«Nel cuore del mese di agosto brilla la solennità dell’Assunzione della Madonna», scrive nella sua lettera mensile a tutti i simpatizzanti e componenti della Prælatura Sanctæ Crucis et Operis Dei, Mons. Javier Echevarría, secondo successore del fondatore, San Josè Maria Escrivà de Balaguer. «Oltre a celebrare la gloria che nostra Madre meritò per la sua totale corrispondenza alla grazia di Dio, è anche un’immagine della beatitudine che ci attende, se rispondiamo fedelmente alla vocazione cristiana».
Il 22 agosto «celebriamo l’incoronazione della Santissima Vergine Regina e Signora del creato» e il giorno seguente «sarà l’anniversario del momento in cui san Josemaría udì nella sua anima l’esortazione Adeamus cum fiducia ad thronum gloriae, ut misericordiam consequamur: accostiamoci con fiducia al trono della gloria, cioè a Maria Santissima, per ottenere misericordia. Queste ricorrenze ci invitano a considerare che Dio ci ha preparato una dimora eterna in Cielo, dove abiteremo con l’anima e con il corpo glorificati, dopo aver seguito lealmente il cammino che Dio ha tracciato per ciascuno, consapevoli che ci sono molti, innumerevoli, modi di percorrere la strada che conduce alla gloria. La maggior parte degli uomini e delle donne è chiamata dal Signore a santificarsi nello stato matrimoniale; altri, molti anch’essi, ricevono il dono del celibato con cui servono la Chiesa e le anime indiviso corde , con cuore indiviso. In ogni caso, sia nel matrimonio, sia nel celibato, si tratta sempre di una vocazione divina, di una chiamata che il Signore rivolge a ogni creatura».
Circa la buona educazione dei figli, il prelato scrive che «è necessario aiutarli a prepararsi bene, a scegliere liberamente il cammino che li porterà a Dio. È un compito che spetta immediatamente anche ai genitori. La Chiesa ha sempre affermato che padri e madri non possono delegare questo obbligo ad altri […] chi è a capo della famiglia deve considerare molto seriamente, in tale impegno, la dignità della persona, creata a immagine e somiglianza di Dio. In questo contesto, è assolutamente irrinunciabile l’educazione alla castità, virtù che sviluppa l’autentica maturità di ogni uomo e di ogni donna e li rende capaci di rispettare e valorizzare l’appartenenza del corpo a Dio. Per questo chi presiede la famiglia deve porre un’attenzione e una cura particolare per discernere i segni della chiamata di Dio per l’educazione alla verginità, come forma suprema di quel dono di sé che costituisce il senso stesso della sessualità umana. Certamente i genitori possono e, talora, devono consigliarsi con persone ben formate, ma l’iniziativa e la responsabilità appartengono sempre a loro. Non devono mostrare dubbi o timori nell’affrontare questi temi […] con delicatezza, facendo leva sulla preghiera».
Circa il fidanzamento, Mons. Echevarría ricorda che il fondatore «raccomandava che il tempo del fidanzamento non andasse troppo per le lunghe: quel che è ragionevole per giungere a una sufficiente conoscenza reciproca e comprovare l’esistenza di un amore che dovrà poi crescere sempre di più. Nel frattempo è necessario attenersi con temperanza e autodominio alle esigenze della legge di Dio» e aggiunge che «purtroppo anche in questo campo si sono diffusi idee e comportamenti erronei, che contrastano nettamente con la legge naturale e la legge divina positiva. Papa Francesco, in un’udienza di alcuni mesi fa, esponeva alcuni punti dell’insegnamento tradizionale della Chiesa. Tra l’altro, ricorda che l’alleanza d’amore tra l’uomo e la donna, alleanza per la vita, non si improvvisa, non si fa da un giorno all’altro. Non c’è il matrimonio express: bisogna lavorare sull’amore, bisogna camminare. L’alleanza dell’amore dell’uomo e della donna si impara e si affina. E aggiunge, con realismo che chi pretende di volere tutto e subito, poi cede anche su tutto – e subito – alla prima difficoltà (o alla prima occasione). Se i genitori sono attenti allo sviluppo fisico e spirituale dei figli, potranno accorgersi più facilmente di quando hanno bisogno di un consiglio opportuno o di un orientamento. Al contempo, devono riconoscere la possibile e magnifica chiamata di qualcuno di loro a dedicarsi al servizio di Dio e delle anime nel celibato apostolico. Quando i genitori si spaventano dinanzi a questa possibilità e si oppongono insensatamente a tale scelta, dimostrano per lo meno che lo spirito di Cristo è penetrato poco nelle loro anime, che il loro cristianesimo è molto superficiale. È logico invece che considerino la cosa alla presenza di Dio e che, se sono stati intransigenti, cambino atteggiamento. Ritengo che solo chi ama il cammino del celibato comprenderà con maggior profondità la grandezza di un matrimonio onesto».
Infine il Prelato ricorda che il 15 agosto, come tutti gli anni, tutti i componenti dell’Opus Dei rinnovano la consacrazione dell’Opera «al Cuore dolcissimo di Maria, che nostro Padre compì per la prima volta nella Santa Casa di Loreto nel 1951. Vi incoraggio a ripetere molte volte la giaculatoria che allora ci raccomandava – Cor Mariae dulcissimum, iter para tutum! – chiedendo alla Madonna di preparare a tutti un cammino sicuro: a chi ha ricevuto la vocazione matrimoniale e a chi segue Gesù sulla via del celibato apostolico».
Matteo Orlando