L’arcivescovo di Varsavia ha da poco nominato il postulatore della causa di canonizzazione del beato sacerdote polacco padre Jerzy Popieluszko, il cappellano del sindacato Solidarnosc, barbaramente ucciso da tre esponenti del partito comunista polacco, morto martire sia per la fede cattolica, sia per la fedeltà alla Patria e ai valori della libertà contro la barbarie comunista. Il sacerdote, che parlava apertamente nelle piazze agli operai a tutela dei loro diritti, venne ammazzato,come detto, il 19 Ottobre del 1984 e Papa Ratzinger volle beatificarlo il 9 Dicembre 2009. Il prete, la cui tomba a Varsavia è meta di pellegrinaggi, è considerato dalla intera nazione, un eroe. Neparliamo col neo postulatore, frate Zbigniew Suchecki, polacco, docente di teologia e diritto canonico all’ ateneo Pontificio Seraphicum San Bonaventura a Roma.
Padre, chi fu il beato?
“Premetto che non posso rilasciare dichiarazioni sulla causa di canonizzazione come ci ha detto il cardinale. Mi limito a dire che egli fu un martire sia della fede, che una vittima di quel comunismo feroce che oppresse senza scrupolo la Polonia e voleva rendere silenziosa la Chiesa cattolica. La sua tragica fine, violenta, lo dimostra. Tutta la sua vita è stata un inno alla verità”.
Parliamo almeno del contesto storico che ha circondato il beato e della sua relazione col popolo polacco…
“Per la Polonia il comunismo ha avuto una connotazione molto diversa che quello che pensano nelle altre parti di Europa e nella stessa Italia. Fu davvero un regime autoritario e dispotico che pretendeva e ci riusciva di annullare tutte le libertà, di parola, di pensiero e di religione. Voleva la chiesa del silenzio, ma non ci riuscì e il Padre ne fu la piena prova. Il comunismo trovò davanti figure coraggiose e grandi come padre Popeliuszko e San Giovanni Paolo II”.
I polacchi hanno sempre avuto avverso il comunismo un fermo atteggiamento di rigetto, dimostrandosi popolo serio, forte, di nerbo..
“Questa caratteristica e la sua forza nel dire di no, viene da molti fattori, ma soprattutto da una fede cattolica solida e radicata nel tessuto sociale collettivo. In Polonia, per esempio, la famiglia è ancora salda e resiste ai colpi della modernità. In parte ciò è dovuto dalla forte devozione mariana nella sua storia. In Polonia fortunatamente il secolarismo dilagante si sente meno alla pari dei venti di scristianizzazione, la Chiesa ha ancora la sua voce nella società e nessuno, neppure il comunismo è riscito a ridurla al silenzio. Lo dimostra la vita del Padre Popieluszko. Bisogna ringraziare Dio per questo dono di grazia”.
Lei è un esperto di diritto canonico, oggi dopo il sinodo è possibile dare la comunione ai divorziati risposati?
“La posizione della Chiesa era e rimane chiara e dico che la dottrina non è cambiata e non si cambia. Dunque dico di no, non vi sono stati mutamenti”.
Bruno Volpe