Le popolazioni di Lazio, Abruzzo, Marche ed Umbria non dimenticheranno mai quel 24 agosto, quando la terra ha tremato, ancora una volta, portando rovina e distruzione. La sensazione è che ci sia ancora molto da fare per riportare un minimo di normalità. La Fede Quotidiana ha intervistato Monsignor Giovanni D’Ercole vescovo di Ascoli Piceno il quale parla anche del piccolo Charlie.
Eccellenza D’ Ercole, pur concedendo tutte le difficoltà del caso, sembra che le cose vadano a rilento nell’opera di ricostruzione. Da che cosa dipende?
” Il problema è che oggi più che mai da noi le istituzioni sono deboli o peggio ancora sembrano inesistenti. E allora se hanno queste caratteristiche, non arrivano a dare risposte soddisfacenti e veloci”.
In molte parti ci sono ancora rovine nelle strade…
” Questo dipende sicuramente dalle enormi difficoltà del compito che non possiamo sottacere, ma principalmente da quello che ho detto prima: mancano personalità forti al Governo della nazione. A questo si aggiunge una burocrazia asfissiante e pervasiva che complica tutto. In sintesi: i problemi sono burocrazia e istituzioni deboli”.
La gente ha perso la speranza?
” La speranza è importante e non deve mai mancare, sapendo guardare avanti. Io stesso ho celebrato da poco il primo matrimonio da quelle parti in una chiesetta costruita in tutta fretta, un bel segno. Ma penso, effettivamente, che tanta gente qui ha già perso la speranza. Il grande problema in tutta Italia si chiama individualismo, ciascuno pensa a sè stesso e non al bene comune. E’ un male tutto italiano. Il problema se capita ad un altro, non interessa, te ne accorgi solo se bussa alla tua porta. Qui è passato un anno, ma siamo a rilento”.
Caso del piccolo Charlie, quale la sua opinione?
” Charlie non è morto, ma è stato ucciso, bisogna avere il coraggio di parlar chiaro. Per quanto riguarda lui, si poteva e doveva fare di più, da parte di tutti”.
Che cosa rappresenta il suo caso?
” E’ stato il primo esempio di eutanasia per bambini, frutto di una idelogia individualista e della cultura della morte. Eppure le disponibilità alle cure vi erano state. Evidentemente si era deciso così, quando l’ uomo o un tribunale pensa di sostituirsi a Dio . Credo che abbia prevalso l’ idea che il malato o la persona debole ed improduttiva sia un peso da scartare . Charlie è stato ucciso”.
Bruno Volpe