È passata sotto silenzio sulla grande stampa italiana l’affermazione di monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e segretario del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, espressa durante un incontro a San Salvatore in Lauro sull’Amoris laetitia il 9 marzo scorso (vedi QUI).
L’Arcivescovo d’origine campana ha detto che «il percorso di accompagnamento culmina nella comunione per i divorziati risposati, che è segno di obbedienza alla misericordia di Dio». Monsignor Forte ha aggiunto che «i dubbi sollevati presentano dubbi su chi li ha sollevati, perché erano presenti e hanno vissuto lo spirito collegiale. Al centro dell’Amoris laetitia vi è la crisi della famiglia reale. Il messaggio è che, nonostante le ferite e i fallimenti, vale la pena di scommettere sulla famiglia. E allora che fare? Amare come fa Dio. E come esprimere quest’attenzione per le persone ferite? Col perdono, che è la grande forza dell’amore». Quindi, Forte ha indicato le proposte dell’esortazione apostolica: accogliere, accompagnare, discernere e integrare e poi ha aggiunto la frase che abbiamo riportato su che apre chiaramente alla comunione per gli adulteri.
Ha fatto da eco alle parole di monsignor Forte lo storico della Chiesa Alberto Melloni: «La cosa che colpisce di più non è che qualcuno li sollevi ma il fatto che il Papa sia trattato da imputato e credo che i quattro cardinali non abbiano il diritto di fare ciò». Lo storico ha spiegato anche che «il magistero di Francesco non cade su considerazioni astratte ma concrete. La Chiesa può riprendere un Paese che va a pezzi, violento e feroce». Melloni ha sottolineato che «in passato gli sposi e i ragazzi che convivono si sono impegnati a risolvere da soli i loro problemi morali. Adesso la Chiesa propone un cammino comune. Con l’Amoris laetitia non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio. E l’impegno per far sì che gli insegnamenti del magistero di Francesco vengano calati nel mondo di oggi spetta ai vescovi».
Una linea che ha originato i di diversi cardinali espressa da quattro di loro nei famosi dubia che, per Melloni sono la «punta di iceberg di una resistenza che, seppur minoritaria, vuole farsi sentire dall’opinione pubblica e dalla Chiesa». Ciò non scalfisce l’azione di Francesco, ha chiarito monsignor Forte, «ma rischia di creare divisione nella comunità dei cattolici».
Adam Loon Otter
Le persone “ferite” sarebbero gli adulteri? Basterebbe chiamare le cose col loro nome per smascherare l’apostasia che pian piano si sta diffondendo.
In effetti è del tutto evidente che una donna che ha avuto la disgrazia di avere un marito infernale e che si separa e si risposa per avere un’altra chance e per educare i figli sia una lurida peccatrice meritevole dei più atroci tormenti per tutta l’eternità, e non una persona che è stata ferita dalla vita, vero Stamp?
A 30 anni doveva stsre sola per tutta la vita, e se non aveva i soldi per mantenere i figli da sola, dopo che il merito se ne è andato senza farsi più vedere, pazienza, vadano in mezzo ad una strada o li faccia sequestrare dagli assistenti sociali.
Si Stamp, i cattolici come lei sono certamente segno della vera Misericordia di Dio, visto che un Dio buono e misericordioso è questo che chiede a quella donna.
Signor Giuseppe, evidentemente Gesù Cristo non aveva considerato la situazione da lei descritta quando pronuncio la frase “Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi” (Mt. 19,3-6). Allo stesso modo, anche il Magistero della Chiesa per oltre 2000 anni di seguito si è sbagliato nel considerare l’adulterio come peccato mortale.
Signor Giuseppe, lei è liberissimo di avere opinioni diverse da Gesù Cristo. Non pretenda però che sia Lui a dover cambiare datochè ha detto che “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt. 24, 32-35).
Al di fuori della Chiesa ci sono un mondo di ambienti più confacenti al suo modo di vedere, sono certo che ne troverà uno nel quale l’adulterio è la ricetta della felicità.
Io cerco di restare con Gesù.
Gesù sta con chi gli vuole bene e non segue le nostre ideologie. Grazie a Dio le vie del Signore non sono le nostre vie. Coraggio a chi subisce violenze in famiglia e sceglie di vivere in modo dignitoso anche unendosi ad un’altra persona.
E la persona violenta che fa subire è già condannata all’inferno? Nessuno l’aiuta, essendo abbandonata anche dal proprio consorte che x star meglio su questa terra ne sposa un altro?
MONSIGNOR BRUNO FORTE: La Comunione ai divorziati non è segno di misericordia per nessuno! al massimo è gioia per il tuo SOCIO che di aspetta con impazienza per darti il premio chi ti meriti!!!