“Il Coronavirus può diventare una catarsi della nostra fede”: lo dichiara in questa lunga intervista che ci ha rilasciato il sacerdote e docente prof. Andrzej Wodka, redentorista, Presidente dell’ Avepro, polacco.
Presidente Wodka, i vescovi della Polonia hanno aumentato le messe per evitare la confusione in tema di contagio da Coronavirus, condivide?
“Mi è sembrata una misura logica ed anche condivisibile anche se la realtà della Polonia è diversa da parte a parte. Intendo dire che nel Sud e nella parte Est effettivamente le messe sono piene, mentre verso Danzica e a Varsavia non troppo”.
In Italia le hanno sospese e a Roma hanno persino chiuso le chiese..
” Il contagio italiano al momento è più forte che in Polonia. Davanti a questo l’ elementare prudenza e l’ amore cristiano ci dicono che non bisogna recare danno agli altri. In un certo senso, tuttavia, il provvedimento dei vescovi italiani averebbe potuto essere migliore sotto il profilo educativo e non limitarsi alla semplice chiusura, ma indicare modi concreti di santificare la festa. Questa è una emergenza che da cattolici stiamo disattendendo e non vivendo nella giusta misura”.
Che cosa intende dire?
“Prendete le mie parole con prudenza. Certamente è una catastrofe, bisogna aver rispetto per le vittime, Dio non vuole e tanto meno manda mali e castighi.Però il Coronavirus può risultare una catarsi, una purificazione collettiva dello stato di salute della nostra fede. Anche nelle circostanze negative della storia, in chiave cattolica, è lecito vedere il progetto misterioso di Dio, il suo piano educativo. Oggi viviamo come se Dio non esistesse, tanti irridono la visione beatifica di Dio, persino si pongono in modo blasfemo. Ci crediamo spesso onnipotenti ed autosufficienti, poi arriva uno stupido virus e cadono le nostre certezze, viene fuori la nostra debolezza. Ricordiamoci che non tutto è nelle nostre mani. Lo affermo senza alcuno spirito apocalittico, ma in base alla dottrina cattolica. Dio non manda il male, ma lo permette per fare capire quanta grazia è nascosta nel recupero della fede. Insomma, sappiamo leggere un progetto di ammonimento e di educazione, ricordando che nel mondo non si muove foglia che Dio non voglia”.
E la Chiesa cattolica?
” Giusto fare autocritica. Da tempo noi pastori siamo diventati , nella maggior parte dei casi impiegati, parliamo di chiesa in uscita ed è anche bello, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti con chiese deserte o quasi e lo vedo a Roma centro. Significa che la terapia era sbagliata se i risultati sono questi. In piena buona fede, si intende, abbiamo disatteso, e lo stiamo facendo ancora, che il nostro compito primario , quello dei sacerdoti, è la salvezza delle anime, dobbiamo parlare di Dio alla gente.. Invece con troppa insistenza, ci siamo buttati sul sociale che innegabilmente è importante. Però questo sociale ha preso il sopravvento e non è giusto . Parlare di migranti, di politica, di economia, di ambiente è ammirevole, ma ho la sensazione che questi temi siano preponderanti rispetto a quella che è la nostra missione. Bisogna avere quanto prima un ritorno alla dimensione verticale, al sacro rispetto alla prevalenza dell’ orizzontale, il social., Per dirci coerentemente cattolici, la Chiesa deve garantire prima di tutto l’ accesso a Dio, ricalibrando quello che sta facendo. Mi domando: partiti, associazioni, sindacati trattano le cose del mondo e sono il modello originale. La Chiesa ricalca quel modello. E allora perchè mai e per quale ragione un giovane dovrebbe accostarsi alla copia, la Chiesa, se nel mondo già esiste l’originale?”.
Bruno Volpe