Scrive Invernizzi: “Dopo la legge sulle unioni civili (2016), dopo quella sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat, 2017) che hanno aperto la strada all’eutanasia, in attesa di capire che cosa avverrà il prossimo 24 settembre quando la Corte costituzionale terrà una nuova udienza per decidere la legittimità costituzionale dell’art. 580 del Codice penale che punisce l’aiuto al suicidio, le forze che si ispirano alla «cultura della morte» preparano il futuro, predisponendo la legalizzazione dell’utero in affitto con la presentazione di una proposta di legge, naturalmente intitolata Gestazione per Altri solidale (GPA) con lo scopo di sottolinearne l’improbabile aspetto caritativo, presentata dalle associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Certi Diritti e Famiglie Arcobaleno, testo che è stato illustrato il 19 giugno a un convegno presso la sede nazionale della Cgil”.
Il reggente di Alleanza Cattolica ha spiegato che l’attacco ai fondamenti dell’antropologia naturale e cristiana è in atto almeno dal 1968. “Non è una novità e l’Italia è stata lenta nell’adeguarsi a questo processo rivoluzionario per via della resistenza che il nostro Paese ha saputo opporre negli ultimi decenni e che vale la pena ricordare nei suoi passaggi più importanti. Nel 1968 l’enciclica Humanae vitae di san Paolo VI e dieci anni dopo, dal 1979 al 1984, le catechesi sull’amore umano di san Giovanni Paolo II sono state le più grandi (e straordinarie per profondità e bellezza) risposte della Chiesa alla Rivoluzione sessuale, parte fondamentale di quella rivoluzione culturale che porta il nome di Sessantotto. Da questi testi del Magistero, che hanno preso una forma sempre più organica con Familiaris consortio (1981) ed Evangelium vitae (1995) di san Giovanni Paolo II, sono nati, nel mondo e in Italia, i diversi movimenti per la vita e la famiglia che hanno combattuto tante battaglie, perdendo quelle sul divorzio (1974) e l’aborto (1981), ma mantenendo nel nostro Paese una attenzione costante ai temi antropologici, quasi un presidio, così svolgendo la funzione di “oca del campidoglio” pronta a gridare di fronte all’avvicinarsi del nemico. Questa funzione è stata svolta con puntualità soprattutto dopo il discorso che il Santo Padre Giovanni Paolo II fece a Loreto rivolgendosi alla Chiesa italiana nel 1985, quando chiese ai cattolici di spendersi nella vita pubblica rinunciando a farsi rappresentare da partiti ma cercando di assumersi direttamente questa responsabilità. Questo impegno non è stato senza esito: pur essendo ormai una netta minoranza, come i referendum su divorzio e aborto avevano confermato, i cattolici hanno saputo combattere la buona battaglia sui temi etici e contemporaneamente cominciare a ritornare a studiare e approfondire i fondamentali in tema di vita e famiglia, accompagnati dal Magistero in particolare di Benedetto XVI e Francesco e dalla nascita di studi, corsi e istituti universitari e di formazione sul tema della bioetica e della centralità della famiglia. Tuttavia, ogni volta che si profilava l’apertura di un nuovo fronte, il mondo cattolico era attraversato da paure e timori più o meno infondati di perdere gli indubbi privilegi che la Chiesa ha sempre avuto in Italia nel secondo dopoguerra e continua ad avere. Era stata la paura di raccogliere le firme per indire i referendum abrogativi delle leggi su divorzio e aborto, una paura che tanti ricordano e che causò ritardi e divisioni all’interno della Chiesa con molti intellettuali cattolici che si opposero fra il 1970 e il 1974: era in sostanza la paura di andare allo scontro con ideologie che apparivano vincenti”.
Riflettendo sull’oggi della Chiesa, Invernizzi ha scritto che “anche oggi questa paura si ripropone, sotto forme diverse” ed ha spiegato che l’attacco portato a una concezione dell’uomo rispettosa della natura “non riguarda solo i due temi ricordati, ma tutto l’umano e sarebbe sbagliato dimenticare che vengono attaccate anche libertà fondamentali come la libertà religiosa, così come vengono messi in discussione la dignità del lavoro e il principio di autorità, per fare solo degli esempi. Il numero di persone inquinate dall’ideologia dei “nuovi diritti” è tale che non basta più contrapporsi, ma bisogna sempre più rieducare, partendo da una umile proposta missionaria della fede, ma anche semplicemente di quella “umanità di base” a cui fa spesso riferimento il regnante pontefice. Detto questo, la paura rimane e si percepisce, parlando con i vescovi e in generale con chi nel mondo cattolico è investito di una qualche autorità. A mio avviso, vengono troppo temute le possibili conseguenze di una contrapposizione che ponesse la Chiesa in contrasto con i “poteri forti” del mondo occidentale e viene sopravvalutata l’importanza degli esiti politici di una autentica testimonianza per la verità sull’uomo”.
Secondo Invernizzi si deve “trovare il coraggio di dire la verità e di dirla bene, non con quello zelo amaro che la rende odiosa e incapace di convincere; ma dirla con forza e costanza, opportune et importune, senza preoccuparsi più di tanto se verrà ripresa e porterà effetti legislativi e politici, superando il timore che i cattolici diventeranno ancora più emarginati e contestati. Per fare un esempio relativo ai nostri giorni: oggi, i più fra gli italiani non hanno la consapevolezza che la Chiesa sia attualmente impegnata nella battaglia in corso per difendere la vita contro l’eutanasia. Vogliamo ricordare loro quanto di splendido ha detto il Magistero sul tema? Ancora in queste ore Papa Francesco ha detto alla Fiamc (Federazione internazionale dei medici cattolici) riunita a Roma per rinnovare la propria consacrazione al Sacro Cuore che «Dobbiamo anche ricordarci che curare vuol dire rispettare il dono della vita dall’inizio fino alla fine» (22 giugno). Vogliamo ripeterlo senza paura in tutte le sedi possibili?”.