Con un appello pubblicato il 3 marzo sul quotidiano La Croce, il giornalista Mario Adinolfi e l’avvocato Gianfranco Amato hanno lanciato il movimento politico “IL POPOLO DELLA FAMIGLIA”, chiamando a raccolta il popolo del family day e sostenendo già dal titolo dell’appello che “L’Italia ha bisogno dei cattolici”. «Quel popolo che si è manifestato come grande novità al Circo Massimo e, a partire da quell’appuntamento, nel Paese tutto», scrivono Adinolfi e Amato, «il Popolo della Famiglia sceglie ancora una volta di manifestarsi e per farlo si incammina su una strada faticosa ma decisiva: la richiesta di consenso agli italiani. Da subito, da oggi stesso, lavoreremo alla costruzione di liste del Popolo della Famiglia in vista delle amministrative di primavera, presenteremo nostri candidati sindaci in centinaia di città e comuni, ci assumeremo la responsabilità di una rappresentanza politica diretta per quelle idee. Chi ha detto di volerle rappresentare le ha in realtà strumentalizzate e tradite, ora è tempo di costruire dal basso una forza capace di essere un baluardo di libertà e verità nei confronti di una politica che sta lanciando la società italiana verso il baratro», perchè se «i parlamentari cattolici producono questi risultati, c’è evidentemente un problema di rappresentanza».
Amato e Adinolfi invitano tutti «donne e uomini, giovani e giovanissimi, nonne e nonni» a difendere la vita e la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio» come recita l’articolo 29 della Costituzione. «Ora il gioco si fa serio e sarà complesso», scrivono due degli organizzatori del Family Day. «Chiediamo agli italiani consensi e sul consenso saremo misurati. Se sarà sorprendente, come sorprendente è stata la massiccia partecipazione alle manifestazioni in difesa della famiglia, allora avremo la possibilità concreta di cambiare la storia d’Italia, e di fare del nostro Paese il luogo da cui potrà partire una resistenza anche a livello europeo, che, presto o tardi, spazzerà via tutti quei falsi miti di progresso incardinati nelle società di mezzo continente da normative ispirate al più bieco individualismo». Confidando nell’aiuto di Dio e nello sguardo benevolo di Maria Vergine, oltre all’«operativo consenso e sostegno», Adinolfi e Amato auspicano che questo ennesimo impossibile traguardo possa essere raggiunto. «Mettiamoci in cammino, la strada è lunga e faticosa, ma da oggi essa può condurre ad obiettivi doverosi e concreti da raggiungere. Ognuno sia responsabile di una spinta positiva dal basso che aiuti ogni fratello e ogni sorella a prendere coraggio e a mettersi in marcia per fare quel che è giusto e salvare l’Italia dalla sua deriva verso il nulla».
Nella prima parte del loro appello viene ricordata l’approvazione del disegno di legge sulle unioni omosessuali, avvenuta con i voti anche di «parlamentari sedicenti cattolici, alcuni presenti anche al Circo Massimo a sostegno del Family Day» e attraverso «una violenta e a-democratica mozione di fiducia». Ricordando che «il popolo ha parlato, ma non è stato ascoltato», Adinolfi e Amato, denunciano la nuova proposta di legge sulla adozioni che vuole supplire allo stralcio della stepchild adoption, «garantendo adozioni per tutti, compresi omosessuali e single», la ripresa dell’iter del divorzio lampo, i 4 progetti di legge sull’eutanasia, una normativa tesa alla droga libera, la sentenza «contra legem» del Tribunale dei minori di Roma che ha garantito «una stepchild adoption incrociata» a una coppia lesbica… e ribadiscono che il popolo del Family Day «è un popolo vasto, assai più vasto persino rispetto a quello visibilmente presente […] composto da mamme, papà, nonni, nonne, religiosi, sacerdoti e religiose, che può dare molto al nostro Paese e di cui l’Italia ha davvero bisogno. […] un popolo composto interamente da figli, figli che non dimenticano il diritto primigenio di ogni figlio, quello di avere una mamma e un papà. Da questa radice nasce un popolo dai valori forti, saldi, per i quali non c’è predisposizione ad alcun compromesso. Un popolo che vuole salvaguardare la propria identità e non accetta che dalle scuole siano estirpati a dicembre il Natale e a marzo la Pasqua. Un popolo che nelle aule scolastiche vuole il Crocifisso come segno della propria identità, non un corso gender per bambini di cinque anni da turbare nell’aspetto dell’identità sessuale. È un popolo che lavora, che fatica, che non si vergogna di dire che per una donna viene prima il proprio essere madre che uno stipendio da impiegata e che, dunque, il grande imbroglio di sacrificare la famiglia a un’illusione di carriera è l’ennesimo falso mito di progresso. Si aiuti invece la donna a svolgere la propria decisiva funzione materna, anche nell’ambito della propria legittima e molto spesso indispensabile attività lavorativa. Ma un Paese che non fa più figli, che nel 2015 ha un saldo tra morti e nuovi nati pesantemente a favore dei primi, è un Paese che non ha futuro. E invece il Popolo della Famiglia è un popolo tutto rivolto al futuro».
Dopo la diffusione della notizia cominciano a fioccare i commenti. Si va dai più entusiasti ai fortemente critici verso l’iniziativa, anche in ambito cattolico. Si teme un flop come è successo qualche anno fa per Giuliano Ferrara con la sua lista contro l’aborto
Matteo Orlando