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“Il senso del Natale? Collocare Gesù al centro della nostra vita e di tutto evitando ogni strumentalizzazione”: lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato don Carlos Werner, Presidente della Sezione Italiana degli Araldi del Vangelo.

Don Carlos, qualche suo confratello ha detto che la Santa Famiglia era assimilabile ai migranti di oggi..

” Dissento da questa opinione. Almeno per quello che riguarda il viaggio durante il quale è nato Gesù. Giuseppe e Maria non erano in movimento per sfuggire a persecuzioni , guerre o fame, ma per adempiere liberamente al dovere del censimento. Migrante, al contrario, è chi forzatamente deve abbandonare il suo  Paese e non mi sembra questo il caso. Forse potremmo parlare di migranti nel caso dell’ andata in Egitto. Ma probabilmente anche questa sarebbe una forzatura, al massimo potremmo parlare di rifugiati. Penso che sia più saggio non utilizzare nelle questioni religiose categorie della poitica o della sociologia, specie dei giorni  di oggi”.

Ci sono parroci che ogni anno cambiano il presepe con mutamenti singolari…

” Sant’Alfonso Maria de Liguori, grande santo, faceva nascere il Bambino tra le rovine romane, ed anche questo è un cambio. Ma aveva un senso storico ed anche pastorale preciso,  senza alcun intento politico. Io ritengo che si debba evitare ogni tipo di strumentalizzazione . Il solo messaggio che a mio parere va esaltato è questo: mettere Gesù  Bambino al centro di tutto e della nostra vita”.

Cioè?

” La prospettiva più corretta, il vero senso del Natale è la venuta al mondo, l’Incarnazione del Figlio di Dio. E’ Lui il perno attorno al quale deve ruotare la nostra vita. Se non capiamo questo, corriamo il rischio di secolarizzare anche il Natale, cosa che sta avvenendo. Dio è amore infinito, si è incarnato per fare di noi dei  soggetti partecipi alla sua regalità, della sua vita divina”.

Lei chiuderebbe la chiesa nella notte di Natale per andare contro l’ ipocrisia?

” No. Intanto non sta a me giudicare quale sia l’ ipocrisia. Ma trovo non adeguato questo modo di ragionare. Noi, in un tempo di crisi della fede, abbiamo bisogno di chiese aperte e non chiuse e di lanciare con forza il messaggio che le dicevo: ribadire che viene al mondo il Figlio di Dio, tutto il resto è secondario”.

Eppure ci sono parroci  i quali sostengono che i respingimenti dei migranti e la chiusura verso i poveri sono atti che cozzano col Natale…

” La pastorale  maggiormente utile è quella di indicare ed esaltare la regalità e centralità di Cristo, fare una notte di Natale in silenziosa adorazione, in preghiera, con un culto liturgico sacro ed adeguato. La carità è certamente bella, ma ricordo che fatta senza fede è solo filantropia, non carità cattolica e teologale”.

Bruno Volpe

Un pensiero su “Padre Werner (Araldi del Vangelo): “Il senso del Natale è collocare Gesù al centro””
  1. Ogni anno in Avvento ci chiediamo: cos’è il Natale? Il Presepe pare fatto apposta per risponderci.
    C’è innanzitutto il Presepe originale, quello avvenuto 2000 anni fa e riportato dai quattro Vangeli. Il Presepe di s. Marco non descrive la nascita di Gesù: è già tutto nelle sue prime parole: “Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio”. Il Natale, ci dice, è innanzitutto un atto di fede che vede nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio. Senza fede non c’è Natale cristiano. Il Presepe di s. Matteo si anima di personaggi: la Vergine, s. Giuseppe, la stella, i Magi, Erode. Quello di s. Luca, ancora più dettagliato, ne ricorda il tempo, il censimento, il luogo, la mangiatoia dov’è deposto il Bambino, l’irrompere della luce nella notte, il canto degli Angeli, lo stupore dei Pastori. Il Presepe di s. Giovanni, infine, è racchiuso nel mistero dell’incarnazione: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare fra noi”.
    C’è poi il Presepe di Greccio, memoria vivente del Natale voluta da s. Francesco che vi partecipa in paramenti diaconali per incontrare il Bambino nella Messa che vuole vi sia celebrata.
    Il Natale dunque è fede in Cristo e accoglienza di Lui non più nella grotta ma nella Chiesa.
    Rattrista che si sia diffusa la pessima moda di allestire presepi che ripropongono vecchi temi pagani d’un tempo in versione moderna. Il dio sole, la pax romana, i popoli e le religioni dell’Impero riappaiono come colori dell’arcobaleno, albero, bandiere, reticolati, moschee, barconi e migranti. Portare il mondo nel Presepe anziché il Presepe nel mondo è cancellare il vero Natale: la nascita del Figlio di Dio! Da notare infine che la parola “presepe” deriva dal latino “praesepium”, traduzione di san Girolamo che traduce il termine greco che significa “mangiatoia” (Lc 2,12). Un presepe che non presenta il Figlio di Dio deposto su una mangiatoia non annuncia il Mistero dell’Incarnazione perciò non è un segno del Natale né è un presepe cristiano. Anzi, non è neppure un presepe!

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