“Monaci nel mondo, monaci nel cuore- piccola guida per oblati benedettini” ( edizioni Madonna della Scala) è il titolo, quanto mai singolare ed anche accattivante, del nuovo libro firmato padre Giulio Meiattini, benedettino, raffinato teologo dell’ Abbazia Madonna della Scala di Noci ( Bari). In verità, trattasi di una eccellente compilation curata da padre Meiattini con scritti di monaci e monache di varie congregazioni. Abbiamo intervistato padre Giulio Meiattini.
Padre Giulio, perchè un libro dedicato proprio al tema del monachesimo e specialmente a quello bianco?
“Perchè è un fenomeno molto, ma molto bello ed anche attuale. Però il monachesimo e si spiega in questo modo il sottotitolo, non è solo quello istituzionale, cioè di chi vive in convento per capirci”.
Chi è il monaco?
“Sin dalle origini, il monaco rappresenta la radicalizzazione del cristianesimo, portato alle conseguenze estreme”.
Il sottotitolo..
“Si riferisce a chi, pur non vivendo in monastero, cerca Dio nella società, nel proprio campo sociale, nel vissuto quotidiano, da laico. Il cosiddetto monachesimo bianco. E’ un invito alla santificazione quotidiana che ha qualche cosa in comune al pensiero di un santo della modernità, lo spagnolo San Josè Maria Escrivà de Balaguer. Tutti noi siamo chiamati a contemplare Dio, inclusi i laici, non solo quelli che vivono nel monastero, ciascuno con i propri carismi e talenti. Del resto, questo fa parte di quella chiamata universale alla santità prevista dal Vaticano II”.
A chi si dirige il suo libro?
“Agli oblati benedettini. E’, il loro, un modo molto utile per riscoprire ed anche apprezzare la vita di preghiera e di santità”.
Crede che oggi nella Chiesa si parli adeguatamente di preghiera e di trascendenza?
“Effettivamente tale aspetto sembra oggi un poco oblato. Prima, mi riferisco agli anni 70, ha prevalso il sociologismo. Adesso il rischio, molto concreto, è quello dell’orizzontalismo. Ricordo che la croce ha due dimensioni, due braccia, quella verticale e quella orizzontale. Ma in linea almeno teorica, quella verticale verso il trascendente dovrebbe essere dominante. Spesso accade il contrario. Ovvero, si guarda maggiormente ad altri aspetti che non alle cose di lassù e mi sembra un rischio. Ecco perchè è molto utile riscoprire e valorizzare la preghiera e la contemplazione, la spiritualità della dimensione monastica, riversata anche tra chi, appunto come gli oblati, non vive nel convento”.
Certamente un bel libro da leggere e da meditare con la dovuta attenzione, curato da padre Giulio Meiattini, grande e profondo teologo.
Bruno Volpe