziano, disse a un suo amico che si preoccupava delle sue condizioni di salute: grazie a Dio, sono ancora abbastanza uomo per inginocchiarmi. Ecco, siamo uomini – e donne – e inginocchiamoci”.

Il prof. Ettore Gotti Tedeschi, che ha ricoperto l’incarico di presidente dell’Istituto per le Opere di Religione dal 2009 al 2012 ha spiegato di considerare un errore, o peggio, la comunione data in mano per tre ragioni: “non ho le mani consacrate; il rischio di perdita, di dispersione, di piccolissimi frammenti che possono provocare la profanazione stessa del Corpo Eucaristico, la perdita del senso del sacro”.

In merito al primo punto il dottor Gotti Tedeschi ha spiegato che è vero che nei primi due-tre secoli della Chiesa “si dava la comunione in mano ma venne persino indetto un Concilio a Roma, nel 404 sotto Innocenzo I, in cui si vietò di dare la comunione in mano. Sono praticamente 1400 anni che la comunione dovrebbe essere data in bocca. Poi ne parla con estrema chiarezza, nella Summa Teologica, anche San Tommaso d’Aquino dicendo, addirittura, che soltanto chi ha consacrato quell’Eucaristia può distribuirla”.

L’economista ha voluto ricordare che San Giovanni Paolo II, nella Lettera Dominicae Cenae (“Sul mistero e culto dell’eucaristia”) del 24 febbraio 1980, indirizzata a tutti i vescovi, ha sostenuto che “non si doveva dare la comunione in mano. Ma lo stesso Paolo VI disse qualcosa di importante anche se viene citato in maniera ambigua. Lui fece un indulto per la comunione data in mano. Dal punto di vista giuridico l’indulto vuol dire un perdono. Cioè lui scusò chi lo faceva già. Ma lo stesso Paolo VI insegnò e sostenne, con una forza ammirevole, che dare la comunione in mano avrebbe provocato progressivamente una forma di de-sacralizzazione della distribuzione della stessa eucaristia. Quindi il fatto di non prendere la comunione in mano perché non si ha le mani consacrate credo che sia abbastanza confermato da tutta la Storia della Chiesa”.

Dopo aver ricordato il rischio della dispersione dei frammenti eucaristici attraverso la comunione sulla mano, l’ex Presidente dello Ior ha svelato di avere i brividi quando sente difendere la comunione data in mano e attaccare chi la prende invece in bocca, magari inginocchiandosi. “Sembrerebbero quasi degli alleati dei Luterani, dei Protestanti che, non credendo alla Transustanziazione, danno la Comunione in mano. Noi cattolici crediamo alla piena Presenza Reale di Cristo. È realmente il Corpo e il Sangue di Cristo. Come si può pensare di non avere un eccesso di rispetto per il Santissimo Sacramento. Verrebbe da pensare che questa forma di progressismo voglia portarci, appunto progressivamente, verso il Luteranesimo o voglia compiacere il Luteranesimo”.

“La comunione viene data in mano perché si potrebbe contaminare la bocca con dei virus, sostiene qualcuno. Perché, se te la metto in mano e poi tu la prendi e la porti in bocca, la mano tua non ha già contaminato l’Ostia con qualche virus?”, ha concluso Gotti Tedeschi.

Per Julio Loredo, della TFP Italia, la comunione eucaristica “deve essere ricevuta con tutta la venerazione con la quale uno deve ricevere e stare davanti a Dio: in ginocchio, come è stato sempre in tutta la tradizione la chiesa. Ma purtroppo spesso mancano gli inginocchiatoi, le strutture che permettano di ricevere la comunione in ginocchio e sulla bocca. Noi non siamo sacerdoti, non abbiamo le mani consacrate e non possiamo toccare la Santa Eucaristia”.

Loredo si è chiesto perché la gente oggi fa comunione sulla mano e perché non si inginocchia quando fa la comunione. La sua risposta è stata: “che la liturgia e il Catechismo della Chiesa sono stati adattati alla mentalità egualitaria dei nostri giorni. Una mentalità creata dal processo rivoluzionario che, già da cinque o sei secoli, sta distruggendo la civilizzazione cristiana, sta distruggendo la Chiesa e tiene come caratteristica principale l’egualitarismo. E’ importante lottare perché la Chiesa non sia più influenzata dallo spirito rivoluzionario, lottare contro il processo rivoluzionario gnostico ed egualitario. O noi andiamo ad affrontare il problema alla radice o tutto quello che faremo sarà palliativo”.

Il teologo polacco padre Tadeuz Guz ha detto: “l’unico modo, il più santo, il più impeccabile, il più adatto nei confronti del Signore Dio, di ricevere il Santissimo Sacramento è l’inginocchiarsi e il ricevere la comunione in bocca. L’unico. Tutti gli altri modi, anche se autorizzati dal diritto ecclesiastico, sono imperfetti. E sono autorizzati solo perché la nostra fede eucaristica si è indebolita. Il nostro pensiero eucaristico e il nostro atteggiamento eucaristico si sono indeboliti, sono stati sminuiti. E così la Chiesa ‘ha mostrato misericordia’ nei confronti della nostra fede eucaristica e ci ha insegnato che se qualcuno non può ricevere l’Eucaristia in modo corretto, la riceve in modo inopportuno”.

Per l’accademico polacco “si sta in piedi solo quando si ha di fronte a sé uno di pari grado. Ma davanti a Dio anche gli angeli in Cielo si inginocchiano. Se i santi del Cielo si inginocchiano davanti al trono di Dio, come possiamo noi alzarci davanti a Dio?”.

“il pensiero hegeliano”, ha spiegato padre Guz, “ha portato a grandi tragedie e alla definizione teorica dell’ideologia del marxismo, del leninismo e del socialismo razzista di Adolf Hitler. Le più grandi guerre mondiali, devastazioni e oltre un miliardo di infanticidio solo dovuti al fatto che non solo l’esistenza di Dio è stata contestata ma che Dio stesso è stato messo all’angolo. E il Suo posto è stato occupato da vari idoli. Ho studiato l’ideologia dell’hitlerismo e le parole di Führer alla sua nazione tedesca o germanofona: ‘Un vero tedesco non si inginocchia davanti a nessuno, sono tutti gli altri, che non sono di sangue e razza tedesca, che devono inginocchiarsi davanti alla nostra razza, come la razza dei signori’. Che cosa significa? La posizione in piedi può essere applicata solo quando Dio viene considerato uno uguale a noi. E ciò significa la de-teologizzazione di Dio. Così priviamo Dio della Sua Divinità. Ed allora tali persone possono dire al massimo che vali quanto valgo io. Come ha detto Ludwig Feuerbach: ‘da questo momento tutti siamo dei’. Perché se Hegel, ed ancora prima Lutero, hanno detto che facciamo parte di Dio, insieme al diavolo, a che cosa ci serve Dio e quale Dio abbiamo di fronte al quale potremmo inginocchiarci? […] Che Dio Vi benedica e che Vi aiuti a costruire comportamenti eucaristici nelle vostre vite private, comunitarie e familiari. Per diventare dei veri figli dell’Eucaristia perché solo allora possiamo essere veri figli di Dio. E solo allora non diventeremo figli del diavolo”.

ADAM LOON OTTER

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