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È morto nella notte fra il 21 e il 22 settembre mons. Brunero Gherardini, 92 anni, considerato uno dei principali teologi contemporanei. Formatosi a Roma con Cornelio Fabro e specializzatosi poi a Tubinga, aveva studiato soprattutto il pensiero protestante, occupandosi negli ultimi anni dell’ermeneutica del Concilio Vaticano II.
Nato a Prato nel 1925, Mons. Gherardini entrò giovanissimo in Seminario studiando all’Istituto salesiano «Cardinale Cagliero» di Ivrea. Ordinato sacerdote a Pistoia nel 1948, è stato per diversi anni parroco nella Diocesi di Prato. Allievo di monsignor Pietro Parente, conseguì nel 1952 la laurea “summa cum laude” in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense (PUL), con una tesi sulla “Parola di Dio nella teologia di Karl Barth” (poi pubblicata da “Studium” nel 1955).
Fu quindi docente nel Seminario della Diocesi di Prato, Assistente Diocesano dell’Azione Cattolica e della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Nel 1959 entrò al servizio della Santa Sede, in qualità di Officiale della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, nonché come responsabile dei Seminari Diocesani e Regionali Italiani.
Dopo alcuni anni di insegnamento, nel 1968 divenne ordinario di Ecclesiologia presso la PUL, di cui poi fu decano della Facoltà teologica. Canonico della Basilica di San Pietro e dal 1994 Protonotario apostolico soprannumerario, nel 2000 subentrò a mons. Antonio Piolanti nella direzione della rivista “Divinitas. Rivista internazionale di ricerca e di critica teologica”. Membro della Pontificia Accademia San Tommaso d’Aquino, è stato anche vicesegretario della Pontificia Accademia Teologica Romana e, per un trentennio, consultore della Congregazione dei Santi (in tale veste postulatore della preziosa causa di Beatificazione di Pio IX).
Mons. Gherardini è autore di una quarantina di saggi storico-teologici, tra i più recenti dei quali possiamo menzionare: “Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare” (Casa Mariana Editrice, Frigento 2009”, “Quod et tradidi vobis. La tradizione, vita e giovinezza della Chiesa” (Casa Mariana Editrice, Frigento 2010), “Concilio Vaticano II. Il discorso mancato” (Lindau, Torino 2011), “Credo in Gesù Cristo” (VivereIn, Monopoli 2012), “Il Vaticano II. Alle radici d’un equivoco” (Lindau, Torino 2012) e, infine, “Contrappunto conciliare” (Lindau, Torino 2013). Dal 1967 al 2011 aveva collaborato all’Osservatore Romano.
Dell’ultimo esponente della gloriosa Scuola Romana di Teologia, vogliamo ricordare soprattutto il lascito verso la riscoperta dei Padri della Chiesa e, fra questi, della grande lezione di sant’Agostino di Ippona. In una delle sue migliori opere recenti, “La Cattolica. Lineamenti d’ecclesiologia agostiniana” (Lindau, Torino 2013), ha scritto infatti al proposito: «Una volta, per risolvere alcuni problemi, si diceva: “Andate da Giuseppe”. Oggi, per risolvere quelli della Chiesa, si dovrebbe dire: “Andate da Agostino”».
Giuseppe Brienza

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