La Fede Quotidiana ospita il breve commento del giovane teologo Matteo Orlando* alle liturgie (Liturgia delle Ore e Liturgia della Parola) di venerdì 9 febbraio.
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Nella Liturgia della parola di oggi, venerdì 9 Febbraio 2018, Nostro Signore Gesù Cristo compie un miracolo straordinario. Fa udire e parlare un sordomuto (Vangelo secondo san Marco 7,31-37). Toccandola con la saliva che umidifica la sua parola di vita e di gioia, Gesù scioglie la lingua del muto e gli dà lingua e parole nuove. «Effatà» («Apriti!»). Ponendo le dita negli orecchi gli si aprirono.
In quel tempo e nel nostro tempo, Gesù «fa udire i sordi e fa parlare i muti!». La luce del Figlio di Dio, parola di verità, disperde le tenebre dell’ignoranza, accresce in noi il vigore della fede.
Nostro Signore Gesù Cristo comunicò al genere umano un nuovo principio spirituale. Lo spiega magnificamente, nel Discorso per il Natale del Signore (7,2.6), san Leone Magno papa, riportato oggi nella Seconda Lettura dell’Ufficio delle Letture: «Nostro Signore Gesù Cristo, nascendo vero uomo, senza cessare mai di essere vero Dio, diede inizio, in se stesso, ad una nuova creazione e, con questa nascita, comunicò al genere umano un principio spirituale. Quale mente potrebbe comprendere questo mistero, o quale lingua potrebbe esprimere questa grazia? L’umanità peccatrice ritrova l’innocenza, l’umanità invecchiata nel male riacquista una nuova vita; gli estranei ricevono l’adozione e degli stranieri entrano in possesso dell’eredità. Dèstati, o uomo, e riconosci la dignità della tua natura! Ricordati che sei stato creato ad immagine di Dio; che, se questa somiglianza si è deformata in Adamo, è stata tuttavia restaurata in Cristo. Delle creature visibili sèrviti in modo conveniente, come ti servi della terra, del mare, del cielo, dell’aria, delle sorgenti, dei fiumi. Quanto di bello e di meraviglioso trovi in essi, indirizzalo a lode e a gloria del Creatore. Con il senso corporeo della vista accogli pure la luce materiale, ma insieme abbraccia, con tutto l’ardore del tuo cuore, quella vera luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9). Di questa luce il profeta dice: “Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti” (Sal 33, 6). Se noi infatti siamo tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi, vale molto più quello che ciascun fedele porta nel suo cuore, di quanto può ammirare nel cielo. Non vogliamo con questo, o carissimi, incitarvi o persuadervi a disprezzare le opere di Dio, o a vedere qualcosa di contrario alla vostra fede nelle cose che il Dio della bontà ha creato buone, ma vogliamo solo esortarvi, perché sappiate servirvi di ogni creatura e di tutta la bellezza di questo mondo in modo saggio ed equilibrato. Difatti, come dice l’Apostolo: “Le cose visibili sono d\’un momento, quelle invisibili sono eterne” (2 Cor 4,18). Quindi, poiché siamo nati per la vita presente, ma poi siamo rinati per quella futura, non dobbiamo essere tutti dediti ai beni temporali, ma tendere ai beni eterni. Per poter anzi contemplare più da vicino ciò che speriamo, riflettiamo a quanto la grazia divina ha conferito alla nostra natura. Ascoltiamo l’Apostolo, che ci dice: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria” (Col 3,34) che vive e regna con il Padre e con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen». La chiarezza espositiva di Leone Magno è inarrivabile!
Tra i beati (Luigi Magana, Giacomo Abbondo, Leopoldo Da Alpandeire Marquez Sanchez, Bernardino Caimi) e i santi (Apollonia, Rinaldo di Nocera Umbra, i martiri di Alessandria d’Egitto, Primo e Donato, Teliano, Ansberto, Altone, Marone, Sabino di Canosa, Sabino di Avellino, Auedeberto di Senlis, Einion Frenchin, Miguel Febres Cordero) che si ricordano oggi, concentriamo la nostra attenzione sulla beata ANNA CATERINA EMMERICK.
“La Beata Anna Katharina Emmerick – ha detto Giovanni Paolo II – la dolorosa passione di nostro Signore Gesù Cristo l’ha vissuta sul suo corpo. È opera della grazia divina il fatto che la figlia di poveri contadini, che con tenacia ricercò la vicinanza di Dio, sia divenuta la nota Mistica del Land di Münster. La sua povertà materiale si contrappone a una ricca vita interiore… Ella traeva questa forza dalla santissima Eucaristia. Ancora oggi trasmette a tutti il messaggio salvifico: Attraverso le ferite di Cristo siamo salvati”. Nata l’8 settembre del 1774, nel 1802 fu accolta nel monastero di Agnetenberg. Quando nel 1811, il monastero venne soppresso, la Emmerick fu accolta a Dolmen come domestica. Dopo che cominciò a sperimentare i dolori della Passione di Cristo, ricevette le stimmate.
Diffusasi la voce dei suoi doni soprannaturali (sopravvivenza in assenza di alimentazione, conoscenza dei cuori umani e dei misteri biblici della fede, partecipazione con lo spirito nell’aldilà e comunione con le anime del purgatorio) molte persone cominciarono a farle visita, ricevendone insegnamenti e gesti di benevolenza.
Dal 1819 fino alla morte (avvenuta il 9 febbraio del 1824), le visioni della Emmerick (con i vangeli canonici, utilizzate per la sceneggiatura del film “La Passione di Cristo” di Mel Gibson) furono annotate da Clemens Brentano.
Servire l’opera della Redenzione secondo il modello della fede e dell’amore di Maria: questo voleva Anna Katharina Emmerick, e questo riuscì a fare.
- Matteo Orlando, laurea in Giurisprudenza e Licenza in Teologia Spirituale, è giornalista pubblicista e autore dei volumi Faithbook: La fede cattolica nel tempo dei conigli e Sotto attacco: La scure di revisionisti e censori sui beati e i santi.