La finale della Champions League è stata vinta dal Barça. Tre a uno il risultato finale. Rakitic, Suarez e Neymar hanno steso i bianconeri della Juventus. Il triplete (cioè la vittoria del Campionato, della Coppa Nazionale e di quella europea nella stessa stagione sportiva) è blaugrana. Il Barcellona ha così confermato di essere la squadra attualmente più forte del mondo. Tutto questo si sa.
Vogliamo notare, però, non dei dettagli agonistici o di spettacolo, ma la bella professione di fede fatta da Neymar da Silva Santos Júnior, attaccante del Barcellona (e della Nazionale brasiliana, di cui è
capitano). Autore del terzo goal dei catalani (al novantasettesimo minuto, concretizzando un contropiede), la stella brasiliana, durante la successiva premiazione e gli usuali festeggiamenti ha indossato sulla fronte una striscia con la scritta: “100% JESUS”. Il calcio, il Brasile, la fede in Dio è un trinomio usuale. Così, per esempio, un altro calciatore, David Luiz non ha paura di pregare anche in campo, di alzare gli occhi e le mani al cielo e ringraziare Gesù e di affermare: “Tutto nella vita appartiene a Dio, ogni nostra decisione è già stata vista da lui” e, ancora, “la mia fede mi fa credere che posso crescere e migliorare come giocatore, mi dà forza e ispirazione”.
Ricardo Kaká, uno dei più famosi campioni del mondo del calcio, ha trasformato la sua fede in un marchio globale (ricordate il suo “I belong to Jesus”?). Ce ne sono stati anche altri. Abel Balbo, bomber argentino della Roma, trascinava i compagni a pregare. Didier Drogba è andato, da solo, pellegrino, fino a Lourdes. Javier Zanetti è stato il primo calciatore del mondo a twittare la sua gioia quando sulla loggia di San Pietro è stato svelato il nome del Papa neo-eletto, organizzato inoltre una partita in onore del pontefice argentino. Non guasta che nel club degli “Atleti di Cristo” (così si fanno chiamare) si faccia notare anche Neymar che, davanti a miliardi di spettatori, incollati agli schermi televisivi (anche dei paesi arabi), hanno potuto leggere il nome di Gesù che, di per sé, è già una preghiera (in ebraico vuol dire Dio Salva).
Stavolta Neymar non rischierà critiche da parte dei vescovi brasiliani come, invece, era successo per la foto pubblicata, forse a sua insaputa, sulla rivista sportiva ”Placar”, dopo i mondiali di calcio brasiliani, dove, in un fotomontaggio, il calciatore era rappresentato crocifisso (per via del bruttissimo infortunio patito durante il mondiale). In quella occasione la Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani aveva definito la copertina «una provocazione» ed aveva espresso «indignazione», sottolineando che «rappresentare la fede in modo ridicolo e l’uso irrispettoso dell’immagine di Gesù Cristo suggeriscono una manipolazione con meri intenti commerciali». Adesso, invece, il giocatore brasiliano, in un momento di grande
gioia, sotto gli occhi del mondo, ha chiaramente e positivamente manifestato la sua fede.
Matteo Orlando
non sapevo che Gesù tifasse Barcellona, ma se un giocatore della Juventus avesse pregato anche lui (questo non lo sappiamo) allora non sarebbe stato ascoltato. Quante sciocchezze, la fede è una cosa seria e la notizia sarebbe stata appetibile se il brasiliano avesse indossato la fascia dopo aver perso la partita. Purtroppo anche Gesù viene usato come talismano portafortuna. Che tristezza!!!