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Otto anni e undici mesi di reclusione per i reati di riciclaggio e appropriazione indebita aggravata, più una multa di 12.500 euro per Angelo Caloia e Gabriele Liuzzo;  5 anni e due mesi, più una multa di 8mila euro per Lamberto Liuzzo.  È questa la sentenza di condanna emessa oggi nei confronti di Angelo Caloia, 81 anni, ex presidente dello Ior dal 1989 al 2009, dell’avvocato Gabriele Liuzzo, 97 anni, e del figlio di quest’ultimo, Lamberto Liuzzo. A darne lettura è stato il presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone.

I tre imputati – ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi a seguire l’ultima udienza del processo – sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici. Il tribunale vaticano ha disposto, infine, anche la confisca delle somme già sequestrate sui conti correnti degli imputati, e ha disposto il risarcimento allo Ior e allo Sgir di circa 23 milioni. Nel dettaglio, gli imputati erano accusati di sottrazione e approvazione indebita di 57 milioni di euro derivanti dalla cessione del 71% del patrimonio immobiliare dello Ior, negli anni dal 2001 al 2008, e di auto-riciclaggio per aver conseguito, detenuto e consentito l’utilizzo di denaro depositato presso il loro conto presso lo Ior fino al 27 ottobre 2014, che è la data del sequestro dei conti, tutto denaro ritenuto profitto del peculato.

Il processo che si è concluso oggi era iniziato in Vaticano nel 2018, su denuncia dello stesso Ior, a seguito di condotte illecite – contestate anche al direttore generale dell’epoca, nel frattempo deceduto (Lelio Scaletti, scomparso il 15 ottobre 2015, ndr.) – poste in essere tra il 2001 ed il 2008 nell’ambito della dismissione di una parte considerevole del patrimonio immobiliare dell’Istituto per le Opere di Religione, con un danno patrimoniale superiore ai 50 milioni di euro. Il processo che si è concluso con l’udienza di oggi era iniziato il 9 maggio 2018.  Si tratta di un processo senza precedenti per la Santa Sede: il primo celebrato per reati di questo tipo – per di più su segnalazione interna dello stesso Ior già nel 2014 – e poi istruito e celebrato in Vaticano, dove per la prima volta in aula sono stati introdotti anche i microfoni. 

Durante il processo, oltre allo Ior si era costituita parte civile anche la Sgir (Società Gestione Immobili Roma), società controllata dallo Ior e responsabile di una parte del patrimonio immobiliare dell’istituto. Il processo a Caloia e ai suoi avvocati di fiducia, spiegava lo Ior in un comunicato del 2018 – “è un importante passo che conferma, ancora una volta, l’impegno profuso dal management dello Ior, per attuare una governance forte e trasparente nel rispetto dei più rigorosi standard internazionali e la volontà dell’Istituto di continuare a perseguire, attraverso il ricorso alla giurisdizione civile e penale, qualunque illecito ovunque e da chiunque commesso ai suoi danni”, in piena continuità con le riforme all’insegna della trasparenza portate avanti prima da Benedetto XVI e poi da Papa Francesco. (SIR)

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