Rino Cammilleri dedica il suo nuovo romanzo storico, “Il mio nome è Giuda” (La fontana di Siloe, Torino 2017, pp. 270, € 19,50), alla vita e alla personalità di quell’“uomo di Keriot” che tradì Gesù. Nel libro, che uscirà a livello nazionale il prossimo giovedì 23 novembre, sulla base delle testimonianze evangeliche e di altre attendibili documentazioni storiche dell’epoca, il noto giornalista e scrittore cattolico siciliano, cerca di rispondere fondamentalmente a una domanda: perché Giuda consegna Gesù al Sinedrio dopo averlo seguito per tre anni?
Si tratta, in effetti, di uno degli interrogativi più appassionanti del Nuovo Testamento ed è, appunto, al centro di questo romanzo sorprendente che, in maniera originale, racconta le vicende di Gesù dal punto di vista e con la voce dell’apostolo rinnegato il cui nome è diventato sinonimo di tradimento e falsità. «Non sono stato io a scegliervi? Eppure uno di voi è un diavolo!», disse in effetti di lui in uno dei momenti più difficili della sua esistenza terrena il Figlio di Dio.
La storia parte da Giovanni il Battista, di cui Giuda è discepolo. Unico apostolo giudeo (tutti gli altri sono galilei), l’uomo di Keriot è anche il solo ad aver studiato e a non essere stato «chiamato» (almeno inizialmente). Per tutta la vita Giuda insomma non ha fatto altro che aspettare il Messia per mettersi al suo servizio. «Mio padre, uomo facoltoso e vero israelita – gli fa dire Cammilleri nel primo capitolo del libro -, mi aveva fatto studiare ai piedi dei migliori maestri perché fossi pronto per la venuta del Messia».
Di falsi profeti ne ha incontrati tanti, ma Gesù gli sembra quello autentico e, così, decide di seguirlo con un entusiasmo che, però, va via via scemando. Ai suoi occhi il Salvatore non si comporta come il “re glorioso”, il Messia sperato, anche se compie miracoli inauditi. Per questo Giuda rimane spiazzato. Osserva attentamente ciò che vede e sente intorno a sé ma, invece di mettersi alla scuola del Maestro, rimugina, tentenna, è diviso tra ansie e incertezze, dubbi e tormenti, tanto comprensibili in un “uomo carnale” ma inammissibili in uno degli Apostoli in cui Gesù ha riposto una fiducia così grande.
Anche se “Il mio nome è Giuda” è scritto con stile agile e avvincente, alla sua base vi è una ricerca storica e un rigore documentale non comuni. Del resto Rino Cammilleri è autore, da quarant’anni ormai, di una trentina di libri pubblicati dai maggiori editori nazionali, alcuni dei quali tradotti in più lingue. Nel genere romanzesco-storico eccelle poi nelle pennellate d’ambiente e nella ricostruzione psicologica dei vari personaggi. La sua produzione spazia dalla narrativa alla saggistica con volumi che troviamo ancora nelle migliori librerie cattoliche come “Gli occhi di Maria”, scritto con Vittorio Messori e, editi dalla Lindau di Torino (di cui “La fontana di Siloe” dipende), “Dio è cattolico?” “Antidoti”, “Denaro e paradiso. I cattolici e l’economia globale” (con Ettore Gotti Tedeschi); “Come fu che divenni CCP (cattolico credente e praticante)”, “Io e il diavolo. Il romanzo di Sant’Antonio da Padova”. Rino Cammilleri da molti anni collabora e cura regolarmente rubriche sul quotidiano «Il Giornale», sul mensile «Il Timone» e sulla testata d’informazione online «La Nuova Bussola Quotidiana».
Giuseppe Brienza