“Per tutto ciò che è in gioco nella discussione in atto sulle modifiche della legge Zan, come vescovo e come cittadino italiano, faccio appello a tutti i politici di ogni schieramento che hanno a cuore la vera libertà nel nostro Paese, ‘in primis’ ai parlamentari cattolici: è in questione la libertà di pensiero e di espressione di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni associazione, di ogni comunità religiosa! Troppo grave è il rischio che surrettiziamente si introduca un reato di opinione e che venga meno un libero e critico confronto di idee e di concezioni dell’umano”.
Lo scrive il vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, in un lungo e articolato editoriale nell’ultimo numero de “Il Ticino”. “A ogni persona, qualunque sia il suo orientamento sessuale, è dovuto rispetto e vanno evitate forme odiose di discriminazione e di disprezzo”, spiega il presule, ma la modifica proposta ai due articoli del codice penale (604-bis e 604-ter) “apre la porta a interpretazioni e prassi che, come è accaduto in altri Stati che hanno norme simili, configurano dei reati di opinione e ledono gravemente la libertà di pensiero”.
Più radicalmente, avverte mons. Sanguineti, “la legge è ambigua e pericolosa perché, con l’intento di sanzionare atti discriminatori verso soggetti che liberamente praticano scelte di vita e di orientamento sessuale, tende a privilegiare e a tutelare una certa visione della sessualità, che considera possibile e normale la dissociazione tra il sesso (maschile o femminile) e l’orientamento di genere che ognuno può assumere”.
Di qui, dopo l’appello da “vescovo e cittadino italiano”, l’auspicio, “come pastore”, di una presa di posizione del “laicato cattolico”, fino ad ora “mancata, a parte rare eccezioni”. “L’unica voce è stata quella della Cei e di alcuni singoli vescovi”, conclude il presule. “Non si tratta d’innalzare barricate o di arrivare a scontri ideologici, ma di difendere la libertà di tutti e di ciascuno a esprimersi su aspetti fondamentali dell’esperienza umana”. (SIR)