L’usura non aspetta ed è pronta a mordere nel tempo della pandemia. Ne è convinto Monsignor Alberto D’ Urso Presidente della Fondazione Antiusura Santi Medici a Bari e Presidente Onorario della Consulta Nazionale Giovanni Paolo II. Lo abbiamo intervistato.
Monsignor D’ Urso esiste il pericolo che l’ usura possa ” mangiarsi” le attività economiche in crisi ?
” Non è un rischio teorico, sta avvenendo. Quando il commerciante o il piccolo imprenditore è senza denaro e le banche non sanno erogare denaro, perchè sono in crisi pure loro, spunta l’ usura. Gli usurai, legati naturalmente alla malavita, non hanno vincoli burocratici e dispongono di capitali. Insomma, l’usura gode di privilegi, sa come scegliere le vittime e non ha bisogno di garanzie, le sceglie da sole. Ecco perchè da questo punto di vista, malavita ed usura sono favorite rispetto alle banche e prima o poi molte piccole attività finiranno nelle mani di questo giro perverso, se la politica non darà risposte adeguate”.
Lei spesso cita la cosiddetta usura della porta accanto. Che cosa è?
” Si tratta di quel mondo sommerso di piccola usura, di insospettabili impiegati o professionisti che vivono sullo stesso pianerottolo, ai quali si ricorre nel momento del bisogno. Sta accadendo che lo Stato, al posto di permettere l’ apertura dei negozi e favorirla, fa prosperare i compro oro. Ed oggi neppure comprano oro visto, che è finito. Magari comprano argento, la gente ha raschiato il fondo del barile”.
Preoccupato dalla tenuta sociale del Paese?
” Molto. E mi domando: dove sta la politica, che risposte sa dare? Oggi non esistono politici degni di questo nome, pensano ai fatti loro, e non al bene comune. Troppo individualismo”.
Tanti italiani chiedono di lavorare..
” Hanno ragione, non si vive di sussidi, che pur sono necessari, ma di lavoro che assicura dignità. Le ripeto che si favoriscono compro oro e azzardo, ma non le attività economiche. Bisogna cambiare logica e mentalità. Al posto di privilegiare la logica della chisura, si pensi alla riapertura, sia pur in sicurezza e nella cautela. Non basta dire sempre no, si dica sì. La gente è stanca e sfiduciata”.
Bruno Volpe