Il mistero della Risurrezione è stato al centro della quarta predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa al Papa e alla Curia romana, tenuta questa mattina dal predicatore della Casa Pontificia nella Cappella Redemptoris Mater.
“La morte di Gesù – ha detto padre Cantalamessa, secondo quanto riferisce Radio Vaticana – non è la garanzia della sua verità, non è la prova suprema della sua verità, ma è la prova suprema del suo amore; questo sì, perché nessuno ha un amore più grande che dare la vita per i propri amici”, e la sua risurrezione “è un mistero per noi perché fonda la speranza della nostra stessa risurrezione dalla morte”. C’è da un lato “la certezza dell’onnipotenza di Dio” e dall’altro “quella della insufficienza e dell’ingiustizia della retribuzione terrena”. “Se si crede alla risurrezione di Cristo – la convinzione del predicatore – allora si crede a quella dei morti”.
“La verità è che ciò che riguarda la nostra condizione nell’aldilà – ha detto ancora Cantalamessa – resta un mistero impenetrabile. Ma non perché Dio ce l’abbia voluto tenere nascosto; ma perché ci mancano le categorie fondamentali per potercela rappresentare, che sono per noi sempre legate allo spazio e al tempo. Quindi non possiamo rappresentarci qualcosa che è fuori dello spazio e del tempo”. “La cosa più importante – ha concluso il predicatore – non è speculare su come sarà la nostra vita eterna, ma fare le cose che sappiamo portare ad essa. Che la nostra giornata di oggi sia un piccolo passo verso di essa”. (SIR)