Da vescovo a… missionario. E’ la bella e singolare storia di Monsignor Gianfranco Todisco, vescovo (oggi amministratore apostolico) della diocesi Melfi- Rapolla- Venosa, che a 71 anni, ha scelto di cambiar vita. Ha infatti preso carta e penna ed ha rilasciato le dimissioni nella mani del Papa per tornare a fare il missionario, dove tutto era partito. La Fede Quotidiana lo ha intervistato.
Eccellenza, la sua è una storia al contrario. Solitamente un vescovo guarda in alto, lei ha voluto ritornare a fare il missionario: perchè?
“ Io vengo da un passato da missionario, lo sono stato in una piccola comunità rurale. Ho svolto questo compito per 21 anni”.
Sì, ma quale ragione la ha spinta a questo cammino inverso?
“ Faccio parte da tempo della commissione Cei che si occupa di evangelizzazione e capisco la importanza di questo compito. Visitando le varie comunità missionarie mi sono reso conto che in tante parti del mondo l’età media dei missionari avanzava e che vi erano comunità prive o quasi di sacerdoti. Penso all’ Honduras o al Perù dove bacini enormi di fedeli contano con pochissimi pastori. E allora, visto che ho 71 anni e qualche energia ancora mi resta, ho creduto e deciso di dedicarmi alla missione. Il Papa con generosità ha accolto la mia richiesta”.
In un certo qual modo il vescovo nella diocesi svolge un ruolo missionario…
“ Indubbiamente è così. Infatti io per 14 anni ho svolto il ruolo di vescovo con stile e vocazione missionaria. Non so se ci sono riuscito, ma ci ho provato. Oggi abbiamo bisogno dappertutto di spinta missionaria, non necessariamente lontano. Si può evangelizzare anche sotto casa o in parrocchia”.
Esiste il problema dell’ analfabetismo religioso?
“ Inutile negarlo: ci sta. Questo fenomeno deve far riflettere prima di tutto noi uomini di Chiesa, e domandarci: come stiamo trasmettendo la fede specie alle generazioni giovani? In tanti casi si nota la tendenza, specialmente nelle ultime generazioni, a crearsi un Dio a modo mio, tanti non vanno a messa o per lo meno non ne sentono la necessità. Le parrocchie talvolta, diventano supermercati dei sacramenti, si va solo per il battesimo e la prima comunione e basta. Bisogna dare priorità a fromazione ed evangelizzazione”.
Lei tempo fa fu protagonista di una schermaglia con la Fiat a Melfi proprio sul tema caldo del lavoro domenicale, cambiato idea?
“ No. In relazione al lavoro domenicale non lo vedo in ottica religiosa. Ma per me è un ostacolo alla vita di relazione della persona ed incide sul benessere morale della famiglia. Non possiamo mettere sempre al primo posto il profitto, ci sono altri valori”.
Bruno Volpe
Apprezzo molto il gesto di mons. Todisco che potrebbe essere imitato anche dai vescovi ultrasettantacinquenni. Non dico che debbano andare in missione all’estero, ma una parrocchia senza prete, magari di una diocesi vicina, la potrebbero prendere. Tornando a mons. Todisco, voglio aggiungere che il paese che ha scelto ne ha molto bisogno, ancor più’ da quando c’è’ un cardinale molto chiacchierone e poco dedito al suo ministero.