Ha dell’incredibile quanto accaduto nei giorni scorsi davanti all’Istituto Galilei di Mirandola (Modena). Il Resto del Carlino ha sintetizzando scrivendo “Il Vangelo come la droga e i docenti chiamano sul posto gli agenti di municipale”.
Nei giorni scorsi dei cristiani appartenenti all’organizzazione internazionale ‘Gideons’ (il nome fa riferimento al noto personaggio biblico di Gedeone), un gruppo fondato nel 1899 negli Stati Uniti e che dal 1908 ha iniziato a distribuire gratuitamente Bibbie e Vangeli in tutto il mondo, ha svolto la loro missione nella città emiliana.
Michele Cometa, Massimo Medda, Marcello Tacconi e la moglie Delia, Salvatore Mancuso e fratello ‘Carlos’ hanno distribuito 734 copie della Bibbia ai ragazzi che si apprestavano ad entrare a scuola nelle scuole Luosi, Pico, Galilei. Ma, come scrive il quotidiano, davanti quest’ultimo Istituto, due insegnanti hanno cercato di ostacolare l’attività benefica svolta all’esterno della scuola, oltre i cancelli, minacciando di chiamare gli agenti di municipale.
“State obbligando i ragazzi a prendere i Vangeli e in questo modo impedite loro la libertà religiosa”, avrebbero detto i due insegnanti, come ha spiegato il ‘gideon’ Michele Cometa. I Gideons hanno replicato che non vi era alcun obbligo, “ma piena libertà. Gli studenti sono liberi di prendere in mano la copia del Vangelo o di passare oltre e rifiutarla. Una copia è stata trovata per terra, segno che è stata presa ma gettata”.
Il dottor Giorgio Siena, preside dei tre istituti superiori Liceo Classico Pico, Luosi e Galilei, ha confermato che “esternamente si può fare. Non v’è alcun divieto per la distribuzione dei Vangeli in quanto il testo non va contro la Costituzione”. E, peraltro, la Polizia Municipale non è arrivata perché impegna in attività ben più pericolose.
I ‘Gideons’ lo scorso anno hanno avuto una disavventura simile. “Davanti a un istituto superiore di Mirandola due insegnanti hanno chiamato i Carabinieri come si fa in presenza di spacciatori di droga. E’ davvero molto triste tutto ciò, ma lo è lo specchio dei tempi attuali”, ha dichiarato al Resto del Carlino il novantenne volontario Marcello Tacconi.
Sul web non sono mancati i commenti ironici nei confronti degli insegnanti così “solerti”. “Spacciano il Vangelo, mica cannabis, roba forte, pericolosa!”, ha scritto qualcuno.
Qualche altro, più seriamente, ha rilevato uno spirito anti-cristico che si vive in una parte del mondo della scuola italiana e, paradossalmente, l’ideologizzazione politica di una parte della classe insegnante italiana che promuove anche a scuola, in tutti i modi possibili, la legalizzazione della cannabis, distruggendo il lavoro formativo di altri insegnanti che, invece, meritoriamente, si battono contro tutte le droghe, a cominciare dalla Cannabis, la droga più usata dagli adolescenti.
Martina Pastorelli, esperta di comunicazione, Giornalista professionista, fondatrice di Catholic Voices Italia e #neldialogo, autrice di “Come difendere la fede senza alzare la voce” (ed. Lindau), ha riflettuto sul problema droghe scrivendo il seguente post: “Chissà se questa volta, come #Chiesa riusciremo a prendere una posizione unitaria e come cattolici riusciremo a non dividerci, davanti a un tema che dovrebbe metterci d’accordo tutti: la lotta alla droga e la protezione delle vite più giovani da questo flagello. A capire che, come dicono le associazione che dei tossicodipendenti si prendono cura e che questa piaga la toccano con mano ogni giorno, è la droga oggi una delle principali emergenze della società. Ad accettare che la droga fa male anche se venduta in farmacia senza ingrassare la malavita (come ha scritto qualche giorno fa Michele Brambilla su QN). A tenere lo sguardo sul bene comune oltre le visioni politiche del singolo, riconoscendo il buono nella lotta annunciata ieri dal Ministero dell’Interno. Insomma a guardare la luna oltre il dito. Mentre ci pensiamo teniamo presente quello che #PapaFrancesco disse in merito. Era il 2014, e incontrava i partecipanti alla 31esima edizione dell’International Drug Enforcement Conference: Il flagello della droga continua ad imperversare in forme e dimensioni impressionanti, alimentato da un mercato turpe, che scavalca confini nazionali e continentali. In tal modo continua a crescere il pericolo per i giovani e gli adolescenti. Di fronte a tale fenomeno, sento il bisogno di manifestare il mio dolore e la mia preoccupazione.
Vorrei dire con molta chiarezza: la droga non si vince con la droga! La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi. Pensare di poter ridurre il danno, consentendo l’uso di psicofarmaci a quelle persone che continuano ad usare droga, non risolve affatto il problema. Le legalizzazioni delle cosiddette ‘droghe leggere’, anche parziali, oltre ad essere quanto meno discutibili sul piano legislativo, non producono gli effetti che si erano prefisse. Le droghe sostitutive, poi, non sono una terapia sufficiente, ma un modo velato di arrendersi al fenomeno. Intendo ribadire quanto già detto in altra occasione: no ad ogni tipo di droga. Semplicemente. No ad ogni tipo di droga”.