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Per diciotto anni, con lealtà, è stato fedele Maestro delle Celebrazioni liturgiche del Pontefice e dunque “ombra” di  San Giovanni Paolo II. Parliamo di Sua Eccellenza l’ arcivescovo Monsignor Piero Marini, attualmente Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali. In occasione dei cento anni dalla nascita di Giovanni Paolo II abbiamo ascoltato il suo parere.

Eccellenza Marini, che idea ne ha ricavato?

“Sintetizzare tanti anni in poco spazio o tempo mi è difficile. Sono stato molti anni affianco a lui con filiale attaccamento e devozione, avevo grande fiducia in lui e sono certo che egli ricambiasse il sentimento con calore ed intensità”.

Vari intervistati hanno sostenuto che nel celebrare la messa quasi andava in estasi e comunque era un mistico…

“Era un uomo che credeva fermamente in quello che celebrava. E allora, se per mistico significa questo, dico che era un mistico. Certamente aveva grande senso della preghiera ed infatti voleva, anzi esigeva un momento di riflessione e di preghiera dopo l’ omelia e la comunione”.

Rimarranno nella memoria le immagini dell’ apertura della Porta Santa in occasione del Grande Giubileo del 2000…

“Quello fu un evento al quale lavorammo tutti intensamente per cinque anni. Inoltre ci furono  cinque sinodi ai quali, a tutti, egli volle prendere parte. Posso dire che nella celebrazione liturgica per l’ apertura desiderò un respiro internazionale con le particolarità e le inculturazioni di tutto il mondo”.

Ci racconti un aneddoto…

“Intanto amava scherzare. Me ne viene in mente uno alle Filippine. Compivo gli anni  e volle organizzarmi una festa a sorpresa. Si spensero le luci ed arrivò la torta con le candeline. In vita mia, venendo da civiltà contadina,  non ne avevo mai spenta una. La mattina dopo mi prese bonariamente in giro dicendo: io  a 56 anni ero già cardinale e tu sei appena chirichetto”.

Ha mai percepito la sua santità?

“La mia risposta è che faceva in modo straordinario l’ ordinario, in ogni momento o cosa”.

Che rapporto aveva con l’eucarestia?

“La metteva al centro della sua vita. Del resto l’ eucarestia è Chiesa  e la Chiesa è eucarestia”.

Che rapporto aveva con la sua Polonia?

“Molto stretto ed intimo. Pensi, Paolo VI non è mai voluto andare a Brescia per timore di essere considerato di parte. Giovanni Paolo II, non solo visitò la Polonia, ma ovunque andasse, chiedeva di incontrare la comunità polacca del posto. Quando ci stava un  gruppo di polacchi era felice e dedicava loro attenzione”.

Bruno Volpe

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