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“Amoris Laetitia? I sacramenti ridotti a morale”, edizioni Fontana di Siloe, è il nuovo ed interessante libro scritto dal noto teologo pugliese, padre Benedettino Giulio Meiattini, della Abbazia Madonna della Scara di Noci, nei pressi di Bari. Con ottimo argomentare, il teologo affronta la non semplice problematica relativa al documento papale molto discusso.
 
Padre Giulio, che cosa la ha spinta scrivere questo libro?
 
“Il confuso dibattito seguito alla pubblicazione di Amoris Laetitia e alcuni punti non chiari dello stesso documento pontificio, che non mi sembra giovino al bene e alla salute del matrimonio cristiano e al futuro della famiglia. Inoltre, il bisogno di sottoporre a una seria verifica teologica gli orientamenti dell’esortazione pontificia, non in spirito di contestazione, ma di collaborazione al magistero. Se le indicazioni magisteriali non reggono alla verifica teologica, non daranno mai dei buoni frutti, neanche sul piano pastorale.”
 
Quali sono i problemi concreti derivanti da Amoris Laetitia?
 
“Il problema concreto principale è quello di una pastorale che disorienta la famiglia cristiana, invece di confermarla nella fede. Infatti, vari episcopati e diversi vescovi, singolarmente presi, in tutto il mondo, hanno dato interpretazioni tra loro del tutto discordi e ancora adesso, dopo la pubblicazione dell’interpretazione autentica da parte del Santo Padre, continuano ad apparire testi di conferenze episcopali regionali (per es. in Italia), fra loro disomogenei o quantomeno opinabili”.
 
E’ opportuno dare risposta ai Dubia dei cardinali?
 
“Sarebbe stato non solo opportuno, ma doveroso ed educato dare una risposta, quando era il tempo. Almeno come segno di rispetto e di disponibilità all’ascolto”.
 
Esiste alla luce del capitolo 8 il rischio di una prassi relativista? Ovvero che alcuni episcopati si comportino in un modo ed altri in modo diverso?
“Come ho già accennato questo è non solo un rischio, ma già una realtà. Esso riguarda ormai non solo la differenza fra un episcopato e un altro, ma fra una diocesi e un’altra e fra un sacerdote e un altro”.
Corriamo il rischio di una obnubilazione della dottrina dei sacramenti?
 
“La mia personale convinzione è che gli orientamenti che scaturiscono dal cap. 8 di Amoris Laetitia, nascono proprio da una carente considerazione del fondamento sacramentale della morale relativa al matrimonio cristiano. Sembra che in quel capitolo tutto scaturisca da un’etica generale della legge naturale. Per questo il sottotitolo del libro è: “i sacramenti ridotti a morale”.
 
Amoris Laetitia nel concreto cambia o non cambia la dottrina sulla indissolubilità del matrimonio?
 
“In teoria la dottrina dell’indissolubilità viene ribadita e il testo non intende cambiare nulla su questo punto. Il problema, però, si fa serio quando alcuni passi ambigui vengono letti alla luce dei Criteri interpretativi dei vescovi della circoscrizione di Buenos Aires, che il Papa ha consacrato come interpretazione unica e ufficiale del senso del cap. 8. Ora quei Criteri sono obiettivamente scritti male e allargano talmente le maglie della disciplina relativa alle unioni non regolari, che a livello pratico è ben difficile, per non dire impossibile, dire che il principio dell’indissolubilità venga rispettato. Per portare un paragone: negli ultimi decenni a proposito del problema dell’ateismo si è fatta la distinzione fra ateismo teorico e ateismo pratico. Ci si può anche professare credenti, ma se poi la vita viene vissuta a prescindere da Dio, si è atei di fatto. Analogamente, si può anche ribadire a parole che l’indissolubilità è intangibile, ma se poi si permette in pratica a chi vive nell’infedeltà notoria e stabile al vincolo matrimoniale, di accedere ai sacramenti, l’indissolubilità diventa un fantasma. Insomma, “non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre”.
 
Il documento è dottrinalmente chiaro o no?
 
“Se fosse stato chiaro non si avrebbero avute così tante interpretazioni discordi e tante polemiche”.
 
Quali altri problemi interpretativi vede?
 
“Questi mi sembrano più che sufficienti. Nel mio libro ne evidenzio altri, più complessi.”

Bruno Volpe

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