“Catechesi per tutti, anche per chi non ne vuole” (edizioni Dario Flaccovio Palermo) è l’ultimo accattivante gioiello del parroco e storico siciliano don Antonino Michele Crociata da Castellammare del Golfo, Trapani.
Il noto sacerdote ha alle sue spalle la produzione di tanti volumi e quest’ ultimo specca per sintesi e capacità, con la bella introduzione di don Mario Pieracci.
Don Antonino, perché ha dato questo nome al libro?
“Io ho coltivato sempre, nella mia vita, una vocazione missionaria. Pensi che, quando ancora frequentavo le elementari, ero nella mia scuola delegato della “Pontificia Opera della Santa Infanzia”. Quando ero studente universitario nella Facoltà di Lettere fui promotore e tra i fondatori del “Movimento Giovanile Missionario” in Sicilia, spinto e sostenuto da don Luigi Bommarito, allora direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano di Monreale e recentemente deceduto come arcivescovo emerito di Catania. “Catechesi per tutti” è solo una manifestazione di questa vocazione missionaria, un libro diretto soprattutto “ad extra”. Gesù dice: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura…” (Mt 16,15ss). Rivolgersi a tutti è, dunque, tipico dell’evangelizzazione. La Chiesa è anche per questo “cattolica”, cioè universale e mandata a tutti indistintamente”.
Nel sottotitolo sta scritto: “…anche per chi non ne vuole”. Di che si tratta?
“Il libro è stato scritto, soprattutto, per “quelli di fuori”, cioè per i non praticanti, per coloro che hanno abbandonato la vita cristiana e per quelli che, per varie ragioni, non hanno mai accettato Cristo come Signore della propria vita. “…anche per chi non ne vuole” intende, inoltre, obbedire all’esortazione di san Paolo a Timoteo: “Annunzia la Parola, insisti in ogni occasione opportuna o non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina” (2 Tm 4,2). Non è un metodo oggi molto praticato. Oggi, purtroppo, sussistono qua e là remore e ipocrisie che ci allontanano dalla Verità e compromettono gravemente la nostra missione e la nostra stessa presenza in questo mondo. Basti pensare a certi comportamenti assolutori e talora persino benedicenti di costumi e tradizioni non conciliabili con il Cristianesimo e in sé e per sé inaccettabili, tra cui anche alcuni relativi al Decalogo. Per taluni sedicenti “cristiani”, purtroppo, oggi i comandamenti di Dio non sono più dieci (e i principali “espulsi” sono il primo, il sesto e il nono) e i sacramenti non sono più sette (e, tra essi, il principale “espulso” è la Penitenza). Siamo, cioè, in un contesto ereticale ormai così avanzato da rasentare l’apostasia”.
Pensa che oggi nelle parrocchie generalmente si faccia della buona catechesi cattolica o si parla di altri temi che non riguardano la Chiesa?
“Io so parlare ovviamente solo della mia parrocchia e non delle altre. Sinceramente non lo so e, anzi, penso che gli altri preti ce la mettano tutta per evangelizzare, anche se oggi evangelizzare è per tutti noi diventata un’impresa piuttosto ardua. Questo, infatti, richiede fede, spirito di sacrificio, costanza, determinazione e talora potrebbe apparire persino poco sopportabile o addirittura insopportabile. Ci vogliono, dunque, anche prudenza, cautela, discernimento…pure nella scelta dei catechisti. Il Signore, comunque, ci ha voluti per questo e non per altro. Che, poi, si possa parlare “anche” di altri temi non mi sembra cosa criticabile e inopportuna. Il Vangelo, infatti, va calato nella realtà sociale, culturale e politica in cui ci troviamo, purché tutto ciò sia un tema aggiuntivo e non sostitutivo. Certo, la secolarizzazione ha dato vita al secolarismo e questo, purtroppo, è in tanti casi penetrato anche nella Chiesa, un guaio immenso”.
Nel libro si fa spesso riferimento al relativismo e al sincretismo. Perché?
“Il relativismo e il sincretismo appaiono oggi dominanti nella cultura pubblica e sono i guai maggiori che la Chiesa è chiamata ad affrontare. Queste culture anticristiane, neopagane e sostanzialmente politeiste cercano, infatti, di penetrare anche nella Chiesa e in taluni casi, purtroppo, ciò è già avvenuto. Vogliono, insomma, scardinare tutto e tagliare le stesse radici esistenziali della comunità voluta da Gesù. Il neo-modernismo, infatti, all’interno della comunità ecclesiale è indubbiamente la forbice di cui il relativismo e il sincretismo si servono per sradicare tutto allo scopo di fondare una Chiesa antropocentrica in sostituzione di quella cristocentrica voluta dal Signore e dagli apostoli. La Chiesa “antropocentrica” a cui si mira è, ovviamente, la Chiesa dell’uomo che si fa dio (il cosiddetto “nuovo umanesimo”) e non certamente la Chiesa di Dio che si fa uomo in Cristo. Siamo, dunque, in tempi molto difficili e dobbiamo, pertanto, predisporci anche all’eventuale martirio cruento o incruento che sia. A tal proposito mi limito a citare solo il recentissimo “caso” della giornalista cattolica Caroline Farrow, sottoposta a giudizio nel Regno Unito solo per essersi riferita a una persona cosiddetta “transgender” usando il maschile anziché il femminile, cioè per aver detto una pura e semplice verità naturale”.
Fenomeno Greta: qual è la sua idea?
“Io non sono competente in queste cose e, proprio per questo, preferisco ascoltare gli scienziati. I miei riferimenti sono, soprattutto, due calibri di prima grandezza: i professori Rubbia e Zichichi. Quello di Greta, dunque, mi appare solo un fenomeno da baraccone, dietro il quale, però, sembra stiano progetti e culture di tipo panteistico (e, quindi, anticristiano), che in quest’epoca di grande crisi dell’umanesimo e di grande affermazione dell’animalesimo preferiscono in genere agire di soppiatto. Ho sentito pure che Greta sia stata tra i candidati al Nobel della pace. Meno male che a Oslo il comitato non è caduto nella trappola. Questa, comunque, è un’ulteriore dimostrazione di quanto in basso sia ormai caduto da un po’ di tempo anche il premio, che nel recente passato è stato assegnato persino a un terrorista palestinese e, addirittura “a priori” (incredibile!), a un presidente americano all’inizio del suo mandato, rivelatosi poi in molte cose tutt’altro che commendevole. Rubbia, Zichichi e molti altri scienziati, insomma, smentiscono del tutto questa ragazza semianalfabeta”.
Che cosa si dovrebbe fare per tornare a una catechesi convincente?
“Bisogna convincersi che siamo già in un’epoca post-cristiana e, sotto molti aspetti, anche ex-cristiana o addirittura chiaramente scristianizzata. La rottura tra Vangelo e cultura è il dramma dell’epoca moderna e di quella odierna e so che per tanti ecclesiastici risulta difficile accettare questa realtà. Nell’attuale Europa occidentale neopagana questo fenomeno è crescente. A mio avviso, pertanto, al fine di attuare la cosiddetta “nuova evangelizzazione” bisognerebbe riadottare nella sostanza (anche se le forme potrebbero essere diverse) l’evangelizzazione e la catechesi adottate nell’Europa pagana all’inizio della prima evangelizzazione. A mio modesto avviso, pertanto, non serve più la sacramentalizzazione a tappeto, quasi sempre seguita ormai dall’abbandono dopo la cosiddetta “iniziazione cristiana”. Si potrebbe introdurre, ad esempio, il catecumenato lungo non solo per gli adulti che chiedono di essere battezzati, il cui numero è oggi crescente, ma anche per i genitori non praticanti che, per motivazioni quasi esclusivamente culturali e sociologiche, chiedono il battesimo per i loro bambini. Bisognerebbe, inoltre, reimpostare secondo la loro natura gli stessi sacramenti dell’iniziazione cristiana con l’Eucaristia al vertice di essa. Bisognerebbe valorizzare meglio e di più la Cresima/Confermazione, in quanto sacramento che ci rende “soldati di Gesù Cristo”, cioè combattenti per la fede e l’evangelizzazione a costo di tutto. Bisognerebbe reintrodurre il padrinato così come storicamente istituito, oppure abolirlo del tutto per evitare che continui a essere così come oggi è stato mal ridotto. So bene che tutte queste “riforme” e le molte altre di cui non parlo porterebbero a una sicura riduzione del numero dei cristiani, ma anche a un aumento notevole della loro qualità. Sono ovviamente richiesti in tal senso coraggio e determinazione e, proprio per questa mancanza… Frattanto in Europa occidentale e nelle Americhe le chiese continuano a chiudere, i seminari stanno scomparendo, le case religiose femminili e maschili si riducono a vista d’occhio e l’età media di chi va in chiesa supera ormai i 50 anni, poiché l’apostasia silenziosa – soprattutto tra i giovani regolarmente battezzati, comunicati e confermati – è crescente. La catechesi, inoltre, per essere convincente ha bisogno, soprattutto, di essere testimoniata dalla vita nonostante le nostre umane fragilità (nessuno di noi è perfetto). So, invece, che in taluni casi (grazie a Dio, però, pochi) ci sono catechisti divorziati o persino conviventi o addirittura… Ho sentito dire che in una diocesi d’Italia c’è incredibilmente un imam che insegna RC nella scuola pubblica con tanto di “Nulla Osta” della curia vescovile. Siamo impazziti?”
Che cosa dice a chi sostiene: credente, ma non praticante?
” Chi sostiene questo è del tutto fuori da ogni logica cristiana. Credente, infatti, è anche il diavolo. Credenti sono i pagani, gli ebrei e i musulmani. Certo, è sempre meglio essere credente che essere non credente. Noi, però, siamo chiamati a essere cristiani più che credenti. Credente è colui che crede in Dio. Noi, però, crediamo innanzitutto nel Figlio di Dio fatto Uomo e, solo a partire da Lui, attingiamo al Padre. Il Cristianesimo, insomma, non trova la sua essenzialità in una dottrina, in un culto o in una pratica religiosa (così come avviene per i credenti), ma nella persona di Gesù Cristo e nel mistero profondo della Sua vita, morte e resurrezione. La Sua partecipazione alla vita divina, infatti, è un evento talmente unico che, di conseguenza, rende unico anche il Cristianesimo, per nulla assimilabile alle cosiddette “religioni”. Chiamare il Cristianesimo “religione” è, in questo senso, molto riduttivo. Il Cristianesimo, pertanto, è la stessa persona di Gesù Cristo morto e risorto e la Chiesa è il suo “corpo mistico”, un avvenimento e un fatto che si identificano con una persona. Il cristiano, pertanto, è colui che, incontratosi con il Cristo vivente, si fa attrarre esistenzialmente da Lui e da quel momento, nonostante le sue umane fragilità, egli si sforza di vivere con Lui, in Lui e per Lui. Tutto il resto – religiosità, culto, dottrina ecc. – viene dopo. Nella Chiesa, comunità voluta da Lui, Cristo realizza ogni giorno la Sua concreta e fattiva presenza nel mondo. Proprio per questo non può esistere cristiano senza Chiesa. Solo nella Chiesa e con la Chiesa, pertanto, è realizzabile la piena comunione con Cristo”.
Pensa che oggi queste cose siano avvertite da tutti i pastori ?
“La Chiesa è stata affidata da Cristo a Pietro e agli apostoli, cioè al Papa e ai vescovi, non certamente ai preti, semplici cooperatori dei vescovi, e nemmeno ai laici. Io, quindi, non ho autorità e competenza per criticare i legittimi successori di Pietro e degli altri apostoli e, per questo, mi rifiuto di farlo. Ricordo, però, che, quando studiavo Teologia al Laterano (anni ’70), un mio professore di Morale mi insegnò una cosa che io non ho mai dimenticato, scolpita tuttora nella mia mente. Diceva: “Noi tutti, dal Papa sino all’ultimo arrivato nella Chiesa, siamo chiamati a dire ciò che Gesù e gli apostoli hanno detto e a non dire ciò che Gesù e gli apostoli non hanno detto; siamo chiamati a fare ciò che Gesù e gli apostoli hanno fatto e a non fare ciò che Gesù e gli apostoli non hanno fatto. Tutto il resto, prima o dopo, porta fuori strada”. Ciò, ovviamente, vale non solo nell’ordine morale, ma anche in tutti gli altri aspetti della vita ecclesiale”.
Molto interessante questa citazione. Chi fu questo suo professore?
“Si chiamava Ermenegildo Lio (1920-1992), noto come “Teologo per la vita”. Era un francescano frate minore e fu religioso esemplare, docente sicurissimo e consultore presso il Sant’Uffizio. La scienza teologica di padre Lio spaziava dalla Sacra Scrittura ai Padri, ai Sommi Pontefici e ai teologi cattolici di tutti i secoli. Durante il concilio Vaticano II , fra l’altro, redasse lo schema “sull’Ordine morale cristiano”, in cui affermava che la Legge di Dio non dipende né dalla situazione e neanche dalla coscienza soggettiva di ciascuno, ma è reale, vera in se stessa e oggettiva. Fra l’altro questo professore fu confidente e amico di Paolo VI e uno degli elaboratori della costituzione conciliare “Gaudium et spes” e dell’enciclica “Humane vitae”. In un periodo in cui affioravano sempre più arbitrarie teorie ereticali, padre Lio attinse al Vangelo, ai Dottori della Chiesa e al Magistero saldezza di dottrina, integrità e mistica di vita”.
E oggi? Viviamo indubbiamente un momento di grande confusione anche dottrinale. Ciò si ripercuote nella catechesi?
” Non c’è dubbio che il momento attuale sia piuttosto triste. Siamo in una grande prova e ciò non può non ripercuotersi anche nella catechesi. Non è, purtroppo, solo la fede che si sta estinguendo in molti, ma, come ho già detto, anche la stessa cultura cristiana sembra svanire attorno a noi. Nonostante tutto, nonostante tutti e nonostante anche noi stessi, però, per quanto la bufera sia oggi terribile, io ritengo che non si debba mai dimenticare che tutto è destinato a passare e che solo la Chiesa è indistruttibile. Ce lo ha assicurato e continua ad assicurarcelo il Signore, presente in mezzo a noi in tanti modi, ma soprattutto nella Santissima Eucaristia”.
I preti parlano ancora di Dio e del trascendente?
” Non è possibile dare a questa domanda una risposta in senso generalizzato. Molti preti, infatti, continuano a farlo assai egregiamente e talora anche con grande spirito missionario. Altri lo fanno saltuariamente. Qualcuno “sembra” addirittura di non volerlo fare più. Anche i preti, infatti, siamo poveri uomini, anche se sempre “uomini di Chiesa”. Il neo-modernismo, ripeto, vuole fondare una Chiesa diversa da quella voluta dal Signore. Noi tutti, pertanto, abbiamo il dovere di impedirlo rimanendo fedeli a Gesù e stando sulla retta via indicataci dagli apostoli e dal Magistero di sempre. Non dobbiamo, infatti, mai dimenticare che se indubbiamente la Chiesa siamo tutti noi, la Chiesa non è mai nostra: è sempre e solo di Gesù Cristo. Chi pensa di volersene impadronire facendo di essa ciò che vuole, dunque, sbaglia sempre e ovunque si trovi. Ciò, purtroppo, non è avvenuto solo una volta in questi due ultimi millenni e gli eresiarchi (mi limito a citare solo Ario e Lutero) ci sono stati sempre. Ripeto: Noi cristiani (chierici e laici) siamo tutti “soldati di Gesù Cristo” e sino alla fine, animati dal Santo Spirito, dobbiamo combattere la buona battaglia accanto a Lui, anche a costo della vita”.
Bruno Volpe
Greta fenomeno da baraccone? Anche Gesù escludeva dalla predicazione sua tre comandamenti, i primi TRE per l’esattezza. Non è che questa allusione al nuovo umanesimo è una frecciatina tirata a papa Francesco? La rottura tra cultura e vangelo è stata resa possibile da una catechesi che si è progressivamente chiusa nel corso dei secoli all’avanzata delle conoscenze e del progresso. Avere paura del “modernismo” fa vedere ancora come pericoli il sincretismo e il relativismo. Ma la cultura veramente cristiana è capace di inglobare tutto, perché il vangelo è maestro di vita, non dottrina da propagare e imporre. Qual è la chiesa che ha voluto lasciare Gesù? Quella di essere vicina ai pubblicani e ai peccatori che precederanno tanti che si credono eletti nel regno dei cieli, oppure la chiesa dogmatica e della dottrina che impone precetti e leggi che gli stessi impositori non smuoverebbero neanche alzando un dito?
Mi permetterà, sig. Gioacchino, di dirle che la trovo alquanto incompetente nella conoscenza del Vangelo e maldestro nel travisare il pensiero di Gesù sostituendolo con le sue opinioni. Mi limito a ricordarle che: 1) a chi lo accusava di disprezzare la Legge ha risposto affermandone il valore perfino di una virgola e di essere venuto non per abolirla ma per portarla a compimento 2) ad un giovane che lo interrogava su come spendere al meglio la sua vita ha risposto di osservare i comandamenti (termine col quale si indicava il decalogo), dopo il quale, gli rimaneva di dare tutto ai poveri e seguirlo 3) a un dottore della Legge ha risposto che “Amare il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente è il più grande e il primo dei comandamenti” 4) ha poi chiarito (legga bene) che i pubblicani e le prostitute erano i primi ad entrare nel Regno dei cieli non per la loro condizione ma per la prontezza della loro conversione. Quanto a Greta, pur non intendendo disprezzarla, tuttavia sorprende che, con tutta la sua spiccata sensibilità, pianga perché “le hanno rubato il futuro” e neppure citi i milioni di concepiti ai quali “hanno rubato, legalmente, l’intera vita fin dal grembo materno!”. Quest’ultimo, se vuole, lo chiami pure “modernismo progressista”. Non io. Mi creda, legga il Vangelo con più umiltà e competenza. Talvolta, senza avvedercene, la presunzione frettolosa può trasformarci più che in orgogliosi, in falsari. Con rispetto.