«Quella che proponiamo sul festival di Sanremo è una campagna non di boicottaggio ma di mobilitazione politica e di informazione. Ci chiediamo semplicemente, da cittadini e non da cattolici: è giusto che il programma più importante del servizio pubblico radiotelevisivo scelga i suoi protagonisti più pagati (dai soldi delle famiglie italiane) tra i testimonial dell’utero in affitto? Si tratta solo di una casualità che Elton John e Nicole Kidman l’anno scorso, Ricky Martin e Tiziano Ferro quest’anno, siano i super-ospiti prescelti e tutti e quattro siano testimonial del business della maternità surrogata? Ci sembra qualcosa su cui riflettere».
Spiega così a La Fede Quotidiana Mario Adinolfi l’iniziativa che sarà portata avanti durante il Festival di Sanremo dal Partito della Famiglia (PDF) che ha fondato. «Dopo la bellissima assemblea nazionale del teatro Eliseo, il Popolo della Famiglia continua sulla sua strada di soggetto politico autonomo che chiede consenso agli italiani su proposte precise di sostegno alla famiglia naturale, contro i falsi miti di progresso. Abbiamo proposto il reddito di maternità, il quoziente familiare, il sostegno alle famiglie numerose per salvarle dal baratro della povertà e diciamo no al “matrimonio” egualitario, all’utero in affitto, all’eutanasia, alla droga libera e a tutte le proposte di legge contro la dignità della persona umana».
Con La Fede Quotidiana Adinolfi ha parlato anche dell’iniziativa di bloccare per legge i portali porno sul web. «Essere soggetto politico significa chiedere consenso per rendere operative le proposte attraverso normative ad hoc. Se saremo abbastanza forti in Parlamento proporremo il bando dei portali porno del web, che rovinano l’approccio alla sessualità dei ragazzini dai dieci anni in su, imponendo modelli etici e estetici assolutamente intollerabili».
In merito al prossimo obiettivo di alcuni partiti politici, cioè l’introduzione dell’eutanasia, Adinolfi spiega che «tenteranno di far approvare la legge sul cosiddetto testamento biologico. Anche grazie alla nostra opposizione nel paese, non ci riusciranno».
Matteo Orlando