Il Vangelo del giorno
Venerdì 28 aprile 2023
Gv 6, 52-59
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
COMMENTO DI DON RUGGERO GORLETTI
«Come può costui darci la sua carne da mangiare?». È questa la domanda dei Giudei. Ed è questa, se vogliamo essere sinceri, la domanda di molti di noi. Come è possibile che nel pane e nel vino consacrato Gesù sia presente realmente in corpo, sangue, anima e divinità? Come è possibile che sia presente davvero, se fisicamente non c’è? Oggi molti credenti, anche praticanti, non credono alla presenza reale di Gesù nelle specie eucaristiche. Molti pensano sia solo un simbolo. E questa è una cosa grave. Gesù nell’Eucaristia è presente davvero. Se ne fossimo convinti davvero non saremmo così superficiali nel considerare l’Eucaristia. Oggi molte persone non si inginocchiano a Messa durante la consacrazione, si accostano all’Eucaristia in modo superficiale, non si fermano a ringraziare per un momento al termine della Messa ma si perdono in chiacchiere, mentre il Signore è realmente presente in noi per quindici-venti minuti, finché l’ostia consacrata non viene assorbita dal nostro corpo. E peggio: molte persone si accostano all’Eucaristia senza essersi confessate, pur avendo commesso dei peccati gravi. Questo significa che noi non pensiamo che nell’Eucaristia Dio ci sia davvero. Invece c’è.