” Non ci dobbiamo vergognare della tradizione, però attenzione a visioni nostalgiche.” Lo dice in questa intervista a La Fede Quotidiana monsignor Marco Frisina, uno dei maggiori esperti di musica sacra e liturgica.
Monsignor Frisina, il Papa da poco ha lodato la musica liturgica quale strumento per arrivare a Dio, ma ha ammonito sul rischio di una eccessiva nostalgia del passato..,
” Il Papa ha detto bene. Indubbiamente la musica liturgica ben fatta, come ogni adeguata manifestazione di arte e bellezza, aiuta a capire il mistero di Dio e lo favorisce. Il patrimonio della tradizione, che è enorme, va difeso e tutelato e non ce ne dobbiamo vergognare. Questo antico patrimonio sia letto con sapienza . Il problema non è la salvaguardia della tradizione, ma altro”.
Quale?
” Detto che non possiamo e dobbiamo vergognarci della nostra tradizione, non è però possibile cadere in un eccesso opposto. Intendo dire che non è pensabile scivolare in una visione nostalgica o passatista delle nostre origini , insomma farne un museo. La storia della musica sacra e liturgica ha prodotto un patrimonio da studiare ed incoraggiare, tuttavia esiste anche una buona produzione moderna della quale tener conto. Nella valutazione dei fenomeni ci vuole sempre equilibrio e dunque anche gli autori moderni sono in grado di offrire prodotti accettabili a patto di non commettere abusi”.
Ecco, gli abusi…
” Esistono e vanno eliminati o ridotti di molto e corretti. Penso a certi canti o musiche inadatte che in alcuni casi ascoltiamo nelle messe domenicali. Diventano addirittura motivo di disturbo all’ azione liturgica e non di degno accompagnamento”.
I testi spesso lasciano a desiderare..
” Verissimo. Ritengo indispensabile che i testi del canti siano adeguati al repertorio biblico o dei santi. Talvolta nelle nostre chiese risuonano canzonette o ritornelli che nulla hanno ache vedere col senso del sacro e questo non sta bene. Penso che bisogna studiare di più evitando lo spontaneismo e visioni fai da te”.
Gli applausi durante le messe?
“Anche quelli fanno parte di un discutibile spontaneismo . L’applauso è sempre sconsigliabile. Indubbiamente ci vuole misura. Se scoppia dopo una consacrazione episcopale tutto sommato non è un dramma, ma sia circoscritto. Bisogna mettersi in testa, in tema di creatività che la liturgia non è proprietà del sacerdote celebrante e dunque non si converta mai in spettacolo o intrattenimento. Questo è un errore molto grave. Nel nome di una errata idea di creatività a volte si commettono banalità e scorrettezze, sciatterie. Ritengo che ci sia molto da lavorare e studiare . Non bisogna tuttavia cadere nel pessimismo. In quanto alla tradizione: da difendere, ma senza fanatismo o visioni museali”.
Bruno Volpe