Nessun Paese si tiri indietro nella gestione dei migranti che arrivano ai confini più estremi dell’Europa e venga respinta ovunque la politica della paura e della dissuasione. “La solidarietà dovrebbe essere il principio guida che governa la migrazione e in particolare l’accoglienza dei rifugiati nell’Ue”. È quanto chiedono le Chiese europee in una Dichiarazione congiunta diffusa alla vigilia del “Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo”. Era stata la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ad annunciare nel suo Discorso sullo stato dell’Unione l’intenzione di presentare una proposta di revisione del sistema di asilo europeo con l’obiettivo di abolire il regolamento di Dublino e di sostituirlo con “un meccanismo di forte solidarietà tra partner” in modo che i Paesi più esposti ai flussi possano in futuro poter contare sugli altri.
I dettagli del progetto saranno annunciati il 23 settembre. A sostegno delle intenzioni della Commissione, le Chiese hanno diffuso un documento firmato dalla Conferenza delle Chiese europee (Cec), dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), dal Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, dalla Federazione Luterana mondiale, la Comunione anglicana, le Chiese Riformate e organizzazioni della Chiesa di Grecia. “I recenti eventi nel campo di Moria sull’isola di Lesbo in Grecia – scrivono – evidenziano una lunga storia di fallimenti della politica dell’Ue in materia di migrazione e asilo e la sua incoerenza con i valori fondamentali dell’Unione e con principi etici e di fede fondamentali”. “Mentre siamo ancora scioccati e rattristati dagli eventi di Moria – si legge nel testo – chiediamo che si tragga lezione da questa esperienza” e “siano offerte soluzioni durevoli ed eque” ai migranti bloccati a Lesbo.
Le Chiese sono convinte che la continuazione dell’approccio “hotspot” e le attuali procedure di frontiera non risolveranno il problema. Anzi, rischiano di generare in futuro “molte nuove tragedie”. Le Chiese affermano di aver apprezzato il discorso della presidente Von der Leyen sullo stato dell’Unione del 16 settembre, soprattutto laddove ha ricordato che “salvare vite in mare non è un optional” e che “quei Paesi che adempiono ai loro doveri legali e morali o sono più esposti di altri, devono poter contare sulla solidarietà di tutta la nostra Unione europea”. Le Chiese hanno quindi deciso di unire le loro voci a quella della presidente della Commissione Ue per chiedere più solidarietà: “all’interno dell’Unione europea, la responsabilità dell’accoglienza deve essere condivisa in maniera più equa”, scrivono nel documento.
E aggiungono: “L’attuale sistema ‘Dublino’, incentrato di fatto sull’attribuzione delle responsabilità ai Paesi di primo ingresso nell’Ue – come Cipro, Malta, Grecia e Italia – è fondamentalmente ingiusto sia per i richiedenti asilo che per i Paesi al confine esterno, e in pratica compromette il diritto a un’accoglienza adeguata”. Forti di esperienze già avviate da tempo come i corridoi umanitari, le Chiese chiedono all’Ue di assicurare “passaggi sicuri” per evitare alle persone viaggi pericolosi ma soprattutto per lottare contro “il modello di business dei trafficanti”. E rincarano: “tali passaggi sicuri dovrebbero essere aperti non solo alle persone in cerca di protezione, ma anche coinvolgere persone che desiderano unirsi alla propria famiglia o che vengono in Europa per migliorare la propria condizione”. Infine, un invito agli attori politici: “ci aspettiamo che l’Unione europea respinga il discorso e la politica della paura e della dissuasione e adotti una posizione di principio e una pratica compassionevole basata sui valori fondamentali su cui si radica l’Ue”. (SIR)